Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
’ cominciata, nel peggiore dei modi è cominciata la campagna elettorale che ci accompagnerà fino alla fine di febbraio con la rozzezza, la volgarità, la sfacciata arroganza di chi vuole il potere e di chi non vorrebbe perderlo.
Il vecchio liftato a nuovo, patetico ed esteticamente ributtante, il nuovo già troppo vecchio nei modi e per i riferimenti, parimenti vomitevole.
Soliti i volti che vedremo contendersi il minutaggio televisivo, rinfacciarsi i secondi strappati e inoltre invaderci di tweet, lusingarci via facebook con improbabili richieste di amicizia e pagine dedicate destinate a sommergerci, per convincerci di essere i migliori, quelli con la faccia giusta per stare in Parlamento (andare, tornare, rimanere).
Medesimi gli improperi che sentiremo scambiare fra gli aspiranti premier e i loro supporters. Chiunque di noi potrebbe stilare, illico et immediate, i temi del programma di ciascun candidato di questa campagna elettorale e quelli di polemica verso gli avversari.
Sarà la solita noia, con una variante rispetto alle edizioni precedenti dello show, se un tempo noi poveri elettori potevamo dividerci secondo le idee, o magari il rimasuglio di ideologie di novecentesca memoria, secondo la parte o la tradizione di appartenenza, questa volta saremo chiamati a scegliere chi dovrebbe aiutarci a superare la crisi.
Il nostro voto dovrebbe essere colmo di fiducia verso il o la prescelta, dovremmo investire su di lui o lei le speranze per un futuro che non ci spaventi come adesso.
Per carità, nessun uomo della provvidenza che ci restituisca l’antico splendore, il trascorso benessere, ma semplicemente qualcuno che sappia opporre qualcosa di vero, autentico, efficace, al disastro che abbiamo davanti.
Con il nuovo anno perderemo non so quanti posti di lavoro, i consumi sono destinati a calare concentrandosi al minimo della sopravvivenza e per qualcuno neppure quella, la malavita tornerà a spadroneggiare come accade quando non ci sono alternative economiche. I nostri giovani si troveranno senza futuro immediato, e i nostri vecchi ambiranno all’ospizio meno infame.
I cinquantenni saranno lavorativamente da rottamare perché i loro stipendi costeranno troppo e la qualità di esperienza del loro contributo non sarà una risorsa, ma un inutile peso anche quando quell’esperienza significa o può avere un significato vitale. In nome del ricambio generazionale e dei diritti dei giovani, si risparmierà sugli stipendi licenziando i più vecchi, e al diavolo se un giovane medico non sarà in grado di fare una diagnosi differenziale intelligente e matura, sopperiranno le analisi, anche se bisognerà farne sempre meno per ridurre i costi (ma il principio di non contraddizione non appartiene alla logica della politica).
Questo non impedirà all’imbecille di turno di inventarsi qualche nuova regola (avete presente l’obbligo degli pneumatici da neve al posto delle catene?) che ci obbligherà a sostenere ulteriori inutili spese in nome della sicurezza o dell’ambiente, o della salute, e via delirando.
Se le cose non cambiano e in maniera radicale ci aspetta un futuro da miserabili dell’evoluzione scientifica, ambientale, medica, ingegneristica… ovvero avremo le potenzialità per una vita migliore, più lunga, più sana, più piacevole, ma sarà riservata ai pochi che potranno permettersela, per gli altri … per la maggioranza dei cittadini, povertà, malattie non curate, case non più riscaldate, consumi inesistenti, futuro incerto, ma in compenso obblighi infiniti, multe, vessazioni spacciate per civiltà evolutiva.
Facciamo un esempio banale, addirittura fatuo rispetto ai grandi problemi. Il canone Rai. Ci dicono che dobbiamo pagarlo perché si tratta di una tassa sull’apparecchio ricevente. E perché? Perché devo pagare una tassa sulla televisione non sulla lavatrice, o magari la lavastoviglie o l’aspirapolvere? Semplice, perché con la televisione si vedono i programmi del servizio pubblico della rai, se poi sempre meno italiani guardano la tv di Stato sconfortati dalla povertà di offerta e preferiscono pagare le televisioni private che offrono pacchetti più allettanti e degni della spesa, questo è ininfluente, anzi il progetto è quello di procedere ad una schedatura degli abbonati sky o mediaset per rintracciare gli eventuali evasori.
Quello che a nessuno è venuto in mente di fare è stato di migliorare l’offerta rai, spacchettare i vari canali digitali, creare bouquet tematici da far acquistare agli utenti.
Sarebbe semplice, il servizio pubblico gratuito rimarrebbe alle tre reti tradizionali per la comunicazione istituzionale, per i programmi di approfondimento politico, per quelli culturali a minore spesa (opera, teatro ecc.), per l’informazione, il resto chi lo vuole lo paga come fa con gli altri canali privati.
Per far questo occorrerebbe spendere meno e offrire più qualità, penalizzare i grandi divi superpagati del piccolo schermo a favore di un impegno per la qualità. Certo non si potrebbe più metter dentro l’amico dell’amico e soprattutto le amiche dell’amico (politico) nelle attuali dosi da paese delle banane. Occorrerebbe non creare sacche di nullafacenti ben pagati e via dicendo.
E invece no, perché quel che piace al genio politico italiano è solo gestire il potere in ogni sua forma, vuoi per piazzare i suddetti amici e amiche, vuoi per punire chi sgarra con la fatidica multa che ripiana i conti ( e alla quale ovviamente il politico si sottrae in forza dei suoi molteplici privilegi). Già, perché è più facile fare una contravvenzione per divieto di sosta piuttosto che creare le condizioni affinché tutti si possa parcheggiare (magari non sotto casa, ma si possa farlo senza chiedere un mutuo per ricoverare la macchina), ma se così fosse e i comuni avessero cittadini che non sono obbligati, per necessità di sopravvivenza, a infrangere il codice, come incassare quel tanto di più che fa quadrare i conti in rosso per le ricche prebende, inutili consulenze, dannose assunzioni, sprechi ecc ecc?
Da noi non esiste la cultura del deterrente a infrangere le regole che non sia di natura pecuniaria ovvero punitiva, e poiché tutti sanno che le condizioni sono spesso tali da rendere impossibile non infrangere qualche regola anche ai più ligi alle medesime, ci sottoponiamo alla tassa della multa per sopravvivere.
Avviene così in ogni campo e i risultati li conosciamo bene, sono sotto i nostri occhi.
Ecco perché la campagna elettorale che ci attende fa tanto più schifo quanto non c’è un solo candidato che si riprometta di cambiare queste cose.
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