Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Ieri l’altro, 14 gennaio 2013, l'ormai ex-Presidente del Consiglio Mario Monti, in piena campagna elettorale, si è scagliato contro Berlusconi definendolo il Pifferaio di Hamelin. Questo il sunto della sua astiosa, ma ridente storiella: « Non posso credere che gli italiani possano dar credito ancora a certi tipi di promesse, che provenendo dalla bocca di Berlusconi, mi portano alla mente solo una cosa, la fiaba del Pifferaio di Hamelin con i bravi e buoni topini che attratti dal fascino, e Berlusconi di fascino ne ha tantissimo, finiscono per annegare nel fiume, soprattutto perché è lui il vero responsabile dell’alto livello delle imposte di oggi».
Il robotico Monti, però, prima di inoltrarsi in paragoni fiabeschi, così inopportuni da scomodare i grandi scrittori, doveva rileggersi l’opera trascritta dai fratelli Grimm, in particolar modo quando 1) accenna ai topini, i quali – caro Supermario- non erano assolutamente descritti come bravi o buoni, ma anzi potrebbero tranquillamente essere equiparati all’enorme apparato tecnico politico che lei ha costruito in quest’ultimo anno, e di cui purtroppo subiamo le conseguenze catastrofiche.
2) Il Pifferaio non è assolutamente colui che non mantiene le promesse, come altre persone che ben conosciamo, al contrario, è un uomo che risolve un problema che stava assillando da tempo un’intiera popolazione...
3) Chi non mantiene le promesse, nella fiaba, è solo il sindaco, che non retribuisce come convenuto l’autore del rimedio. E, guarda un po’, si tratta di un amministratore, un politico…
Se avesse letto con attenzione l'editoriale del nostro Bedini si sarebbe risparmiato la pessima figura che ha fatto, tentando di fare lo spiritoso senza riuscirci per manifesta ignoranza della fonte citata.
Caro Mario Monti, lei non mi ha fatto assolutamente ridere, anzi.
Ha dato solo sfoggio di abbondante ignoranza, dimenticando, o forse conoscendo per sentito dire tal fiaba.
E noi, popolo italiano, dovremmo consegnare nelle sue mani le chiavi del Paese?
Prima impari a governare, a non sottovalutare la letteratura e, forse, fra un trentennio ne riparliamo.
Ed ecco la vera fiaba de Il Pifferaio di Hamelin.
Forse qualcuno avrebbe bisogno di rileggerla!
C’era una volta una
piccola città di nome Hamelin. I suoi abitanti erano sempre vissuti felici, ma
da qualche tempo regnava una gran confusione!
Hamelin, infatti, era stata invasa dai topi! Non c’era solo qualche topolino
nelle cantine, ma centinaia di musini sbucavano da ogni angolo: si
intrufolavano nelle cucine, saltavano dalle finestre aperte, correvano lungo i
tetti delle case, sui cornicioni, si inseguivano per le scale…
I cittadini erano disperati e decisero di rivolgersi al sindaco della città,
radunandosi nella piazza davanti alla sua finestra per protestare.
«La città è piena di topi!» gridavano infuriati. «Ormai ci sono più topi che
bambini! Bisogna trovare al più presto una soluzione.»
Il sindaco si affacciò alla finestra cercando di sorridere, ma in realtà non
sapeva proprio che cosa fare e cominciava a agitarsi. Mentre stava cercando
un'idea, sentì tre leggeri colpetti alla porta. Aveva una gran paura che fosse
un cittadino infuriato.
«Posso entrare?» chiese una strana vocetta.
«Avanti…» rispose il sindaco un pò preoccupato.
Entrò un buffo personaggio con un vestito azzurro a righe, scarpe con una lunga
punta e un cappello con la piuma.
«Sono venuto a liberare la città dai topi. Io possiedo un potere magico …con la
mia musica posso condurre con me oggetti, animali e uomini» incominciò l’uomo.
«Allora tu sei la mia salvezza!» esclamò il sindaco contento. «Arrivi proprio
al momento giusto! Se riuscirai davvero a far sparire tutti questi topi ti
ricompenserò generosamente, lo prometto.»
«Non preoccuparti, tornerò presto» rispose sicuro di sé il Pifferaio. «Vedrai,
fra meno di un’ora, in tutta Hamelin, non incontrerai più neanche un topo!»
Così uscì dal municipio e si incamminò verso la piazza del paese impugnando il
suo piffero magico. Poi, si fermò a pensare, come per ricordare una melodia
particolare e, sotto gli occhi incuriositi di grandi e bambini, iniziò a
suonare una canzoncina molto allegra, seduto vicino a una fontana di pietra.
Immediatamente, come per magia, un fiume di topolini attratti da quelle note
bizzarre, uscì dalle case e invase la piazza: saltellavano tutti intorno al
Pifferaio!
Senza smettere un solo istante di suonare, iniziò a camminare svelto,
attraversando la città a grandi passi verso il fiume che scorreva poco lontano.
Gli abitanti di Hamelin si chiedevano stupiti chi fosse quell’omino che
incantava con la sua musica persino gli animali. Tutti correvano nelle strade,
seguendo quello strano corteo e si arrampicavano sugli alberi per vedere
meglio.
Intanto il Pifferaio continuava nel cammino seguito da centinaia di topi e si
dirigeva alle porte di Hamelin.
Arrivato al fiume, si fermò di colpo sulla riva, lasciando che i topi si
tuffassero nell’acqua. In pochi minuti sparirono tutti! Come aveva promesso,
non si trovò più un solo topo in tutta la città. Anche i gatti, che se ne
stavano nascosti da tempo, non credevano ai loro occhi e cominciarono a
festeggiare nelle strade.
Il sindaco invece, prendendosi il merito di tutto, si ritirò soddisfatto nel
municipio.
All’improvviso, come la prima volta, si udirono alla porta tre leggeri
colpetti: era il Pifferaio Magico.
«Buongiorno» disse tranquillo «il mio compito è finito!»
Appena il sindaco lo vide entrare, si finse molto sorpreso e rispose: «Posso
fare qualcosa per te?»
«Sono tornato per ritirare il compenso che mi ha promesso»
«Compenso? Ma, ma di che cosa stai parlando?» esclamò il sindaco. «Io non ti ho
promesso proprio niente.»
«Aveva dato la sua parola d’onore! Ha detto che mi avrebbe ricompensato
generosamente se avessi liberato dai topi la città di Hamelin!» rispose il
Pifferaio seccato.
«Non mi ricordo di averti mai detto questo» disse il sindaco imbroglione scoppiando
in una fragorosa risata. «Comunque ora tutti i topi sono morti e non torneranno
di certo. Ti ringrazio molto anche a nome di tutta la città e ti faccio tanti
auguri! Ora puoi andare.»
«Sta molto attento» mormorò allora il Pifferaio con un viso minaccioso «non
prenderti gioco di me perché questa volta potrei suonare una melodia molto
diversa…»
Senza aggiungere altro se ne andò con uno strano sorriso. Scese nelle vie di
Hamelin e cominciò a attraversare la città con passo deciso, con il suo piffero
di legno in mano. Arrivato nella piazza in cui aveva suonato la prima volta, si
fermò per un momento a pensare, come per ricordare una melodia e cominciò una
canzoncina allegra, diversa dalla prima.
All’improvviso tutti i bambini, ma proprio tutti, iniziarono a correre fuori
dalle case, incantati dalla sua musica e dalle note magiche. Seguivano il buffo
omino con le scarpe a punta e la piuma sul cappello, dimenticando i loro giochi
e quello che stavano facendo.
Presto un allegro corteo di centinaia di bambini attraversava la città, proprio
come era successo con i topolini!
La musica infatti trascinava i piccoli sempre più lontano, attraverso i prati e
i boschi, finchè giunsero ai piedi di un'immensa montagna. Il Pifferaio subito
cambiò melodia e magicamente, una porta di pietra cominciò a aprirsi.
Entrò svelto e tutti lo seguirono, soltanto uno di loro era rimasto indietro
perché era un pò lento.
«Ehi, Pifferaio! Bambini! Aspettatemi! Voglio venire anch’io con voi!» gridava,
ma la misteriosa porta di pietra ormai si era chiusa.
In quel momento, arrivarono di corsa i genitori e il bambino raccontò loro ogni
cosa.
Aspettarono fino a sera, ma nessuno rispondeva e decisero di tornare a casa.
L’unico bambino rimasto a Hamelin era davvero triste e si sentiva terribilmente
solo senza nessuno con cui giocare. Il suo unico desiderio era raggiungere gli
altri bambini. Così una mattina, senza dir niente a nessuno, si allontanò,
ripercorrendo il sentiero che aveva fatto quel giorno con i suoi amici.
Si era costruito con un bastoncino di legno un piccolo piffero e, arrivato di
fronte alla grande porta di pietra, cominciò a suonare l’allegra melodia del
Pifferaio, che non aveva mai dimenticato.
A un tratto, dall’altra parte della roccia, un flauto rispose alla sua musica.
Il bambino ricominciò a suonare e le note del piffero magico risposero ancora.
La roccia della montagna iniziò a tremare come la prima volta e la grande porta
lentamente si aprì. Tutti i bambini di Hamelin uscirono correndo felici sui
prati e abbracciarono con gioia il bambino che li aveva salvati.
«Il Pifferaio ti vuole parlare» gli dissero.
Così, il piccolo bambino entrò senza avere timore nella grande montagna,
curioso di scoprire il segreto della musica magica. Intanto ad Hamelin il
sindaco se ne stava rinchiuso nel suo palazzo tremando di paura per quello che
aveva combinato… ma ormai era troppo tardi. Nessuno più rideva, nessuno più
cantava, non c’erano le voci dei bambini che giocavano nelle strade e tutti
erano preoccupati per il piccolo che era partito solo e non era più tornato.
Improvvisamente, da lontano, sentirono un allegro frastuono! I cittadini di
Hamelin si precipitarono a guardare cosa stava succedendo e videro un corteo di
più di trecento bambini che scendeva attraverso i
prati della grande montagna. Tutti cantavano e correvano allegramente,
preceduti dal piccolo bambino che stringeva tra le mani, con gli occhi che gli
luccicavano dalla felicità, un meraviglioso piffero di legno. Era proprio il
piffero magico che l’uomo con la piuma sul cappello gli aveva regalato. Non vi
dico gli abbracci, i baci, i salti di gioia dei genitori!
A Hamelin si fece festa per tre giorni e tre notti!
I bambini però non raccontarono mai dove erano stati e che cosa avevano fatto
in montagna.
Il sindaco invece imparò a mantenere le promesse!
Articolo Alessandro Bedini:
http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=2438&categoria=6&sezione=1
Inserito da Loredana il 16/01/2013 12:31:55
Il Professor Vetriolo ha provato a fare una citazione colta, ma non è andata benissimo. Sì, forse doveva fare a meno di tagliare i fondi alla cultura, e occuparsi di tagliare i rimborsi spese, gli stipendi e le strane strapagate consulenze esterne dei ladri che si aggirano tra i suoi colleghi in Parlamento. C'è una versione del pifferaio di Hamelin (però lo ha pronunciato bene), in cui il personaggio reagisce molto peggio quando si vede negato il compenso, facendo trasparire la sua natura demoniaca (niente a che fare con la patina interpretativa cattolica)e facendola pagare cara al Sindaco truffatore. Quando vedremo una cosa simile dal vero? Nel frattempo, è meglio che si domandi se lui è in grado di mantenere le promesse.
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