Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
così è accaduto: Alessandro Sallusti, direttore del «Giornale» è stato prelevato dalla sua stanza in via Negri, 4 a Milano, dove si era recato come ogni mattina, identificato, e portato a casa con l’ingiunzione di non uscirne per 14 mesi, non ricevere né fare telefonate, idem per le visite.
Come da lui stesso annunciato Sallusti appena arrivato a casa e lasciato solo dai poliziotti della digos che lo avevano accompagnato, ha riaperto la porta ed è uscito, compiendo di fatto un’evasione in piena regola.
La polizia lo ha ripreso in consegna e lo ha tradotto in questura dove, dopo le procedure di rito, verrà sottoposto al processo per direttissima dove rischia da 1 a 3 anni.
Questa la cronaca sintetica dell’epilogo (fino ad ora) della vicenda del direttore del «Giornale» condannato per diffamazione.
Questi sono i fatti e per “la legge” Sallusti è un evaso come se avesse segato le sbarre della finestra del carcere e si fosse calato fuori dandosi alla macchia.
Il lettore potrebbe commentare che se l’è voluta. Infondo è stato condannato in via definitiva senza la sospensione della pena per le altre condanne subite, dopo il clamore mediatico suscitato da questa incresciosa e paradossale vicenda, il procuratore capo di Milano avocando a se il caso con un atto legittimo, ma irrituale gli ha concesso gli arresti domiciliari che non erano stati richiesti dall’avvocato della difesa. Si aggiunga che la detenzione domiciliare è stata stabilita nella dimora che il direttore condivide con la compagna Daniela Santanchè, una casa lussuosa con piscina ecc!
Insomma il lettore e tutti noi abbiamo l’impressione di un privilegiato che fa i capricci, mentre tanti altri condannati, altrettanto e magari anche più ingiustamente di lui se ne stanno anonimi e silenziosi nelle patrie galere insieme a delinquenti veri (pochi per la verità perché di solito quelli si avvantaggiano di tutti gli sconti e benefici di legge possibili e impossibili!).
E questo era esattamente quello che la magistratura si prefiggeva, trasformare la vittima di una legge ingiusta e sbagliata applicata con un rigore che viene esercitato solo con chi è politicamente non allineato con i magistrati, in un odioso privilegiato.
Chi può solidarizzare con uno che sta in una mega dimora, servito e riverito, senza neppure averlo chiesto, e invece di ringraziare il cielo di non essere in gattabuia, prende in giro la polizia facendo marameo alle restrizioni impostegli?
Obbiettivamente nessuno.
Ma le cose non stanno così, questa è solo l’abile vernice che sul caso gli organi giudicanti hanno spennellato a piene mani, e poiché Sallusti non è stupido, ma soprattutto non è un codardo, né un approfittatore, e tantomeno, ça va sans dire, un delinquente incallito come hanno decretato i giudici, ha scelto di rischiare il tutto per tutto.
Non so cosa si potranno inventare i giudici per non condannare nuovamente Sallusti e rendere l’ingresso in carcere ineluttabile, dovrebbero archiviare l’evasione come mai avvenuta, certo potrebbero farlo, creando però così un pericoloso precedente.
Così Sallusti in carcere andrà veramente e per un po’ dovrà rimanerci. E non sarà una passeggiata, non sarà il prezzo da pagare per essere un personaggio. Sarà carcere. Sarà carcere affinché di lui non si possa dire che come tutti i vip comunque in un modo o in un altro se la cavano col minor danno possibile.
Sallusti non vuole questo, non è per la sua vicenda personale che sta combattendo, ma per cambiare una legge ingiusta, mal fatta, e peggio applicata. Aveva solo un modo per farlo, andare in galera (perciò la clamorosa e annunciata “evasione”), dimostrare a tutti che in questo paese, un tempo culla del diritto, non c’è più giustizia, anzi peggio c’è un abuso costante e personalistico, da parte dei giudici, dei pm e di tutti coloro che dovrebbero con equità e saggezza amministrare la legge, degli strumenti di straordinario e pauroso potere sulle altre vite che hanno a disposizione dopo aver vinto un concorso.
Inutile dedicare piazze, aeroporti, vie e scuole a Falcone e Borsellino, non sono loro il modello della nostra magistratura, potevano essere gli spauracchi della mafia, che infatti li ha fatti fuori, ma i loro colleghi che corrono meno rischi pur ottenendo simile clamore e visibilità personale non li imitano certo nella abnegazione alla causa della giustizia e del bene dello Stato che poi siamo noi tutti cittadini.
Sallusti si sta battendo anche per questo. Perché il diritto penale non sia l’equivoco che ormai tutti conosciamo e troppi sperimentano sulla propria pelle. Perché l’accusa non sia sempre un passo e spesso due o tre avanti alla difesa; perché l’interpretazione del diritto non sia tale che ha sempre ragione chi accusa per primo perché si presuppone che l’accusato menta per salvarsi e dunque la verità sta dalla parte di chi accusa (tranne che nei casi di stupro, chissà perché?), e il torto sta da quella di chi è accusato, a meno che non ci siano prove evidenti del contrario.
Già le prove, ma quante volte chi viene accusato non può provare di non aver fatto quel che gli viene imputato semplicemente perché è ontologicamente impossibile.
Se vengo accusata di aver picchiato qualcuno, posso dimostrare che non ero lì al momento del fatto, ma se un amico mi accusa di averlo minacciato per estorcergli dei soldi che lui si sarebbbe sentito costretto a darmi, non potrò mai dimostrare di non averlo fatto, come lui non potrà dimostrare di avermeli dati, ma poiché vale la presunzione di colpevolezza per i motivi di cui sopra, in mancanza di prove io sarò colpevole!
Sallusti si sta battendo anche per questo, in perfetta solitudine, già perché tutti i colleghi che inizialmente si sono schierati al suo fianco (a parole) ora si chiamano fuori, certo condannano (sempre a parole, ma più sussurrate), invocano una legge più giusta sulla diffamazione, ma non vedono l’ora che il direttore del «Giornale» venga messo a tacere e su di lui cali il sipario, il silenzio provvederanno loro a stenderlo, e con grande soddisfazione.
Volete una dimostrazione? Guardatevi il video dell’intervista a Daniela Santanché intercettata per strada dai cronisti che le chiedono cosa ne pensa della vicenda.
Qualunque sia l’opinione (eccellente o pessima) sulla politica, la Santanchè in questo caso è una donna che vede arrestare il proprio compagno, lo difende, com’è giusto che sia, di dice orgogliosa del suo coraggio, chapeau!
E allora perché la domanda ignobile: «Lo attenderà (Sallusti) nel suo appartamento?». Il cronista si è guadagnato un sonoro «Cretino» di risposta, troppo poco.
Inserito da Franco Rossi il 02/12/2012 12:44:09
Dove sono tutti quelli che erano ad Ascoli e a Roma? Cosa si aspetta per costituire qualcosa che riporti il DIRITTO in questo Paese? A destra (e nel centrodestra) la vogliamo smettere una volta per tutte di fare "distinguo" e "rammentare il passato" per passare a costruire il futuro sulle basi valoriali che abbiamo ed alle quali stiamo abdicando? Basta con chiacchiere e cavilli, basta con "se c'é lui non ci sono io" e di stupidità in stupidità successive!! Dobbiamo ricostruire le macerie lasciate da chi ha governato questo Paese negli ultimi 40 anni (e lasciate anche da chi ha "lasciato fare", per presunzione, arroganza stupidità od interesse). Come ho avuto modo di dire a Roma, a nome dell'Associazione che ho l'onore di presiedere, subito mettiamoci a costruire fondamenta e muri portanti della "nuova costruzione Italia" e con persone nuove (non per età o sesso) andiamo a chiedere il voto agli italiani: 15 proposte di legge, complete, chiare votabili subito. Altrimenti continueremo a blaterare di nulla
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