Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Al via oggi, in un tribunale di Nuova Deli, utilizzando la via rapida del processo veloce, l’udienza che sentenzierà in merito ai cinque accusati di stupro e omicidio di una giovane donna, il cui caso ha indignato il mondo intiero nel trascorso mese di dicembre.
Il padre della vittima ha chiesto un verdetto rapido e che i colpevoli siano impiccati.
Il tribunale istruirà il processo dopo che il giudice incaricato in principio del caso, Namrita Aggarwal, decidesse -giovedì scorso- di spostarlo alla nuova corte, che in accordo con la difesa, celebrerà dibattimenti giornalieri.
Un sesto imputato coinvolto, però di 17 anni, se la vedrà invece col tribunale minorile sempre per l’accusa di stupro.
La vicenda della giovane studentessa di fisioterapia che lo scorso 16 dicembre è stata selvaggiamente violentata da sei persone all’interno di un autobus a New Delhi ha scatenato un'ondata irrefrenabile di proteste, tra migliaia di persone in tutto il paese.
La vittima è morta dopo 13 giorni di agonia in un ospedale a Singapore, dove era ricoverata per le ferite riportate, e ciò ha aumentato maggiormente l’ indignazione popolare.
Le accuse contro i cinque adulti, di stupro e omicidio, se riconosciute potrebbero indurre la corte alla condanna a morte.
"Che tutti gli uomini implicati, siano impiccati”, questo il disperato grido di dolore del padre, il quale presenzierà al processo per avere un verdetto rapido e senza indugi.
"Nessun uomo ha il diritto di vivere dopo aver commesso un crimine così odioso", ha aggiunto il genitore che, però, non vuole essere identificato in base alla legge indiana sullo stupro.
Questa tragica vicenda evidenzia però il fatto che la questa società è in una fase di trasformazione.
Tutte le donne, dalle adolescenti a quelle più anziane, e non solo quelle delle cosiddette classi elevate, stanno facendosi spazio in maniera massiccia in una cultura prettamente maschile e troglodita.
Molte di loro, infatti, ricoprono incarichi pubblici nell’istruzione, nel diritto, nell’industria e sono in modo sempre più massiccio nello spazio collettivo, reclamando una realtà autonoma – e le proteste, fino a qualche anno fa impensabili in tutta l’India, per la studentessa senza nome uccisa a Delhi ne sono un chiaro esempio.
Allo stesso tempo, però, non è mutata di conseguenza la vecchia società tradizionalista, amministrata da una cultura estremamente maschile, portata a vedere la donna solo nel suo tradizionale compito di madre-moglie-sorella-figlia e schiava.
Spesso, questo arcaico tabù si traduce in violenza carnale, stupro e omicidio.
E’ lo scontro tra culture che da millenni le donne stanno pagando a caro prezzo.
Ma, certamente, a qualcuno va bene così, perché ancora di miglioramenti, seppure a livello larvale, non se ne riscontrano.
E, ancora peggio, è il preoccupante e irrefrenabile numero di casi che avvengono non solo nei così detti paesi terzi, ma anche in quelli definiti, con megalomane ostentazione, Paesi Occidentali, e proprio, da qui dovrebbe partire, e levarsi alta, la protesta contro il femminicidio.
Vi sembra che qualche partito, nei loro programmi elettorali, abbia inserito la violenza alle donne quale punto fondamentale da dibattere e approfondire seriamente?
No, perché la donna è ancora relegata al ruolo di pupa, mentre il gangster se la spassa tra una televisione e l’altra a dire e fare spacconate.
Inserito da Loredana il 21/01/2013 13:27:36
Condivido in pieno l'appello e il desiderio del padre della ragazza. Non si può restare indifferenti. Mi auguro davvero che la trasformazione in atto nella società indiana vada avanti, e senza immolare altre donne nel cammino. Dovrei auspicare lo stesso augurio anche qui da noi, nel cosiddetto "civilizzato Occidente" (non fa nemmeno più ridere come battuta da black humour). In fondo, un passo da noi è già stato fatto: da tanti uomini, compresi quelli che vestono di nero e dicono Messa, è stato candidamente affermato che loro sono bestie guidate dagli ormoni, nella maggioranza dei casi, s'intende, totalmente incapaci di resistere davanti ad una schiena seminuda, o una coscia scoperta. Di solito, riconoscere un problema è il primo passo per risolverlo. Ora, dopo l'ammissione di bestialità, vogliamo fare qualcosa di CONCRETO per evitare altri attacchi mostruosi e indegni alle donne? Una domanda per gli uomini che non sanno resistere ai loro stessi ormoni: se la donna violentata e morta dopo 13 giorni (13 GIORNI, non 13 MINUTI, che sono sempre troppi) di agonia fosse stata la loro madre, sorella, figlia, cugina, andrebbero davvero ancora in giro tutti tronfi a dire: beh, se l'è cercata? E come si sentirebbero a guardare il viso soddisfatto del loro stupratore? Gli direbbero: ben fatto, gliel'hai fatta vedere a quella là? Qualcuno si è mai chiesto qualcosa del genere, prima di alzare le mani su una donna?
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