Editoriale

I Maia hanno ragione, il mondo finirà, ma non improvvisamente

Ci aspetta una lunga e lenta agonia, vedremo la fine di quel che conoscevamo senza speranza di alcuna rinascita

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

orse hanno ragione i Maia. Forse ci stiamo veramente avviando alla fine del mondo. Non sarà il 21 dicembre, ma d'altra parte non si può pretendere precisione cronometrica a distanza di diversi secoli.

Non sarà neppure subitanea e improvvisa, magari lo fosse, sarebbe indolore rispetto alla lunga sofferenza che ci aspetta.

Sarà come la stiamo vivendo: una lenta agonia del mondo che conoscevamo verso l'estinzione.

In apparenza i cambiamenti sembrerebbero riguardare soltanto la generazione cresciuta nel benessere degli anni '60, quella che è stata educata al consumismo selvaggio, quella che in nome di false esigenze comunitarie e sociali è stata abituata, anzi obbligata, a cambiare la macchina, il motorino, il frigorifero, la lavatrice, il computer, ecc. con la frequenza indotta dalla senescenza sempre più rapida della tecnologia che rottama in continuazione se stessa in nome di apparati sempre più ecologici.

Vogliamo parlare delle marmitte di macchine e motorini Euro 1-2 -3 - 4 ecc. che ci hanno costretto a indebitarci per poter continuare a muoverci autonomamente nelle nostre città, creando immensi cimiteri di ferraglie, offrendoci prodotti sempre meno durevoli, ma sempre più cari al posto dei nostri vecchi trabiccoli indistruttibili e comunque riparabili con poca spesa?

Vogliamo parlare degli elettrodomestici a consumi ridotti (dicono) ma a durata limitata per cui se risparmiamo 5 di energia elettrica o di acqua siamo costretti a spendere 15 per cambiare in continuazione lavatrice frigo o lavastoviglie che si rompono appena finisce la garanzia?

Questo mondo è finito, non c'è lo possiamo più permettere.

Non sarebbe un disastro o una vera calamità se l'alternativa fosse un mondo più stabile, dove il risparmio è necessario, ma controbilanciato dalla durevolezza dei beni come accadeva ai nostri nonni che giravano i cappotti quando un lato della stoffa era consumato, e in seguito eliminavano le parti lise creando magari un cappottino più piccolo per il più giovane di famiglia. Ma erano tempi di stoffe buone, fatte appunto per durare non il tempo di una moda, ma il tempo vero.

Provate a riutilizzare la stoffa di un abito che vi piace la cui linea sia passata di moda, impossibile attualizzarlo, dovete buttarlo perché la stoffa non regge né tempo né cambiamenti.

Quindi, dovremo immiserirci senza nobiltà.

Gran parte di noi, generazione del consumismo obbligatorio e irrinunciabile si ridurrà in povertà, economica. Economica per i motivi di cui sopra cui non fanno da contrappeso possibilità di introiti adeguati, e anzi la prospettiva si incupisce in età avanzata con prospettive di pensioni da ricovero per anziani poveri.

Spirituale: non avendo mai coltivato lo spirito e la cultura, ovviamente incoerenti con il consumismo selvaggio di cui sopra, le risorse in proposito sono inaridite, mai coltivate e semmai considerate improduttive.

Ma, le cose non sono drammatiche solo per la generazione dei cinquantenni, non se la cavano meglio le generazioni precedenti avviate alla cancellazione fisica e spirituale, inutile spiegare perché, ormai tutti sappiamo che l'Italia non è un paese per vecchi.

Idem per i giovani il cui futuro è quanto mai incerto (e questo non sarebbe strano, il futuro è spesso e giustamente incerto), ma soprattutto è privo di presupposti che alimentano un moderato ottimismo di distribuzione degli strumenti di crescita.

In compenso ci occupiamo della sofferenza dei cani (si veda l'ultimo libro di un ex ministro della Repubblica, Michela Vittoria Brambilla), ignorando quelle degli anziani.

Lasciamo che vada agli arresti il direttore di un quotidiano, e permettiamo a uno stupratore o un assassino di rimanere in libertà vigilata.

Ci inchiniamo ai poteri della finanza internazionale, e ci disinteressiamo dei piccoli imprenditori che strozzati da banche e fisco si tolgono la vita con frequenza impressionante.

Moduliamo le nostre esistenze sul modello televisivo proveniente d'oltreoceano, ma non possiamo permettercelo.

Permettiamo alla politica di rimanere casta, e quando andiamo a votare non utilizziamo l'unico, per quanto scarsamente efficace, strumento a nostra disposizione e votiamo sempre i soliti che vogliono perpetuare i loro privilegi .

Ecco perché forse hanno ragione i Maia, forse è vero, il mondo sta finendo, ma purtroppo sarà una lunga e lenta agonia.

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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da Maria Cerasi il 05/12/2012 11:07:42

    Molto provocatoriamente esprimo il mio pensiero attraverso un brano tratto da una delle più grandi "fiabe" della storia dell'umanità, facendo, però, una piccola premessa. Ognuno di noi è libero di immaginare la fine del mondo in qualsiasi modo ritiene più verosimile. Ovviamente noi non lo sapremo mai, possiamo solo avvicinarci ad una realtà, per esempio dicendo che il mondo finirà lentamente, spegnendosi a causa dei nostri errori che si accumulano nel tempo. Altri (come me) potranno credere che non ci è dato sapere come finirà il mondo, ma certo è che dobbiamo sempre essere "vigili" perchè potrebbe succedere in qualsiasi momento. Ed è proprio sul concetto dell'essere vigili che vorrei porre l'attenzione, perchè appartiene sia a coloro che pensano che il mondo finirà a causa nostra, sia a coloro che credono ad una visione apocalittica (in senso biblico). Ebbene sì, dobbiamo essere "vigili", dobbiamo renderci conto di quello che stiamo facendo al nostro pianeta, ora dopo ora, dallo sfruttamento delle risorse naturali alla violenza sugli uomini. La consapevolezza del disfacimento causato da noi stessi deve prendere forma, dobbiamo essere più consapevoli. Per quanto riguarda, invece, il punto di vista biblico, lascio la parola a Luca (Lc 21,25-28.34-36)In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

  • Inserito da ahmad46 il 04/12/2012 18:26:31

    Posto ed accettato il suo presente scritto diventa lecita la sua preoccupazione finale. Implicitamete viene accettato che noi siamo nati per caso, ci muoviamo per combinazione e moriamo per un automatismo prescritto. Questo significa credere che l'unico punto finora conosciuto col quale l'Universo è consapevole di sé sia destituito di 'senso'? Non siamo d'accordo. Dare un 'senso' alla propria esistenza significa essere in grado di percepire quello del Tutto; ed il fatto che la maggioranza non se lo dia non significa che il predetto 'senso' non esista. E' che l' si parrà la nostra nobilitate ma ci gonfiamo il petto dichiarandoci democratici. E infelici... che faccio rido o piango?

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