Editoriale

La disco-Messa e la perdita del Sacro

Non è mai passata veramente di moda la celebrazione liturgica adattata/abbassata ai gusti contemporanei

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

o bene che oltre  alla taccia di fascista, reazionario etc. etc. (delle quali mi onoro, visti anche i tempi e chi di solito si permette di appiccicarle) rischio pure quella, in certi ambienti “cattolici” ancor più infamante, di lefebriano, ma …. pazienza.  Le anime belle si consolino pure con un bel brano di messale rock,  da parte mia preferisco il latino.[1]

Non per snobismo culturale. Per il non credente, può essere solo una insignificante questione estetica.  Ma per il credente?  Mi si dice che Dio non ha bisogno di una lingua particolare per essere adorato. Senza dubbio; anzi  è probabile che preferisca il silenzio e che spesso si penta di aver dotato le sue creature predilette dello strumento della lingua, anche se in teoria il Logos dovrebbe esser ciò che ci rende simili a Lui …. Ma non andiamo troppo sul complicato, anche perché il Logos è una cosa e le chiacchiere sono un’altra.  Riprendiamo allora certi discorsi dello stupidario luogocomunista  collettivo:avvicinare la  messa ai giovani, favorire la partecipazione e la comprensione popolare etc . etc. etc.

Tutte belle ragioni che, in via puramente teorica, possono anche avere una loro fondatezza e certo sarebbe un po’ eccessivo giudicare il livello di fede del prossimo dal tipo di rito che frequenta: neppure un reazionario come il sottoscritto arriverebbe a tanto, anche perché se c’è una cosa che apprezza moltissimo della dottrina cristiana è il non giudicate ; forse l’indicazione meno seguita, ancor meno di quella, senz’altro ardua soprattutto ai tempi nostri (ma non solo) del non commettere atti impuri  (sesso extramatrimoniale & dintorni, insomma) .  Nell’indossare i panni del giudice, tradizionalisti e modernisti fanno spesso a gara: ancor prima del la messa è finita ( o dell’ite missa est) si scatena infatti sovente il processo al vicino di panca, a partire dall’abbigliamento sino a qualcosa di molto più intimo.  Se un comandamento fondamentale è ama il prossimo tuo come te stesso,certa gente si vuole davvero male.

Ma l’oggetto della riflessione non era questo. Del resto,  essere cristiani non è affatto un strada in discesa e neppure in pianura: è una salita ad ostacoli dove la grande consolazione è che c’è sempre Qualcuno pronto a darti il braccio le numerose volte che cadi; Qualcuno dotato di immensa pazienza e anche di un forte senso dell’umorismo, almeno a parer di chi scrive;altrimenti, come potrebbe sopportare l’umanità e certi …. latrati domenicali o festivi fatti per di più sotto il pretesto di onorarlo? O certi show man che sentono il bisogno di fare del karaoke o del varietà in una specie di veste talare?  

Può anche essere che ci sia chi riesce a trovare Dio in una sorta di pantomima che più che la messa ricorda la discoteca (compresi balletti e ancheggiamenti più o meno tribali, a volte guidati da strane creature che si presentano come suore laiche o simili); in fondo Dio è in ogni luogo (sempre per il credente e non necessariamente cristiano, beninteso; per l’ateo, spesso, basta guardarsi allo specchio per trovarlo, beato lui!), quindi è probabile che si trovi pure nelle discoteche e in certe loro succursali ecclesiastiche, anche se magari si turerà le orecchie.  Il problema è a parer di chi scrive un altro:  tali  “rivoluzioni” che peraltro sono frutto non tanto del Concilio Vaticano II (altro tabù per il moderno parrocchiantropo  da sagrestia danzante) in quanto tale ma di una sua interpretazione tutta particolare, hanno davvero avvicinato la gente al sacro, o hanno piuttosto abbassato la chiesa al profano?

E’ una “piccola” domanda che chi è veramente credente dovrebbe perlomeno porsi. Non è tanto una questione di latino e soprattutto di Rito Romano Antico, il cui fascino profondo non sta solo in una liturgia che pure è di una bellezza straordinaria e la cui differenza con la moderna non sta certo solo nella lingua.

Una Messa “moderna”, in Italiano o qualsiasi altra lingua contemporanea, se detta con la necessaria sobrietà  e magari senza troppe schitarrate o affini può sicuramente sortire l’effetto di farci uscire dai nostri involucri di carne e ricordarci che forse siamo qualche cosa di più e di diverso da qualche chilo di acqua, sali minerali, proteine etc. Specialmente in un giorno come il Natale … e qui è bene non aggiungere altro per non cadere in discorsi tanto abusati quanto purtroppo sempre validi, anzi sempre più validi. 

Ma quello che la Messa moderna ha forse oscurato, in parte o del tutto quando si riduce a scadente esibizione stile dopolavoro, è proprio il concetto di rito. Tutta la Messa “preconciliare” aveva in fondo lo scopo di preparare all’incontro con Dio, che è e rimane un mistero. Inutile cercare di comprenderlo più di tanto, una schitarrata o certi strilli gallinacei non avvicinano certo al cielo, mentre forse il gregoriano può  aiutare a farlo. Per l’assurda pretesa di farci un Dio casalingo, rockettaro e buontempone,  si è ridotto il mistero a poche battute, a volte dette in modo frettoloso e quasi distratto. E poi magari, siamo pronti a cadere in deliquio davanti all’incenso di qualche tempo buddista e lamentare la scomparsa di spiritualità dell’Occidente, salvo tossire come disperati le rare volte che incenso e spiritualità fanno capolino anche in una chiesa cattolica ….

Non sarà, forse, solo una questione di latino e di rito antico. In fondo, per trovare Dio bisogna cercare  un po’ di spazio dentro se stessi e soprattutto fare silenzio. Questo però  vale per il cristiano come per qualsiasi altro credente. Ma se il cattolico è davvero convinto (ma lo è ancora davvero, in tanti casi?)  che Dio scende verso di lui, dovrebbe prepararsi a riceverlo uscendo da se stesso, non immergendosi nelle solite banalità del quotidiano.  In fondo, le civiltà sono state grandi sinché hanno avuto il senso della distinzione tra sacro e profano:  e quest’ultimo era, per l’appunto, ciò che si svolgeva fuori dallo spazio consacrato.

Abolire o ridurre drasticamente quel confine ha significato rinunciare a una grossa fetta della nostra identità. E i risultati si vedono. Purtroppo. E se l’albero si vede dai frutti, forse allora anche certi ambienti ecclesiastici un esamino di coscienza in materia potrebbero pure farselo, considerando che certi alberi sono sempre più spogli e avvizziti.



[1] Mi si perdoni, come concessione … natalizia, l’uso forse un po’ troppo disinvolto della prima persona, contrario alle norme del buon giornalismo.

Per Lefebriano si intende seguace di Monsignor Marcel Lefebvre,  (1905-1991), l’arcivescovo che rifiutò la “rivoluzione” seguita nella Chiesa al Concilio Vaticano II e si mantenne fedele alla tradizione, anche nel rito e nella liturgia. Fondò la Fraternità S. Pio X, che conta ancor oggi molti fedeli in tutto il mondo.

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