Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
erfido Renzi, in ottemperanza a quanto promesso durante la campagna delle primarie , ha risposto al grido di dolore di Bersani, che comincia a vedere la vittoria meno certa di qualche giorno fa.
Ed eccolo sul palco del comizio fiorentino, in veste di padrone di casa, a rintuzzare Monti che aveva evocato il 1921 (data di nascita del partito comunista) assimilandolo al Pd, a mostrare fratellanza solidale e con il compagno Pierluigi che per stare al pari con il Matteo fiorentino si toglie la giacca e rimane in maniche di camicia, che però si arrotola come aveva fatto durante la campagna per la corsa alla segreteria del partito.
E poi eccolo a La7 ospite di Lilli Gruber, insolitamente a disagio, la giornalista intendo, non potendo sfoderare la solita acidità travestita da bon ton austroungarico (come la Lilli ha provveduto a ricordare a Berlusconi qualche tempo fa). Già, come si fa? Renzi è pur sempre del Pd, per quanto eretico travestito per l’occasione da chierico, anzi è in trasmissione proprio per dar man forte alla campagna di Bersani, al quale passerà il testimone catodico, dopo poco il segretario infatti sarà ospite della trasmissione di Formigli Piazza Pulita.
A proposito, giornata scintillante di politica quella della emittente, in vendita perenne, di Telecom; questa mattina si erano avvicendati davanti alle telecamere Oscar Giannino a Omnibus, Mario Monti a Coffe Break, e Berlusconi a L’aria che tira. Va detto che La7 sta offrendo una splendida copertura alla campagna elettorale con programmi sempre interessanti e ben condotti. Sono così bravi i conduttori che, pur essendo tutti schieratissimi a sinistra (con eccezione forse della Gruber che si sospetta abbia simpatie per Monti), pur dimostrandolo non sono irritanti, non hanno quella militanza esibita che caratterizza la terza rete Rai, e talvolta sembrano anche imparziali, sembrano …
Torniamo a Renzi a Otto e ½ , come al solito ha dato prova di una capacità comunicativa che ormai supera quella di Berlusconi, battuta giusta, mai sopra le righe, semplice ma non banale, sempre giusto il tono di voce, non cerca di sovrapporsi al conduttore, non si lamenta se gli tolgono la parola ma se la riprende se occorre con garbo, è disciplinato e simpatico (certo non lo abbiamo mai visto in una arena televisiva ostile, ma insomma…).
Dicevamo che Renzi partecipa alla campagna elettorale del Pd, come promesso, per sostenere Bersani, e infatti, a parole, da intendersi come flatus vocis, lo fa. Dice che vuole che il Pd vinca e che “Pierluigi” sia il prossimo Presidente del Consiglio. Dice Che monti ha tradito le aspettative candidandosi… poi però quando si entra nel merito dei programmi torna fuori il Renzi delle primarie, quello che è stato sconfitto per intendersi, e torna a dire cose scomode per Bersani i bersaniani e i militanti del Pd, per esempio che non bisogna attaccare Berlusconi, che occorre portare l’elettorato deluso del centro destra a votare Pd, e dunque non demonizzare gli elettori “dell’altra parte”.
Dice addirittura che la proposta shock di Berlusconi sull’Imu la condivide ed è praticabilissima, aggiunge che il Cav. non è credibile, ma ormai il danno è fatto e puntualmente il povero Bersani è costretto ad annaspare davanti a Formigli che gli riporta quanto detto dal giovane Matteo.
Ammette candidamente e onestamente che il Pd ha responsabilità nell’affaire Monte dei Paschi, poi ovviamente aggiunge che Bersani non c’entra!
Nello stesso modo ammette quel certo qual affanno di una maratona elettorale che sembrava in discesa e comincia a mostrare qualche salita.
È molto simile ai conduttori di La7, Matteo Renzi, con grazia e garbo si mostra bersaniano e mentre lo dichiara con le parole lo contraddice con il significato, riaffermando la sua terzietà di rottamatore affatto pentito, solo dolorosamente sconfitto e costretto, dalla strategia, a rimanere sotto l’ala di papà Pd (come un tempo si stava sotto quella di mamma Dc).
Renzi è furbo, e perfido al tempo stesso, ha la stoffa vera del politico cinico, privo di scrupoli che punta al bersaglio e sa assorbire le sconfitte per non essere rigettato dal sistema. Sacrifica chiunque per il proprio personale progetto, anche in questo caso lo fa con garbo, e savoir faire, non litiga con nessuno, ma nessuno può contare su di lui se l’amicizia, la solidarietà o la semplice contiguità, può in qualche modo mettere a rischio il suo progetto, o lui crede possa metterlo a rischio.
Lo sa bene il Buon Gori che, dopo avergli fatto la campagna elettorale, avergli creato l’apparato da guerra del Big Bang, averlo addestrato ai meccanismi della comunicazione, non ha ricevuto da Matteo alcun appoggio nella candidatura alle primarie a Bergamo.
Lo sanno vari altri sodali rottamatori che dopo essersi spesi senza risparmio a favore di Renzi, sono stati abbandonati al loro destino perché Matteo non voleva urtare l’apparato di Partito che lo aveva sconfitto, ma nell’ambito quale sa di dover rimanere pagando il prezzo di non difendere gli amici.
Lo sa la ex sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino, da lui voluta, imposta, e a quanto dicono gli esperti di musica brava quindi meritevole del posto che ricopriva, ma mollata appena la Cgil ha mostrato di voler scendere sul sentiero di guerra.
Cgil significa ancora partito, e dunque by-by Colombo anche se hai agito in sintonia con Matteo.
Vorremmo mettere in guardia il nuovo commissario al Maggio voluto anch’esso da Renzi, se non sapessimo che non ne ha bisogno, fra simili l’incontro non farà né morti né feriti.
Inserito da NewBalance547 il 15/11/2014 11:04:18
Xs235New@163.com
Inserito da ghorio il 05/02/2013 12:51:47
In mancanza di oratori di calibro e di politici che abbiamo come obiettivo la soluzione dei problemi dei cittadini,non "lapoltica come professione" di weberiana memoria, ci"consoliamo" con Renzi. Non mi pare ,però, che il sindaco fiorentino abbia inciso su quella che si sta dimostrando la più noiosa e prevedibile campagna elettorale, nonstante l'agitarsi della "Sette", con le sue trasmissioni politiche che non si discostano dalle passerelle, vale per i giornalisti, sempre gli stessi, e per i politici, quasi sempre gli stessi, delle altre trasmissioni televisive. Giovanni Attinà
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