Editoriale

Tre errori mortali di Berlusconi, se vuol tornare deve emendarli

Rottami il suo entourage, si faccia paladino dei più deboli contro i veri poteri forti (magistratura), recuperi il rapporto con la realtà

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

i potrebbe argomentare che non è ancora sicuro al cento per cento, ma sarebbe un darserla ad intendere. Berlusconi ha tutte le intenzioni di ricandidarsi a premier e, anche se in queste ore si accavallano ipotesi più o meno fantasiose su passaggi del testimone ad Alfano all'ultimo minuto, sembra più credibile che il Cav non molli e corra per la sesta volta.

Come ha giustamente notato il nostro Accolla, la mancanza di alternative rende tutto più facile e indiscutibile, gli errori compiuti da Berlusconi soprattutto negli ultimi anni complicano però e non poco il suo ritorno da leader sulla scena politica.

E allora ci sia concesso indicare tre dei più gravi  falli nei quali l'ex premier è incorso per sollecitarlo a non ripeterli, e soprattutto per restituire a questo scombinato centrodestra un minimo di dignità etica e politica.

Le candidature. Nell'intento senz'altro lodevole di rinnovare il Parlamento ha cooptato personaggi e personagge (termine guareschiano) francamente inquietanti: belle figliole piene di entusiasmo, ma con un bagaglio di cultura politica e di idee più leggero di una piuma, il cui unico pregio alla fine è stata la fedeltà assoluta al capo.

Imprenditori o faccendieri, presunti banchieri falliti ad alto tasso di disonestà e di impresentabilità etica e morale sono diventati i suoi più fidati consiglieri, la guardia di ferro (la definizione è di uno di loro, Denis Verdini) che ha provveduto ad allontanare le persone perbene (per quanto strano possa sembrare ci sono anche quelle, ma non hanno avuto rappresentanza e spazio nel Pdl); a lusingare il capo; a farlo sentire impermeabile alla critica e al giudizio; a coltivare l'arroganza del potere che non apparteneva al primo Berlusconi, ma che invece ne ha reso insopportabile l'ultima fase.

Tutta una pletora di personaggi che ha puntato sull'affarismo più esasperato, uccidendo la vocazione  costruttiva che era stata di Forza Italia (almeno di una cultura politica alternativa a quella della sinistra, e un pochino anche di un'attenzione alla cultura in generale).

Personaggi che hanno salvaguardato i propri privilegi fingendo di fare gli interessi del partito, e, fra l'organizzazione di un gazebo e una di manifestazioni varie, hanno consolidato la propria posizione nel "cuore" del capo garantendosi i benefici del caso.

Rapporto con la magistratura. Fermo restando che Berlusconi può legittimamente ambire alla qualifica di "Perseguitato dai giudici", ha sbagliato completamente il confronto con il potere giudiziario.

Ha personalizzato lo scontro (cedendo ad una pulsione  legittima e comprensibile dal lato umano, ma non giustificabile dal lato politico) rendendo impossibile la riforma della giustizia che gli avversari hanno avuto buon gioco di dichiarare ad personam bloccandone ogni possibilità.

Farsi paradigma degli abusi della giustizia e dei magistrati è stato un errore formidabile. Sarebbe bastato ergersi a paladino dei più deboli, dei tanti perseguitati dalle procure e dagli errori giudiziari (per esempio per far passare la legge sulla responsabilità dei giudici).

Creare una task force (non una commissione che serve solo ad insabbiare tutto) di esperti giornalisti investigativi, giuristi e magari qualche buon avvocato, che fornissero un dossier completo sugli abusi che la magistratura compie quotidianamente sui cittadini senza nome (celebre) e senza fama. Non sarebbe stato difficile, quanti libri sono stati pubblicato con la documentazione sugli errori giudiziari! a cominciare da quello di Ilaria Cavo, Il cortocircuito, (che oltretutto è stato pubblicato dalla berlusconiana Mondadori).

Dati alla mano, per il bene dei cittadini e solo per quello, la riforma (indispensabile) della giustizia sarebbe stata vista per quello che doveva essere: un servizio al popolo e non un escamotage per uscire dai propri guai giudiziari.

Ottimismo ottuso. Berlusconi ha dimenticato il detto che recita: «Il pessimista è un ottimista ben informato» e così ha fatto la figura del governante scollato dalla realtà dei governati.

I famosi ristoranti e aerei per le vacanze pieni, che peraltro erano una realtà, non fotografavano l'effettivo stato dell'economia italiana e delle condizioni economiche degli italiani, ma solo la loro superficialità e la inconsapevolezza della gravità dello stato finanziario nazionale e internazionale. Occorreva, invece di bearsi dell'apparente benessere degli italiani, metterli in guardia, educarli, guidarli ad una gestione più responsabile dei propri soldi facendosi esempio di una gestione più responsabile, sobria e giusta dei fondi pubblici, cominciando a tagliare le spese della politica e mostrandosi morigerati, pronti a rinunciare ai privilegi diventati sempre più esosi.

Sarebbe bastato poco per mostrare una prudente consapevolezza senza generare il panico e l'angoscia che ora ci tocca grazie al governo Monti, fin qui sostenuto anche da Berlusconi, ricordiamolo.

Ecco, tre errori imperdonabili che ci fanno temere il ritorno di Berlusconi, tre errori che richiedono di essere emendati immediatamente a cominciare dal ricambio del suo sciagurato entourage.

A Berlusconi piaceva Renzi, bene impari dal sindaco di Firenze a ROTTAMARE i profittatori, affaristi, banchieri falliti, servi sciocchi che lo circondano e intasano l’attuale parlamento per la parte del Pdl. Di nani e ballerine, di furbetti e tacchi a spillo ne abbiamo avuto abbastanza.

Se è capace cambi almeno i tre punti suddetti a cominciare dal primo. Altrimenti resti ad Arcore, l’Italia ha non bisogno di lui.

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    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da NewBalance547 il 15/11/2014 11:12:16

    Xs235New@163.com

  • Inserito da Andrea Storace il 09/12/2012 15:03:35

    ECCELLENTE ! Condivido anche le virgole!B6A

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