Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
on c’è fine al peggio. Abbiamo dovuto assistere alla rinuncia papale, atto terribile e sconvolgente per la comunità dei fedeli, sconcertante per tutti gli altri. Con quella rinuncia che ora –dopo le prime stupide, superficiali dichiarazioni: atto coraggioso, e simili idiozie adatte al potere temporale non a quello spirituale – sta manifestandosi agli occhi di tutti nella sua catastrofica valenza di dissoluzione di un punto di riferimento spirituale, il nostro mondo, il mondo occidentale, è piombato in un abisso senza ritorno.
Non ci piacciono i toni apocalittici, e ci fa ribrezzo l’enfasi catastrofista, ma di fronte alla scelta del Papa siamo rimasti attoniti e atterriti. Il Papa, capo e punto di riferimento della comunità spirituale, il Papa vicario di Cristo in terra, non il governatore dello Stato del Vaticano, lascia la sua alta missione. In questi tempi oscuri, dove vince il potere del denaro su qualunque altro valore, dove la vita vale meno del patrimonio, dove i delitti contro la vita (omicidio o stupro) trovano più facilmente indulgenza di quelli contro il patrimonio (truffa, estorsione, furto, aggiotaggio, peculato, ecc ecc), ci era rimasto solo il potere spirituale del Pontefice, la sua rappresentanza simbolica di un Dio che si carica dei nostri peccati e sale sulla croce per salvarci, lasciando perpetua testimonianza dell’amore sul quale noi potevamo contare nella figura del Papa, da lui prescelto attraverso l’illuminazione dello Spirito Santo. E noi credenti perché dovremmo continuare a sobbarcarci del fardello quotidiano se un Papa vi rinuncia?
Certo vale per chi crede, ma forse anche i laicisti più convinti non sono rimasti indifferenti alla gravità simbolica della scelta di Benedetto XVI.
In questa atmosfera cupa, lugubre, infausta, priva di speranze c’è un tizio, di cui non vi diremo il nome perché la sua impropria vanità non merita di avere la pubblicità che comunque cerca, che fa un appello, e lo dirama alle agenzie, affinché l’anello a sigillo papale non venga spezzato come vorrebbe la tradizione alla morte del pontefice, né biffato, cioè incisa una X sul disegno dello stemma. Biffatura che ha il duplice valore di rendere non più utilizzabile il segno papale nei documenti– un tempo autenticati dalla ceralacca con impresso il sigillo– e ovviamente quello di rappresentare nel suo simbolo in oro la fine di un papato.
E perché questo signore che si qualifica come storico dell’arte (ma ha al suo attivo un solo libro pubblicato nel 2012 dal titolo Thisisbjoux, che certo non lo qualifica come studioso di qualche significato) nonché maestro orafo, fa questo accorato appello chiamando in campo disordinatamente concetti che gli sono evidentemente estranei come conservazione (hanno accusato Benedetto XVI di essere conservatore ma lui ha recuperato il passato, argomenta il tizio) valore dei simboli, tradizione ecc.?
Semplice, perché quell’anello lo ha fatto lui (e immaginiamo non gratuitamente, ma non cambierebbe niente anche se così fosse), e gli ci sono volute ben 2, dicasi 2 ... settimane di lavoro per creare un ‘opera d’arte, tale lui la ritiene alla faccia della modestia del maestro orafo e storico dell’arte, che ora rischia di essere rovinata dalla biffatura rituale.
E già perché fare l’anello al Papa è una gran soddisfazione che può far poi lievitare i prezzi delle altre commesse, ma accettare che poi non rimanga a sua (del maestro orafo e storico dell’arte) imperitura gloria, questo no, non è accettabile.
E chi se ne frega se il mondo cattolico è in ginocchio, se i fedeli si raccolgono in preghiera per trovare conforto di fronte a quel che sta avvenendo. Ma non vorranno mica rovinare la sua “opera d’arte”.
Questo tizio che si sente un artista tanto importante e prezioso da avere l’improntitudine di lamentarsi di aver speso due settimane di lavoro. Due settimane di lavoro? Ma si rende conto di quel che dice, ma chi se ne frega delle due o duecento o duemila settimane di lavoro di un artigiano o di chiunque di noi di fronte al terremoto spirituale che abbiamo di fronte.
Ma non basta, il tizio chiede che il suo anello venga conservato integro fra i tesori della Chiesa. Ovviamente, immaginiamo, con tanto di nome del suo creatore in bell’evidenza e possibilmente anche una fotina, e naturalmente l’indirizzo del suo laboratorio, hai visto mai, il business è business!
PS Affinché verifichiate, cari lettori, da cosa nasce la nostra indignazione riportiamo di seguito il take di agenzia, nel quale ci limitiamo a sostituire il nome con le X, ebbene sì noi biffiamo il suo nome, perchè il tizio non merita la pubblicità per quanto negativa che gli potrebbe venire dal nostro articolo.
L'anello del "Pescatore" è “uno dei segni in disuso del papato che era stato recuperato da Papa Benedetto XVI”, ha un “forte richiamo simbolico” e per questo “mi auguro che non venga distrutto e credo che il collegio di esperti stia valutando proprio di non distruggerlo”. Parla XXXX YYYY, maestro orafo della scuola romana e storico dell'arte, che nel 2005 fu chiamato a realizzare l'anello del Papa
L'orafo ricorda che “è uno dei simboli, come altri segni, che erano stati recuperati” da Papa Ratzinger. Non avendo più la sua funzione di sigillo non era infatti stato più adottato dai Papi precedenti, “credo già dalla fine dell'800”, riferisce lo storico dell'arte.
Dunque l'anello ancora di più “è un segno di questo pontificato”. YYYY ricorda le “critiche strumentali: si diceva che era un Papa conservatore, invece aveva voluto recuperare un valore del passato. Basti pensare, per esempio, che l'anello è messo nella mano in cui benedice”. Per questo l'augurio è che venga conservato e non 'biffato'. Si parla infatti genericamente di distruzione ma il maestro artigiano spiega che l'annullamento dell'anello avveniva facendo una sorta di 'x', in modo tale che quando veniva utilizzato come sigillo fosse possibile subito capire che era stato deteriorato, e quindi annullato nella sua funzione.
L'augurio (“ma non perché ne sono l'autore ma per la sua forte carica simbolica”, torna a precisare) è che finisca intatto in qualche teca, nei musei o “nell'ufficio delle celebrazioni del pontefice”.
L'opera d'arte - ricorda ancora il maestro orafo – “tra la ricerca dei codici espressivi e la realizzazione richiese due settimane di lavoro. In uno stadio avanzato di lavorazione furono presentati al Papa due modelli e lui scelse il più classico”.
L'anello rappresenta San Pietro, il pescatore, e il colonnato e la piazza, ovvero “lo spazio fisico del pescatore vicario.
C'è quindi questo rapporto tra San Pietro che pesca e Benedetto che pesca. E il bagno di folla di ieri testimonia molto bene questo”. (ANSA).
Inserito da Italo il 07/03/2013 09:58:21
Buongiorno Signora Bartolini, Non ho il piacere di conoscerla e sapere lei di cosa si occupa. Io sono Italo Calvarese e faccio parte del clan dei "CIARLATANI" ma almeno faccio qualcosa nella vita. Ho letto con stupore la lettera scritta da una sua lettrice ( ma credo anche Carissima amica)Che parla di "Ciarlatani" Che rovinano "questo settore già in difficoltà". Le domande che vorrei fare sono 2, la prima è la seguente: Di quale settore parliamo? Visto che in tutte le firme messe non appare la voce "Maestro Orafo"? la seconda è: Forse la difficoltà di questo settore è dovuta propio all'incompetenza da parte di queste persone che gravitano "NEL MIO SETTORE" spinte magari da uomini potenti. Fanno corsi su corsi non capendo che i primi a doverli fare sono propio loro. Ho dimenticato di qualificarmi, non sono designer non insegno moda e non tengo corsi sono semplicemente un'artigiano orafo che fà il suo lavoro da 33 anni sono talmente umile che non mi permetterei mai di parlare del lavoro degli altri quando non ne ho le conoscenze. Le auguro buona giornata
Inserito da Loredana il 20/02/2013 10:14:32
Non so decidere se essere stupefatta, o meno, di fronte alla creatività e ampiezza dei punti di vista umani. Il gesto del Papa è già un atto rivoluzionario di per sé, e ciascuno può interpretarlo come vuole (atto coraggioso, atto di vigliaccheria, ecc.), anche alla luce della presenza di fede o meno. Questo non toglie che è uno scossone non indifferente. E qui abbiamo il realizzatore dell'anello che si preoccupa perché la sua opera non venga distrutta...non è cinicamente interessante? O cinico, in modo interessante? Di primo acchito vedo uno slancio di egoismo non indifferente. Pazienza se il Papa se ne va, ma, per favore! l'anello, no! Non saprei nemmeno esprimere un giudizio di biasimo verso questa persona così evidentemente preoccupata di se stessa e della propria opera, da sorvolare sull'evento "un po' più grande" della semplice biffatura di un anello...
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