Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
uesto e' un tema complesso. Io non posso dichiararmi antifascista perché l'antifascismo, nella storia repubblicana d'Italia, ha significato ammazzare ragazzini di sedici anni quando il fascismo non c'era più, in nome di una ideologia che ha purtroppo creato anche tanta violenza''.
Così Giorgia Meloni, nel corso di un'intervista ha commentato le recenti polemiche sollevate dalle dichiarazioni di Silvio Berlusconi. ''Condanno che Berlusconi - ha anche detto la leader di “Fratelli d’Italia”- abbia toccato l'argomento proprio il 27 gennaio, l'unico giorno nel quale non si può parlare di un tema che invece m'interessa e che è un tema affascinante, cioè la storicizzazione del fascismo”.
Di coraggio Giorgia Meloni ne ha da vendere, ne ha fatto l’assunto della sua campagna per le primarie prima, delle politiche ora: coraggiosa sì, ma è anche politicamente intelligente.
“Credo non si debba fare un'altra campagna elettorale parlando del fascismo e di Mussolini - ha sottolineato -, perché è stato troppo facile, per troppi anni, fare campagna elettorale su temi del genere. Ora è il momento di parlare dei problemi degli italiani''.
Provo, allora io - sommessamente - ad affrontare un ragionamento quasi impossibile da sostenere in questo nostro strano Paese. Parto da una domanda forse bislacca: quali sarebbero, oggi, le ragioni, etiche e culturali del comunismo, senza l’antifascismo ancora militante? Quali sarebbero tali ragioni se private della custodia del culto della resistenza e della Costituzione, che ne conseguono?
L’antifascismo è un balsamo unificante, un totem da adorare, una sorta di dogma, un centro di gravità. E’ così e basta. L’antifascismo per i comunisti (sedicenti tali) è la ragione della vita, la tenuta rispetto alla provvisorietà, dimostrata nel corso della storia, della loro ideologia. Di più, sotto l’egida dell’antifascismo la sinistra s’incontra con mondi altrimenti a lei fisiologicamente lontani. E’ lì che il comunismo dialoga con certo mondo cattolico per esempio, ed è lì che il comunismo trova la patente per la democrazia. Una parola, democrazia, che spesso nelle battaglie politiche della sinistra è un vessillo sotto il quale ritrovarsi, uno scudo dietro al quale riparasi. Ideologia (qualunque ideologia), e democrazia sono, invece, incompatibili.
L’Italia è una Nazione divisa dalle ideologie e sostanzialmente ferma al dopoguerra, bloccata da odio ancestrale. Odio per gli sconfitti, odio per tutto ciò che è diverso dal canone ideato dai vincitori.
Non so quante generazioni dovranno passare per arrivare al disarmo dei cuori e delle menti. Chissà quante ere per arrivare a leggere vent’anni della nostra storia per quello che davvero sono: due decenni in cui si svolsero avvenimenti drammatici, politicamente e moralmente esecrabili senza esitazioni, ma anche - innegabilmente - diversi lustri nei quali l’Italia, emancipandosi da una dimensione ancor quasi medioevale, ebbe una sorta di rinascenza complessiva, un ruolo nuovo nel mondo e una scossa socio-economica che la indirizzò nell’era moderna. Il fascismo stesso, poi, soccombette alla sua ideologia: dall’idea rivoluzionaria, sociale e prospettica, all’odio, alla discriminazione delle razze, alla guerra.
Gli studi sul fenomeno fascista, sono stati per decenni fortemente influenzati dall'ottica politica della stessa storiografia. Quindi le interpretazioni del fascismo per anni sono state principalmente quella marxista (da Nicola Tranfaglia, a Enzo Collotti e Paolo Alatri), radicale (Gaetano Salvemini e Carlo Rosselli), fino a quella della storiografia cattolica (Gabriele De Rosa, Augusto Del Noce), a cui si è aggiunta quella liberale di Benedetto Croce e Luigi Salvatorelli.
Solo negli anni '60 studiosi stranieri come Ernst Nolte, George Mosse e James Gregor hanno studiato il fenomeno con distacco storico. A questa scuola si può ricondurre Renzo De Felice, che negli anni '70 rivoluzionò in Italia il dibattito storico, a partire dalla distinzione tra "fascismo regime" e il "fascismo movimento", seguito dai suoi allievi.
L'interpretazione che Renzo De Felice dà del fascismo si articola su tre temi fondamentali: l'origine socialista del pensiero di Mussolini e la differenza fra il fascismo e le dittature di destra contemporanee, la distinzione fra il "fascismo movimento" e il "fascismo regime", la realizzazione di un consenso popolare determinante per garantire stabilità e successo al regime fascista.
De Felice ha avuto il merito di scardinare l'univocità della storiografia sul fascismo, legata soltanto alla interpretazione marxista del fenomeno come reazione dei ceti dominanti all'irrompere delle masse in politica, grazie al socialismo. I suoi studi sono stati proseguiti dalla cosiddetta scuola defeliciana (Emilio Gentile, Francesco Perfetti, Giuseppe Parlato, Giovanni Sabbatucci) con enormi sacrifici personali. Fatiche intellettuali e umane che ancor oggi, com’è evidente dalle cronache delle ultime giornate, non sono abbastanza riconosciute.
Che le verità siano relative e condizionate da un sistema di riferimento, è il sintomo della megalomania individuale e di gruppo dei nostri tempi e in particolare di quelli trascorsi. Modernità oggi significa andare oltre. Anzi, futuro significa andare oltre.
Bisognerebbe capirlo nel profondo, una nazione non è una voce unica, ma un concerto. Ecco, a mio avviso un argomento da campagna elettorale: che nazione vogliamo essere? Non chiederei mai una pace che somiglia ad una pecorella di zucchero, ma vorrei che attraverso l’intelligenza, la buona fede e la cultura, si abbattessero i muri che ci dividono e si fortificassero quelli che difendono l’identità di ognuno.
Inserito da pietro46 il 01/02/2013 22:45:17
...anzi futuro significa andare oltre...ma significa forse non parlarne,non doverne parlare o aver paura di parlarne?A mio parere(ed a me fa piacere pensarla così)la colpa è della cultura di dx,che non risponde mai partendo dai piedi ma dalla testa seguendo l'impostazione predisposta dagli altri.E mi spiego.C'è qualcuno che abbia mai ricordato(neanche all'1% della storiografia antifascista)le origini del fascismo?Le cause della sua nascita?I perchè della sua nascita?Cosa succedeva non al tempo dei ns padri,ma al tempo dei ns nonni:cosa sono stati gli anni '19-20-21 e 22 per la maggioranza degli Italiani?Sicuro che qualcuno(pochi o molti non importa ma tanti sicuramente)non avrebbe un metro di giudizio diverso?Magari qualcuno (all'estremo forse)potrebbe ringraziare Lui e/o chi era con Lui per avergli evitato la 'bolscevizzazione' inseguita dagli avversari.E che sarebbe successa...Un grazie a coloro che non hanno permesso ai ns Padri di essere i precursori di ciò che successo in Polonia,Ungheria,Cecoslovacchia,Romania,Bulgaria,Lettonia,Estonia,Albania e Jugoslavia per rimanere nella Nazione Europa.Forse prima è da risolvere(ribaltando)questo,poi viene il resto:e senza sconti.
Inserito da pietro46 il 01/02/2013 22:45:17
...anzi futuro significa andare oltre...ma significa forse non parlarne,non doverne parlare o aver paura di parlarne?A mio parere(ed a me fa piacere pensarla così)la colpa è della cultura di dx,che non risponde mai partendo dai piedi ma dalla testa seguendo l'impostazione predisposta dagli altri.E mi spiego.C'è qualcuno che abbia mai ricordato(neanche all'1% della storiografia antifascista)le origini del fascismo?Le cause della sua nascita?I perchè della sua nascita?Cosa succedeva non al tempo dei ns padri,ma al tempo dei ns nonni:cosa sono stati gli anni '19-20-21 e 22 per la maggioranza degli Italiani?Sicuro che qualcuno(pochi o molti non importa ma tanti sicuramente)non avrebbe un metro di giudizio diverso?Magari qualcuno (all'estremo forse)potrebbe ringraziare Lui e/o chi era con Lui per avergli evitato la 'bolscevizzazione' inseguita dagli avversari.E che sarebbe successa...Un grazie a coloro che non hanno permesso ai ns Padri di essere i precursori di ciò che successo in Polonia,Ungheria,Cecoslovacchia,Romania,Bulgaria,Lettonia,Estonia,Albania e Jugoslavia per rimanere nella Nazione Europa.Forse prima è da risolvere(ribaltando)questo,poi viene il resto:e senza sconti.
Inserito da Franco Rossi il 01/02/2013 19:58:17
Personalmente ritengo che per la storiografia del Fascismo i tempi non siano maturi se è vero, come è vero, che ancora oggi c’è “scontro” fra Inglesi e Francesi su Napoleone. Ritengo, al contrario, che il fascismo e la “destra fascista” e la destra tout court siano “comodi alibi”, siano novelle “stelle di Davide” con il quale “escludere” o “criminalizzare” altri, per meri fini personali o di parte. Ritengo perciò che chi non si riconosce nella sinistra, chi non vuole dare alibi alla sinistra (che rappresenta si e no il 30% degli italiani) dovrebbe cominciare a ribaltare il concetto. Ad Ascoli, e poi a Roma, ho perorato un concetto: io NON sono di destra, semmai sono “loro” ad essere di sinistra ed a rifarsi a radici che la storia, anche economica, ha dimostrato essere portatrici di povertà e morte. Credo debba essere questa la “battaglia di civiltà” da fare per poter poi studiare adeguatamente e senza strumentazioni ideologiche la storia italiana
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