Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
lzi la mano chi, collocandosi, da giovane, “a destra”, tra i primi Anni Settanta e gli Anni Ottanta del ‘900, non ha frequentato un nucleo del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile missina dell’epoca. Difficile sfuggire, in tempi di forti radicalizzazioni politiche, al fascino della militanza estrema ed alternativa, insieme comunità e grande famiglia, luogo di elaborazioni eretiche e di impegno politico, di passioni e di illusioni che hanno segnato intere generazioni. Da lì sono passati centinaia di migliaia di giovani, alcuni dei quali oggi ricoprono alte cariche istituzionali. Da lì è transitata molta dell’attuale classe dirigente, quella delle professioni, dell’Università, dell’informazione.
Bene, ora, secondo una recente sentenza della Cassazione, l’avere appartenuto al FdG porta automaticamente ad essere assimilati alla categoria dei “picchiatori”.
La Suprema Corte ha infatti assolto un blogger che, nel suo sito, aveva definito, nel 2005, l’attuale vicedirettore del Gr1Rai, Stefano Mensurati, come “ex picchiatore fascista” e che, per questo, era stato querelato dal giornalista radiofonico, individuando in un’affermazione autoironica di Mensurati, fatta in un’intervista, pubblicata sul “Venerdì di Repubblica”, una sorta di ammissione di colpa.
Spiegano i giudici: "è stato lo stesso Mensurati in quella intervista ad ammettere di essere stato un simpatizzante, negli anni Settanta, del 'Fronte della Gioventù', e di ''aver fatto a botte con i 'rossi', anche se più che darle le ho prese".
"Alla luce di questi dati - scrive la Suprema Corte, nella sentenza 745 - appare del tutto ingiustificata la richiesta di un intervento punitivo dello Stato, in danno di chi lo ha collocato, nel passato, all'interno di uno schieramento che questo tipo di dialettica della violenza, avente precise radici storiche, non ha mai rinnegato”.
Ad aggravare la posizione del giornalista – sempre secondo i giudici, che, a questo punto, toccano livelli degni di Torquemada - le ricordate polemiche che investirono nel 2005 la Rai ”per aver affidato uno dei ‘programmi di punta’, Radio anch’io, a un giornalista (Mensurati), la cui ben precisa posizione politica non corrisponde a quella della maggioranza degli italiani e ai principi costituzionali in cui essi incondizionatamente credono”.
Il sillogismo è perfetto: il FdG era un’orda di picchiatori, Mensurati ha ammesso di essere stato un simpatizzante di questa organizzazione, quindi Mensurati è sicuramente un “picchiatore”. Più che in un’aula di giustizia sembra di essere in presenza di una rappresentazione del “Teatro dell’assurdo”, sconclusionata e senza senso.
In realtà e purtroppo, a volere “contestualizzare” la vicenda, siamo in presenza di un copione già visto, che rimanda ad un’epoca, che speravamo tramontata, fatta di discriminazioni, di lutti e di “picchiatori” veri. Un’epoca, che ci addolora ricordare, ma che per amore di verità non può essere “letta” rozzamente attraverso una sentenza di parte.
Erano del FdG i martiri di Acca Larenzia (Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta), uccisi, a Roma, nel gennaio 1978, da un commando brigatista, a colpi di mitraglietta. Prima di loro Sergio Ramelli, sprangato premeditatamente da alcuni militanti di Avanguardia Operaia, davanti alla sua abitazione milanese e morto, il 29 aprile 1975, dopo 47 giorni di agonia. Ed ancora prima, il 7 luglio 1972, Carlo Falvella, accoltellato, a Salerno, dall’anarchico Marini. Sono solo alcuni dei nomi di un lungo, drammatico martirologio di giovani del FdG, uccisi, feriti, perseguitati durante quell’autentica guerra civile che ha insanguinato il nostro Paese, tra gli Anni Settanta e gli Anni Ottanta. Tutti picchiatori? Tutti “lupi” di fronte alle pecorelle della sinistra ? Tutti “rei” di avere scelto la parte sbagliata ?
Speravamo francamente che quella stagione fosse definitivamente archiviata e consegnata al giudizio della Storia. La sentenza sul caso-Mensurati l’ha purtroppo riproposta, con tutto il suo corollario di interpretazioni faziose e di brucianti discriminazioni, in un giudizio collettivo giuridicamente aberrante, su cui, questo sì, non rimane che stendere un velo pietoso.
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