Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
«Nessun taglio tangibile al bilancio statale. Anzi, la macchina pubblica costa sempre di più. La spesa dello Stato nei primi 11 mesi del 2012, è aumentata di ben 32,6 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente con una crescita dell'8,7%. Nello stesso arco temporale, le entrate dello Stato sono cresciute di 17,5 miliardi, in salita del 4,9%». Questi i principali risultati di un'analisi condotta dal Centro studi Unimpresa che mettono in dubbio gli effetti della 'spending review' varata nel 2012 dal Governo tecnico. «Tra gennaio e novembre dello scorso anno, i pagamenti dello Stato -vale a dire spese correnti e spese in conto capitale, voci in cui non sono ricomprese le uscite degli enti territoriali (comuni, province, regioni) né quelle per interessi sul servizio del debito- hanno toccato quota 406,3 miliardi di euro; nei primi 11 mesi del 2011 l'asticella si era fermata a 373 miliardi.
Di qui l'aumento di 32,6 miliardi di euro», sottolinea Unimpresa. «Quanto al gettito, il bilancio statale ha registrato, nel 2012 (gennaio-novembre), entrate complessive per 373,2 miliardi; tra gennaio e novembre del 2011 gli incassi di bilancio erano stati pari a 355,7 miliardi: l'incremento è dunque di 17,5 miliardi di euro. I dati, ovviamente, non tengono conto degli effetti sul gettito del saldo Imu per il 2012 o dei versamenti Ici per il 2011», continua la nota.
«Di fronte a questi dati siamo rimasti sorpresi: ci aspettavamo qualche segnale di ridimensionamento anche sul versante della spesa pubblica», dice il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. «La sensazione -aggiunge Longobardi- è che i sacrifici siano stati imposti a imprese e famiglie, e lo vediamo quotidianamente cosa vuol dire, mentre la preannunciata dieta per il bilancio pubblico non si è vista». Secondo il presidente di Unimpresa «il prossimo Governo deve voltare pagina e cambiare linea: l'austerity sta massacrando l'economia italiana e se andiamo avanti così usciremo difficilmente dalla recessione».
E ancora: «Il rigore sui conti pubblici non può essere a senso unico: il bilancio pubblico è pieno di rivoli da tagliare e di pieghe nelle quali scovare sprechi. Ci aspettiamo di più proprio da questo punto di vista: la lotta agli sprechi deve servire per finanziare un serio piano volto alla riduzione della pressione fiscale», conclude Longobardi.
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