Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
...03,30 ora di Quetta, 23.30 circa ora di Roma. Il dolore corre sul filo, nelle immagini sfocate, è indicibile. Volti di donne, tante donne, oltre il velo che lascia scoperti i volti celati da lacrime, soltanto. Donne dalle spalle piegate nel peso della madre sorella sposa che ha perso parte della propria vita. E uomini, uomini nei bianchi shalwar, uomini dai volti tagliati dallo stesso dolore. E fiammelle di candele e fuochi di ceppi impossibilitati a riscaldare il gelo doppiamente pungente della notte che guarda bare scoperte su corpi avvolti in sudari, bianchi anch'essi, con scritte rosse. E' questo che stasera, stanotte s'è allungato nell'etere in suoni soffocati, in immagini sfocate da Quetta a Roma. E' questo che a migliaia di kilometri si sta vivendo: un indicibile dolore. Dolore reso ancora più indicibile, inconsolabile, dalla scelta del ritardo di sepoltura dei propri cari, la sepoltura a non breve tempo dal cessare della loro vita.
Ma l'occidente non sa o pochi in esso sanno cosa questo
significhi per un musulmano. Pochi in occidente conoscono l'importanza del rito
di sepoltura veloce nel loro credo. Veloce perché l'anima dell'estinto possa al
più presto raggiungere il Bèhésht, l'Eden, ove iniziare in grazia celeste il
suo lungo riposo. No, l'occidente non sa quanto quelle donne hazara, quegli
uomini hazara abbiano sommato dolore a dolore quale estremo sacrificio, a che
il mondo possa conoscere la disperazione della propria vita segnata da tempo,
troppo, da stragi che, falciando uomini donne bambini, insanguinano il cammino
del loro popolo. E' salito a 132 *il numero delle vittime di tre giorni
fa, mentre un particolare distingue la recente strage: tutto questo dolore si è
verificato a neanche sessanta giorni dall'incontro di Londra, lì, alla Camera
dei Comuni, lì. al Parlamento del Regno Unito, il giorno 19 novembre 2012.
Incontro-conferenza sul genocidio del Popolo Hazara specialmente in Pakistan,
sì, proprio così. Lì, alla presenza di venti parlamentari britannici, esponenti
d'ogni partito, lì, a parlare proprio di questo con esponenti di comitati,
associazioni hazara e pro hazara nonché con Abdul Khaliq Hazara presidente
dell'HDP, il Partito Democratico Hazara del Pakistan, lo stesso Khaliq Hazara
che da due giorni ha iniziato lo sciopero della fame seguito da centinaia di
altri donne ed uomini non soltanto di etnia hazara. Eppure lì, nel cuore di
Londra, alla Camera dei Comuni in cui è difficile arrivare se non che per
motivi di rilievo, si sono prese importanti decisioni di interventi per
estirpare la malattia delle stragi hazara, si è parlato di Diritti Umani e dei
Popoli, si è pensato all'ONU. Si è parlato, ipotizzato, pensato.
Oh, sì, Bank-i moon, ora, da New York, ha condannato l'azione omicida di
Lashkar-e Jhangvi, ennesima azione, sì, certo, sta di fatto però che il
portavoce di Lashkar-e Jhangvi, rivolgendosi agli hazara di Quetta, ieri, solo
ieri, ha detto: Vi stermineremo tutti prima della fine del 2013. Che
è la precedente stessa minaccia con data 2012. Questa la risposta, risposta a
tutto: conferenze, Onu eccetera, e, a dire il vero, occiriente pensa
che la risposta, questa risposta, sia dovuta ad una sicurezza circa la libertà
d'azione. E, così pensando e lasciandovi pensare, ferma qui questa seconda
parte, ché, dato il perdurare della sacralità del momento tragico per gli
hazara, si preferisce spostare alla prossima pagina l'analisi sui perché di
questo genocidio con tutte le ipotesi e le tesi in merito. Ora rendiamo ancora
omaggio al coraggio e alla dignità di questo popolo silenzioso e al suo
indicibile dolore.
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