Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Qualche giorno gli organi di stampa sono stati giustamente richiamati a rispettare il diritto all’oblio. In questi tempi dove tutto finisce nella virtualità eterna del web l’oblio è quasi impossibile, perciò è giusto che oltre quella permanenza indelebile nella rete non si esasperi inutilmente la memoria di errori passati.
Chi per esempio si è macchiato di un reato e ha scontato la pena prevista ha diritto a essere dimenticato, ha diritto a non finire ripetutamente o occasionalmente sulle pagine dei giornali per ricordare lo sbaglio commesso, ha diritto di ricominciare a vivere la propria vita nell’ombra dell’anonimato che gli permetta di dimenticare (se può) e di farsi dimenticare.
La civiltà giuridica ha superato da tempo il marchio a fuoco dell’infamia sulla pelle del condannato affinché rimanesse, visibile a tutti, memoria indelebile della colpa commessa.
Il diritto all’oblio dunque è sacrosanto deve essere salvaguardato e rispettato. Da tutti.
Da tutti ma anche da chi della colpa si è macchiato. Il primo che ha il dovere di farsi dimenticare – di vivere la sua vita lontano dai riflettori dalla pubblicità dagli incarichi pubblici, per non rinnovellare nelle vittime del suo reato il dolore che è tanto più difficile da dimenticare – è proprio chi si è macchiato della colpa. Se poi la colpa è un reato di sangue, bisognerebbe invocare il “dovere all’oblio”.
Ma il “dovere all’oblio”, corrispettivo di reciprocità indispensabile come sempre se si parla di un diritto, è indispensabile anche se si parla di terrorismo, di stupro, insomma di tutti quei reati violenti che cambiano la vita delle vittime.
Perciò è riprovevole la scelta del sindaco di Livorno (Pd) di nominare assessore alle politiche sociali un ex terrorista di Prima Linea, Marco Solimano che ha scontato 19 anni di carcere. Solimano ha pagato il suo debito con la giustizia, è tornato ad essere un libero cittadino con gli stessi diritti e doveri di ciascuno di noi, e questo è giusto e incontestabile. Ma come si può pensare di affidargli la rappresentanza istituzionale di un Comune seppure limitatamente alle politiche sociali? Come si può pensare di farne comunque un personaggio pubblico che rinnovellerà a chi è stato vittima del terrorismo la memoria della violenza subita? Come si può pensare di affidare un potere di tipo amministrativo sui cittadini a chi per una parte della propria vita ha combattuto, sostenuto chi usava le armi, teorizzato la necessità di azzerare le istituzioni democratiche?
Anche il dolore ha diritto all’oblio, anche i familiari delle vittime del terrorismo hanno diritto a cercare di dimenticare il dolore e la riproposizione in una veste pubblica di chi fu già colpevole non lo rende possibile.
Questo è uno strano paese, nel quale non torna mai nulla, nel quale il buon senso non trova dimora e il buon gusto latita stabilmente. Questo è il paese nel quale occorre fare una legge per stabilire chi è candidabile in parlamento e chi no, quando dovrebbe essere il buon senso, il buon gusto e il rispetto delle regole non scritte a guidare le scelte dei candidati.
Questo purtroppo è un paese in cui un sindaco del Pd incarica un ex brigatista di fare un assessore, è questa l’”Italia giusta” di Bersani?
Inserito da Loredana il 23/01/2013 13:20:52
Evidentemente sì, per l'immarcescibile asciugatore di scogli o pettinatore di bambole, Sig. Bersani. E' l'Italia dove non solo il buon senso latita e il buon gusto si è smarrito (proprio noi che abbiamo fatto del bello un marchio artistico storico diventandone la patria a tutti gli effetti), ma anche il senso del rispetto e dell'empatia verso gli altri, in nome di una crudeltà e di un menefreghismo senza pari. Del resto, cosa ci si può aspettare da un paese che manda al governo in qualche modo un clone umano senza sangue che dice, forse con le migliori intenzioni di questo mondo, che noi in Italia siamo fortunati rispetto alla Grecia perché il numero dei nostri suicidi non è stato così alto come in quel paese? Immagino proprio la contentezza e il sollievo provato dai familiari di chi si è tolto la vita (con UNA PICCOLA spinta di Equitalia e dell'apparato fiscale del Professor Vetriolo), dopo aver ascoltato queste parole inqualificabili. Allo stesso modo, il sindaco di Livorno ha ampiamente sottovalutato (credo che non gli sia nemmeno balenato in testa il sospetto) il dolore di chi ha perso qualcuno in una delle azioni dei terroristi. Non credo passi mai. I colpevoli hanno diritto di rifarsi una vita, dopo aver pagato il loro debito alla società? Mi può star bene. I parenti delle vittime hanno lo stesso diritto di non trovarseli tra i piedi, magari nei posti decisionali. Oggi assessore, domani sindaco?
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