Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
onti Mario ovvero il novello pifferaio di Hamelin. Tutti più o meno conoscono la celebre favola dei fratelli Grimm nella quale gli abitanti di Hamelin, un paesino della Bassa Sassonia infestato dai topi, danno incarico a un mago-pifferaio di liberare il paese dai fastidiosi animali. Nella versione moderna, anzi contemporanea, adattata a casa nostra, i topi sono rappresentati dai numerosissimi tasselli che compongono il puzzle della crisi epocale nella quale ci dibattiamo oramai da anni.
Il pifferaio di turno è il presidente del consiglio Mario Monti, a chiamarlo per disinfestare il paese è stato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Il professore bocconiano suonando il suo magico piffero, è riuscito a incantare i mercati, far diminuire lo spread, accreditarsi come unico personaggio credibile a livello internazionale, far innamorare frau Merkel (impresa non facile) e far credere agli italiani che il baratro è oramai lontano, grazie alla cura draconiana ma indispensabile cui ha sottoposto il paese. I topi sono insomma affogati nel fiume che scorre nei dintorni della città. Poco importa se il debito pubblico ha toccato livelli record, la quota di tassazione è oltre il 45% e la disoccupazione giovanile al 37, se le aziende chiudono, le banche non pagano l’IMU, le pensioni restano da fame e i poteri forti gongolano.
Ma non è finita qui. Gli abitanti di Hameln, sempre seguendo il racconto dei fratelli Grimm, da veri furbetti del quartierino, come diremmo oggi, si rifiutano di pagare il dovuto al mago-pifferaio. Fuor di metafora i partiti della strana maggioranza che sostenevano il professor Monti, hanno deciso di non pagare il conto e di scaricarlo alla prima occasione possibile in vista delle elezioni.
Risultato: il professore è “salito” in campo, schierandosi con i centristi di Casini e..udite, udite..Fini.
Luca Cordero di Montezzemolo si è defilato in tempo dichiarando di volersi dedicare unicamente alla Ferrari, beato lui! Monti da tecnico - garante super partes come era stato dipinto e concepito, è diventato parte del complicato, intricato, impresentabile scenario politico che ha nel porcellum la sua espressione più funesta.
Per vendicarsi del mancato tributo promessogli, il pifferaio di Hamelin rapisce tutti i bambini del paese rinchiudendoli in una caverna; il professore invece mena fendenti a destra e a manca: accusa il decotto Berlusconi di averlo costretto a aumentare le tasse a causa della sua dissennata politica, sbeffeggia Brunetta celiando sulla sua statura, ingiunge a Bersani di tagliare le ali estreme della sua coalizione, promette addirittura di ridimensionare e/o rivedere quegli innumerevoli balzelli che egli stesso ha introdotto riducendo in povertà centinaia di migliaia di cittadini italiani.
I bambini di Hameln, in una delle prime versioni della favola periscono tutti. Ma non vorremmo arrivare ad augurarci un così tragico finale. Continuando ancora nel giochetto delle analogie i partiti più forti non vincono le elezioni, o meglio non sono in grado di esprimere una maggioranza, specie al Senato; l’Italia è ingovernabile e allora si ricorre di nuovo al pifferaio-Monti, stavolta richiamato da Bersani e dal PD, probabili “vincitori” delle prossime elezioni.
Senza però dimenticare la celebre massima secondo cui chi entra in conclave papa ne esce cardinale!
E così il gioco è fatto; il povero Cavaliere finisce per correre pro Monti, dato che un eventuale successo del PDL alleato con la Lega al Nord e con Miccichè e company al Sud, in regioni chiave come Lombardia, Veneto, Campania e Sicilia impedirebbe ai Democratici di avere la maggioranza in Senato. Questi ultimi si vedrebbero così costretti all’alleanza con i centristi neomontiani, i quali diverrebbero l’ago della bilancia, proprio come i socialisti nei governi del cosiddetto pentapartito stile anni Ottanta.
In una versione più soft e a lieto fine della popolare fiaba, i bambini di Hameln imprigionati dal pifferaio riescono a salvarsi, fuggono miracolosamente ma non tornano a casa, anzi fuoriescono da un’altra caverna che sbocca nientemeno che in Transilvania.
A costo di apparire qualunquisti il lieto fine che ci auguriamo per la nostra attuale classe politica, sempre fuor di metafora, è proprio questo. Ben sapendo, al di là di ogni illusione, che i vuoti politici vanno comunque sempre riempiti e che il rischio è che i topi ritornino, magari più numerosi e agguerriti, in attesa di un nuovo pifferaio.
Inserito da NewBalance547 il 15/11/2014 10:48:53
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