Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Pietrangelo Buttafuoco
Tutto comincia con la notizia del minacciato licenziamento di Pietrangelo Buttafuoco da «Panorama». Il motivo sarebbe l’articolo che lo stesso Buttafuoco ha scritto qualche giorno fa per «Repubblica», alla quale aveva il permesso di collaborare (un giornalista assunto da un giornale deve chieder al suo direttore l’autorizzazione a collaborare con un’altra testata, per ovvi motivi di concorrenza), ma solo per la cultura e gli spettacoli, a quanto dice Giorgio Mulè direttore del settimanale mondadoriano.
L’articolo di Buttafuoco –(che riportiamo integralmente in fondo) Alfabeto della destra Destrutta, tanto vero quanto doloroso e, ahinoi, perfidamente indiscutibile – non è piaciuto al direttore di «Panorama» che ha richiamato il suo giornalista alle regole, in alternativa gli ha indicato la porta.
Niente da dire, è nei poteri di un direttore, come è nella libertà di un giornalista andarsene da una testata nella quale non si trova a proprio agio.
Così le anime belle del giornalismo italiano si sono indignate, hanno preso cappello a favore di Buttafuoco ( ma lo avrebbero fatto se l’articolo non fosse stato pubblicato su «Repubblica»?), altri si sono insultati via twitter in un godibile (per noi che siamo spettatori non protagonisti, ma amici di Pietrangelo) scambio che riportiamo di seguito e che ha fatto il giro delle redazioni dei giornali. I contendenti sono Pierluigi (Pigi) Battista del «Corsera», Giorgio Mulè direttore di «Panorama» e Mattia Feltri della «Stampa»
Battista:
-Perché il direttore di "Panorama" Giorgio Mulé vuole buttare fuori uno dei suoi migliori giornalisti, Pietrangelo Buttafuoco?-
Mulè:
-Pigi, dai retta, il sole non è neppure tramontato: è presto per sparare fesserie. Calma, goditi il sabato di festa.-
Battista:
-Questa risposta ti qualifica per quel pochissimo che sei-
Mul:
-Hai ragione. Continua a sparare minchiate.-
A questo punto si inserisce Mattia Feltri:
-Madare via Buttafuoco dice molto di un giornale, una casa editrice, un mondo intero che non capisce più nulla di nulla-
Mulè risponde a entrambi:
-L'inattività vi nuoce assai: di che stiamo parlando?-
Battista:
-Il miracolato che parla di "inattività" altrui.-
Mulè:
-Mi fai molta pena, davvero. Per me finisce qui.-
Battista:
-Per me anche, per te c'è ancora un signorsì.-
Mule:
-Pena infinita- .
Come vedete, nessuno dice l’unica cosa vera e drammatica il giornalismo italiano non conosce il concetto di libertà di pensiero. Ormai nei giornali di destra e di sinistra, sì anche di destra e questo fa ancora più orrore e schifo, non c’è posto per chi non si adatti al pensiero unico della linea politica della testata.
Tutti sono ormai diventati giornali di partito nei quali non è consentito dissentire.
Il modello gramsciano dell’intellettuale organico si è esteso al giornalista che deve essere parimenti ORGANICO al suo giornale cioè al partito di riferimento del giornale stesso.
Buttafuoco non avrebbe potuto scrivere quel che «Repubblica» con grande soddisfazione gli ha pubblicato in bella evidenza visto che si trattava di una critica al vetriolo al mondo della destra (critica tutta meritata, si badi bene).
Ezio Mauro ha concesso la prima pagina a Buttafuoco per poter dire: guardate quello che uno dei più brillanti giornalisti e intellettuali di destra pensa del suo mondo politico! Ma ovviamente non lo avrebbe fatto se, mettiamo, Francesco Merlo gli avesse proposto un articolo altrettanto velenoso, giustamente velenoso, nei confronti del centro sinistra.
Nello stesso modo Mulè non avrebbe mai pubblicato l’articolo incriminato dei Buttafuoco giudicandolo pericoloso fuoco amico, e infatti Buttafuoco, lungi dall’essere la penna più fruttata da «Panorama» che ha la fortuna di averlo fra i redattori, è ai margini del settimanale. Troppo libero Pietrangelo, causticamente critico, non allineato con il berlusconismo (ma sarebbe lo stesso con le altre ipotetiche correnti della destra), quindi paghiamolo purchè stia zitto.
Cari lettori, questo è il giornalismo italiano, a destra cme a sinistra come al centro, industrie editoriale di partito (e infatti prendono i fondi come giornali di partito, non è un caso!) sotto le mentite spoglie di giornali liberi e indipendenti.
I giornalisti sono ridotti a servi più o meno consenzienti, e d’altra parte nessuno soprattutto in questi tempi può rinunciare allo stipendio in nome della libertà.
I lettori, che sempre in maggior numero abbandonano i giornali vengono considerati dei beoti da dogmatizzare.
E allora leggetevi l’articolo di Pietrangelo, cattivo, velenoso, perfido, ma vero... purtroppo.
Alfabeto della destra destrutta
Fece di un acquitrino una città: Milano 2. Fece di una tivù da scantinato un impero editoriale: Mediaset. Fece di una squadra nobile ma decaduta un'invincibile armata: il Milan. Fece di una maggioranza politicoculturale un ventennio di lotta e di governo, quel berlusconismo che, al netto di avanspettacolo e arci-Italia, si conclude con un incredibile fallimento. Di strategia, tattica e visione. L'unica eredità lasciata da Silvio Berlusconi, alla fine, è quella della destra distrutta.
Dal seno suo è fuggita una frase rivelatrice: "Se solo ci fossero Sandra e Raimondo, metterei loro...". Fece di tante zucche altrettanti deputati. Con tutti i destrutti in carrellata, eccoli.
ALFANO, ANGELINO. Leader del Pdl finché dura. Nei giorni scorsi, in tema di improbabili primarie del partito, Cesare Previti ha espresso un giudizio assai lusinghiero su di lui. Ha detto: "E' proprio tenero, è uno che se gli mozzi un orecchio ti porge subito l'altro". Ma adesso Angelino non ha più orecchie da offrire. L'ultima gliel'ha masticata al telefono la Santanchè (vedi Dani), quando la Digos si portava via Alessandro Sallusti.
BIBLIOFILO. Nell'era berlusconiana è sinonimo di falso. Marcello dell'Utri, dopo il falso Pasolini e il falso Mussolini, ha trovato a Palermo ha trovato una copia di se stesso, un avatar, che aspetta la sentenza mentre lui villeggia a Santo Domingo, con le cinquecentine originali di Filippo Rapisarda (che non è vero che è morto), di Vittorio Mangano (che non è vero che è morto), e di Matteo Messina Denaro (che non è vero che è vivo). Possiede anche un incunabolo di rara fattura e assai prezioso. E' Massimo Ciancimino (ma lo ha dato in prestito alla biblioteca del tribunale di Palermo)
CAVALIERE. Con il Cav - titolo abbreviato col punto pop nel segno della facilità d'uso - persino la cavalleria, blasone del vero conservatore, procede verso il definitivo tramonto.
DANI. E' Daniela Santanché. Parla al telefono con Alfano e gli mastica le orecchie di cui sopra (vedi Alfano). Ma sono immangiabili. E' socia di Flavio Briatore, il manager del resort di Malindi. Insieme si adoperano per il secondo tempo del Cav. Ma sarà tutto un lungo intervallo, musicato da Mariano Apicella la cui iscrizione al clan dei neomelodici è stata però respinta da Nicola Cosentino: "E' stonato come una campana, ‘stutatelo!".
ESCORT. Un tipico e fiorente mercato di destra ormai rovinato.
FORMIGONI, ROBERTO. Per lui è stata creata la formula satireggiante "Associazione a delinquere di stampo cattolico" per cui la sua Cl medita di querelarlo. Malato di mattone, ha fatto a Milano quello che Stalin fece con la metropolitana di Mosca. Sulla facciata del nuovo palazzo della Regione - il cosiddetto Grattacielo Formigoni - avrebbe voluto scrivere: "Si prega di pregare".
GARBATELLA. Quartiere romano "de sinistra". Oltre a essere il set dei Cesaroni, è la patria di Giorgia Meloni. Ex ministro della gioventù, fu pupilla di Gianfranco Fini, poi dei Colonnelli e, infine, sovrana della Festa di Atrjeu dove, nel'ultima edizione, Berlusconi non andò. Per le primarie più brevi della storia, la rude Giorgia, a rischio di flop, fece pure il photoshop.
‘GNAZIO. Fu, insieme a Maurizio Gasparri, colonnello di Gianfranco Fini. Ha già pronto il simbolo del nuovo partito. "Centrodestra per l'Italia". Con tanto di nodo Savoia tricolore. Né Pecora (er) né Ciarra (Pico) hanno intenzione di aderire. Intravedono nell'emblema un altro tipo di nodo, quello scorsoio.
HOMO, ECCE. Albano, ops, Alfano. Cainano, ops, Caimano. Bindi, ops, Bondi. Crosetto, ops, Ravetto. Starace, ops, Storace. Homo homini lapsus.
ITALO, BOCCHINO. Si capì che era finita per il Cav quando le donne cominciarono a preferirgli Italo.
I, I, I. Furono le tre "i", di internet, inglese e impresa. E adesso Berlusconi chiama con le tre "i" i socialisti Renato Brunetta, Maurizio Sacconi e Fabrizio Cicchitto: "Incapaci, inutili e indigenti". Pare che il Cav. lo dica ogni volta che li vede in tivù i suoi. Senza di me, aggiunge, non hanno manco i soldi per pagarsi i manifesti. Sono destruttiii.
LOCUZIONI. La lingua italiana si destruttura. E la destra che era entrata nei libri di storia con ‘Dio, Patria e Famiglia' sarà un giorno raccontata con le locuzioni d'epoca: l'amor nostro, bandana, bunga-bunga, briffare, cflaccido, culona, cribbio, mi consenta, dinosauro dal cilindro, dottore, farfallina, love of my life, meno male che Silvio c'è, otto milioni di barzel-lette, papi, patonza, predellino, partito dell'amore, quid, olgettina, Sua Emittenza, venite con le signore, Romolo & Remolo, utilizzatore finale.
MUSSOLINI, ALESSANDRA. "Caro Lei quando c'era Lui...". Purtroppo c'è rimasta lei. Più destruzione di così. Il suo 25 aprile è oggi.
NEVE, OVVERO GIANNI ALEMANNO, SINDACO DI ROMA. Luigi Crespi, spin doctor del primo cittadino ha già allertato il municipio dell'Urbe: "Nevicherà forte anche quest'anno". Alemanno, che è diventato sinonimo di calamità naturale, medita di acquistare una muta di cani San Bernardo equipaggiati di grappa. Ma sa già che ogni neve avrà il suo sale e ogni sale la sua ferita. Sono scherzi della natura ma la neve, questa è sicura, gli affonda la sindacatura.
ORIANA, FALLACI. Rovinata dalla destra, destrutta post-mortem. I suoi libri, che furono cult libertari e radicali, sono finiti accanto a quelli di Magdi Allam, di Renato Brunetta, di Pio Pompa e di alcuni ex terzisti, oggi in cauta ed equidistante terza via destrutturata tra Matteo Renzi e Beppe Grillo.
POESIA. Dopo la destra in versi di Gabriele d'Annunzio, Filippo Tomaso Marinetti ed Ezra Pound, i poeti del berlusconismo sono stati due: Sandro Bondi e Mariano Apicella. Con Vittorio Sgarbi come vate prosaico. Ad ogni sventagliata di "capra, capra, capra!", alzava l'audience. Oggi - con lo stesso ovino - fa crepuscolarismo: l'audience va in buio. "Ci tocca anche Vittorio Sgarbi" fu il titolo della trasmissione profeticamente poetica di RaiUno cui toccò una poeticissima fine pre-prematura.
QUIRINALE. Lo chiamano il Quirinale di Sicilia. E' Renato Schifani, già penalista, oggi statista. "E' lo statista che tutto il mondo ci invidia", dicono i suoi collaboratori. "Solo che non se lo prende nessuno" commenta Berlusconi che ormai da un pezzo non gli risponde al telefono. E non lo cerca. Questa destruzione non potrà che avvalorare la sua immagine. Comunque sia andata, un beneficio lo ha già avuto: tornerà a Palermo senza più il riporto che da destra si è spostato al centro.
RAI, RADIO TELEVISIONE ITALIANA. In principio fu Giovanni Masotti, messo al posto di Enzo Biagi. Poi Augusto Minzolini, Antonio Socci, Gianluigi Paragone, Mauro Mazza, Pino Insegno, Angelo Mellone, Gianni Scipione Rossi (è ancora direttore, ma lo toglieranno), Pier Luigi Diaco, Mauro Masi. Tutti destrutti.
SONDAGGI. Il sondaggio fu la novità ermeneutica del centro destra. Fu, per Berlusconi, quel che per la strega di Biancaneve era lo specchio. Commissionati per avere solo buone notizie, i sondaggi servivano a piegare la realtà alla vincente idea che Berlusconi aveva di se stesso. Finite le buone notizie, i sondaggi hanno fatto la fine dello specchio: tutti in frantumi. La sondaggista Alessandra Ghisleri, infatti, ne è uscita destrutta. Nei suoi sondaggi, per dire, perfino Angelino Alfano (vedi) supera Berlusconi.
TULLIANI, GRUPPO DI FAMIGLIA TRA INTERNO E ESTERNO. Gianfranco Fini è nello stato di famiglia dei Tulliani, con il cognato Giancarlo e tutto il carico di parenti della moglie Elisabetta (stilista). Abita con i suoi cari nel quartiere romano di Val Cannuta. Riserva della Repubblica qual è, il presidente della Camera, pur con l'aquila imperiale svettante sul balcone (non però quel Balcone) è l'unico che non è destrutto ma distruttore.
UMBERTO, IL SENATUR. E' Bossi. Fece del proprio braccio il manico dell'ombrello. Bevve dall'ampolla del Po. Fondatore della Lega Nord, si calò in testa le corna dei barbari. Un tempo aveva al fianco Erminio Boso e già quel tipo, così tipo, segnò un'epoca e una classe dirigente non proprio pronta. E' appena tornato da Medjugorje scortato dalla moglie, Manuela Marrone. Non ringhia più, sorride tra le candele.
VESPA, BRUNO. E' l'unico indestruttibile. Pur di non farsi distruggere, infatti, è riuscito a far piangere Bersani. E fu così che la destra ha perso pure Vespa.
ZANICCHI, IVA. Cantante, conduttrice televisiva, diva dei tempi d'oro di Mediaset. E' anche parlamentare europea del Pdl. Ha parole definitive: "Sono profondamente delusa, ho creduto in lui, ora sono nelle tenebre. Lo stimavo, quasi come una mamma o una sorella maggiore. Non lo posso perdonare. Ha sprecato un talento personale enorme, l'ha buttato al... Forse per presunzione o perché attorniato da persone sbagliate, da yes-men che gli hanno detto sempre di sì. C'è pure chi ha detto che è alto". Gli parla da mamma e da sorella ma questo sfogo della Zanicchi è un ritorno alla sua canzone più bella. Quella che Luchino Visconti utilizzò in "Gruppo di famiglia in un interno": "La mia solitudine sei tu".
Pietrangelo Buttafuoco per «Repubblica»
Inserito da pietro46 il 10/12/2012 22:39:26
...ormai nei giornali di dx e di sx,sì anche di dx e questo fa ancora più orrore e schifo,non c'è posto per chi non si adatti al pensiero unico della linea politica della testata...Voglio dissentire.Su "Libero",il quasi unico assertore del governo e della 'persona' Monti,in contrasto con la linea editoriale del giornale+ il passato personale,scrive e manifesta "controcorrente"da tantissimo:Pansa.Forse ha una statura superiore?Se effettivamente l'unica cosa che conta è l'allineamento puoi avere qualsiasi statura...Però Le vorrei chiedere:vale solo per i giornali od anche gli editori pretendono l'allineamento?Se anche gli editori,a breve,il dir.Mulè inizierà una campagna-denuncia affinchè la Mondadori non pubblichi scrittori(quasi tutti)di sx.Verò dir. Mulè?...paura,vero dir.Mulè?Marina non si è "fissata"sulla sua indispensabilità in politica,Lei pensa agli affari.E si "incavolerebbe" per queste oscene proposte...a proposito:non ho mai avuto l'onore di essere invitato a pranzo da P.Buttafuoco.
Inserito da domenico del nero il 10/12/2012 15:48:12
Potrei condividere, se non tutto, il 95%,solo un piccolo dubbio; era proprio necessario pubblicarlo su Repubblica? Il che ovviamente non giustifica minacce di licenziamento o purghe di staliniana (o bersaniana?) memoria, ma una "tirata d'orecchi" con tutta la simpatia e la stima per Buttafuoco (e l'antipatia e la disistima per la fauna politica di qualsiasi sottobosco) è comprensibile!
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EI FU. L'anniversario di un personaggio sicuramente controverso, ma le vestali del politically correct ....
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Sancte Michael Archangele, defende nos in proelio; la spada dell'arcangelo ci protegga dai moderni iconoclasti!