Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Qualche giorno fa aveva fatto notizia la protesta degli impiegati delle Poste contro l’ipotesi di vendere negli uffici il gratta a vinci. A quanto pare il primo grido di dolore in tal senso lo ha lanciato un’impiegata di Taranto con una lettera sull’immoralità di vendere illusioni e speranze ai pensionati! Il sito dell’Ugl ha diffuso la lettera, il sindacato Uil ne ha moltiplicato l’effetto.
A parte il fatto che dichiarare, come ha detto l’impiegata di Taranto, il Gratta e vinci gioco d’azzardo, sembra un po’ eccessivo, occorrerebbe porsi il problema in assoluto.
Perché mai deve far scandalo il tagliandino della fortuna (?) all’ufficio postale e non in tabaccheria o al supermercato?
Vogliamo fare una battaglia contro il sistema di sfruttamento del desiderio di fortuna, tanto più forte in tempi di crisi come questi, organizzato e gestito dallo Stato? facciamola pure, ma non per tutelare la dignità del lavoro degli impiegati postali! per favore, siamo seri!
Il problema è che in Italia siamo assediati dalle anime belle, quelle sempre pronte ad indignarsi per qualcosa di marginale, ma cieche, colpevolmente cieche, indifferenti, tolleranti di fronte ai veri abusi.
Non mi è sembrato di leggere, per esempio, nessuna vibrata protesta contro una regola, recentemente introdotta negli uffici postali della penisola, secondo la quale chi debba fare una raccomandata, spedire un pacco o ritirarlo, insomma utilizzare l’ufficio per la sua principale funzione POSTALE finisce in coda rispetto a chi debba usufruire dei servizi finanziari.
Da anni le Poste Italiane hanno incrementato la funzione creditizia, equiparandosi sempre più alle banche: dai conti correnti, alla gestione dei fondi di investimento ecc. ecc. Va bene, niente da eccepire, infondo con internet il sistema di smistamento della corrispondenza è sicuramente diminuito e dunque occorre sostenere il diminuito introito dei servizi squisitamente postali con altro.
Quel che però forse non tutti sanno è che, da un paio di mesi a questa parte, detti servizi postali, raccomandate, pacchi, vaglia ecc. sono diventati talmente marginali da essere addirittura trattati in coda a quelli finanziari.
Funziona così. Come tutti sanno quando si entra in un ufficio postale (come al supermercato o in farmacia ecc) ci si serve dello scontrino che organizza la coda dei clienti. Nel caso delle Poste si possono scegliere tre tipi di scontrini relativi ai servizi. Quello in cui il numero è preceduto fa una E, che identifica chi debba fare l’operazione finanziaria essendo cliente di Bancoposta (ovvero sia in possesso di un postamat, il bancomat delle poste); quello nel quale il numero è preceduto da una A, che sceglierà chi deve servirsi degli sportelli per operazioni finanziarie senza avere il postamat, e quello contraddistinto da una P, cui segue il numero, per le operazioni squisitamente postali.
La suddivisione ha un senso, o dovrebbe averlo, perché si immagina che alcuni sportelli siano abilitati a compiere un’operazione piuttosto di un’altra. O quanto meno che si sia organizzata una suddivisione delle operazioni fra i vari impiegati al banco.
Così voi, dovendo fare una raccomandata prendete lo scontrino con la P e vi mettete in attesa. Scoprirete, con un certo stupore, che sul tabellone luminoso vengono chiamati solo i numeri preceduti dalla A. Il vostro P46 vede passare A180 fino ad A195, ogni tanto viene chiamato qualche E, ma voi ragionate fra voi che probabilmente in quel momento ci sono pochi clienti in possesso di Postamat. Ciononostante chiedete ad un’impiegata perché i numeri con la P non appaiano mai e vi sentite rispondere che si va in ordine di “strappo”. Dal che arguite che c’erano molte A prima che voi prendeste il vostro P, anche se vi sembra strano che gli sportelli delle raccomandate smaltiscano soprattutto i prodotti finanziari.
Poi finalmente viene chiamato P41, e subito dopo A 198 che risulta essere in mano ad una giovane donna che voi siete sicurissimi essere entrata dopo di voi.
Inutile tornare a tormentare l’impiegata con spiegazioni che vi ha già dato, così, tanto per curiosità, tornate al distributore di scontrini e selezionale un A, vi capita il 202.
Lo mettete in tasca, sicuri che l’ormai vecchio (è passata circa mezz’ora) P46 stia per essere chiamato. E invece, con vostro sbalordimento, di lì a poco vedete apparire sul dislpay del tabellone luminoso il vostro A202.
Incredibile, vi siete passati avanti da soli! Il voi, che faceva la fila con il biglietto P46, è stato superato dal voi che ha preso, mezz’ora più tardi, l’A202.
A questo punto vi recate allo sportello segnalato, e dite che volete fare una raccomandata anche se siete in possesso di un tagliando per operazioni finanziarie. L’impiegata, gentile, obbietta che non si potrebbe, ma... insomma.
A questo punto chiedete lumi, e scoprite che negli uffici postali del regno chi deve utilizzare il servizio postale propriamente detto passa in coda a chi deve utilizzare le poste come istituto di credito, ovvero chiamano un P solo ogni tot (tanti) A, e dopo un tot (di più, perché si tratta di clienti e non avventizi) E.
Nessuno si indigna, nessuno protesta, nessuna anima bella leva alcuna lamentela vibrata o senza vibrazione contro questo abuso che snatura e punisce l’utente di poste italiane. Chi si serve dell’ufficio postale per i servizi appunto postali non ha alternative visto che una operazione finanziaria può essere compiuta anche presso una delle innumerevoli filiali bancarie della città, mentre una raccomandata o un pacco si spediscono e ritirano solo e unicamente presso gli uffici postali!
Ecco un altro dei detestabili risultati del governo Monti che privilegia le operazioni finanziarie, dunque bancarie, in ogni loro forma. E, poiché siamo un popolo di sudditi, chiniamo il capo e subiamo complice l’indifferenza dei cosiddetti mezzi di informazione per i quali la notizia che interessa al cittadino riguarda Ruby in Messico e non il servizio negato da Poste Italiane.
Inserito da furia il 31/05/2015 06:22:19
ho trovato il modo di ovviare al problema delle attese ingiustificate negli uffici postali. Quando non ne posso più di aspettare senza giustificato motivo, comincio ad urlare come una matta le mie ragioni e miracolosamente sul tabellone ricompare la lettera dei veri prodotti postali su cui le impiegate sostenevano di non avere nessun potere. Però urlo soltanto sempre io, non si aggiunge mai nessuno di quelli che, in attesa sfibrante come me, sbuffavano e si lamentavano a bassa voce. Questo è il vero guaio
Inserito da furia il 31/05/2015 06:20:29
ho trovato il modo di ovviare al problema delle attese ingiustificate negli uffici postali. Quando non ne posso più di aspettare senza giustificato motivo, comincio ad urlare come una matta le mie ragioni e miracolosamente sul tabellone ricompare la lettera dei veri prodotti postali su cui le impiegate sostenevano di non avere nessun potere. Però urlo soltanto sempre io, non si aggiunge mai nessuno di quelli che, in attesa sfibrante come me, sbuffavano e si lamentavano a bassa voce. Questo è il vero guaio
Inserito da alex il 12/06/2014 12:02:38
Sono appena rientrata da un ufficio postale di Cagliari, dopo aver protestato perché la lettera P non compariva mai sul display, avendo anche notato che tutti quelli entrati dopo di me, che dovevano fare servizi finanziari, passavano prima. Il sospetto, che ho comunicato agli operatori, era che non ci fosse nessun automatismo, ma che qualcuno decidesse quando chiamare la lettera P. Due addetti si sono risentiti non poco e uno ha affermato deciso che i numeri vengono chiamati in ordine di arrivo. Balle: avrei dovuto insistere per vedere i ticket serviti prima. Un'ora di fila per fare una raccomandata (che purtroppo non potevo sostituire con la PEC) mi pare davvero troppo, ma essere presi in giro è ancora peggio. La voglia è quella di chiudere il conto corrente utilizzato dalla mia Organizzazione per lavoro. Non escludo di farlo. Alessandra Costa - ca 12/06/2014
Inserito da Ludwig il 30/03/2014 20:09:27
sono totalmente daccordo con il questo articolo: si tratta diu una vergognosa ed inaccettabile deriva delle pste Italiane per la quale ho già provveduto ad un esposto all'associazione consumatori ed all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato
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