Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Una scena della commedia
“Ho potuto così riunire in questo palcoscenico attori “siciliani” e attori “italiani” come voleva Brancati. E ho avuto la buona sorte di trovare qui attori come Pippo Pattavina che unisce alla “sicilitudine” la forza della migliore tradizione teatrale italiana, e scoprire nuovi attori come Valeria Contadino e storici caratteri come Marcello Perracchio e con loro Giovanni Guardiano, Veronica Gentili e Chiara Seminara. E il piacere di ritrovarmi con due attori “italiani” che mi sono cari per recenti comuni esperienze teatrali come Giovanna Di Rauso e Max Malatesta. Così come mi fa piacere ricordare l’aiuto determinante della fantasia di Santuzza Calì, siciliana anche lei, per le scene e i costumi e il contributo tecnico e non solo di Franco Buzzanca e del suo staff, la complicità del mio aiuto Marcello Scuderi e, infine, l’approfondimento critico e la utile rilettura, oggi, del testo assieme con Antonia Brancati. Perché, com’è noto, la commedia allora fu clamorosamente bocciata dalla censura e vide solo dopo molti anni, nel 1965, la possibilità di apparire sui palcoscenici italiani (e Luchino Visconti suggeriva per questo di rappresentarla in quegli anni significativamente a Parigi).”
Così Maurizio Scaparro, regista dell’edizione de La Governante che va in scena da domani al teatro della Pergola di Firenze. Questa commedia fu scritta nel 1952 dallo scrittore siciliano neorealista Vitaliano Brancati e subito censurata. E a proposito di censura: «Moralità? La moralità italiana consiste tutta nell'istituire la censura. Non solo non vogliono leggere o andare a teatro, ma vogliono essere sicuri che nelle commedie che non vedono e nei libri che non leggono non ci sia nessuna delle cose che essi fanno e dicono tutto il giorno. » Parole che Brancati fa dire allo scrittore Alessandro Bonivaglia nella commedia.
La scusa era quella del tema – allora molto scottante – dell’omosessualità, ma come ci rivela la figlia dell’autore: “mio padre sosteneva che la sostanza della vicenda è più la calunnia che l’amore fra le due donne”. Etica e responsabilità individuale fanno da sfondo ad un testo pieno di accenti polemici contro l’ipocrisia dei benpensanti cattolici, il filocomunismo borghese, i principi della Sicilia baronale e contro la censura stessa.
La censura ha segnato il cammino di quest’opera: Brancati morì nel 1954 e la Governante andò in scena per la prima volta a Parigi nel 1963. Per poterla presentare in Italia, la moglie ha dovuto aspettare l’abolizione della censura. Il debutto italiano è avvenuto il 22 gennaio 1965, protagonista lei stessa, Anna Proclemer, e un grande Gianrico Tedeschi nel ruolo di Platania. La regia era di Giuseppe Patroni Griffi, già noto drammaturgo, all’esordio come regista.
La commedia ha avuto altre celebri messe in scena in Italia: nel 1994 è stata presentata da Paola Pitagora, prima a fianco di Gabriele Ferzetti e poi di Pippo Pattavina – regia di Giorgio Albertazzi che riprendeva il ruolo che aveva interpretato nell’edizione del debutto: quello dello scrittore Bonivaglia. Nella stagione successiva, Albertazzi passava ad interpretare il ruolo di Platania, sempre a fianco di Paola Pitagora. Nella stagione 2001-2002 è stata messa in scena dal Teatro Stabile di Catania: interpreti Andrea Johnasson e Pippo Pattavina. Regia Walter Pagliaro.
Come mai la commedia ha dovuto emigrare dai cugini francesi per mostrarsi ? Con quali scomodità è così intima la trama? La vicenda si concentra su Caterina Leher, governante francese assunta in casa Platania, famiglia siciliana e borghese trapiantata a Roma. Leopoldo, il patriarca, ha sacrificato la vita di una figlia, morta suicida, ai pregiudizi della sua morale. Caterina è calvinista e viene considerata da tutti un modello d’integrità. Vive però segretamente la propria omosessualità, una «colpa» a cui si aggiunge quella d’aver attribuito a una giovane cameriera dei Platania le proprie stesse tendenze, causandone il licenziamento. Caterina si sente responsabile della morte della ragazza, coinvolta in un incidente mentre tornava al Sud: un peccato che la governante deciderà di espiare con il suicidio
La censura più che dall’omosessualità fu colpita dal ritratto della cultura conservatrice, ipocrita e conformista dell’epoca, dipinto dalle parole dello scrittore. Germe di una Sicilia e di una Italia dei nostri padri e dei nostri nonni, le cui tracce sono facilmente scopribili ancora oggi nella società italiana e che all’epoca Brancati sottolineò: da tutti i tabù sessuali, al gallismo, ai falsi moralismi, alle divisioni forzatamente etniche, alle censure appunto, alle ipocrisie dei poteri “ufficiali” di tutti i tempi.
Secondo Anna Proclemer: : «Forse i censori si fermarono all’apparenza di certi fatti narrati e non seppero o non vollero vedere che si trattava di una delle commedie più morali del teatro moderno. Sì, perché io credo che sia “morale” rappresentare il caso di coscienza di un essere che si dibatte nelle spire di un vizio che “non vuole accettare”. Anche se tutto il mondo intorno, anche se la filosofia stessa sembrano disposti ad assolverla, lei dice no. Rifiuta di essere liberata dal rimorso. “Vogliono togliermi il rimorso, il mio rimorso, il solo bene che nella vita …”, dice ad un certo punto. Rifiuta di essere perdonata, rifiuta di essere assolta. Riproporre al pubblico questa Governante è un segno, forse, che i fatti privati, i sentimenti personali, contano alla fin fine più di ogni altra cosa. E che finché continueremo a fare con il teatro delle esercitazioni di stile, sia pure ad alto livello, saremo condannati all’insoddisfazione e alla crisi. O il teatro diventa specchio della nostra vita personale e segreta, ci rappresenta cioè a tutti i livelli, non soltanto a quelli intellettuali e ideologici, o saremo ridotti all’alienazione e alla nevrosi».
“In questi momenti – conclude Scaparro - in cui l’Italia si interroga con grande preoccupazione sulla capacità o meno di resistere alle difficoltà economiche ma anche politiche, sociali, morali, culturali soprattutto, le sue parole sembrano così sorprendentemente superare il confine ristretto degli anni Cinquanta, che pure le avevano espresse.«Spirito di sacrificio? No. Non ho visto mai un ricco italiano proporre una legge che riduca i suoi guadagni per aumentare il benessere del suo Paese», dice ancora Bonivaglia. Forse anche per questo, mi piace dedicare questa fatica non soltanto a un divertito e tenero come eravamo, ma al come sapremo essere. Ai giovani, quindi, e al teatro, se saprà, come nei secoli ha saputo fare, aiutarci a costruire nuovi sogni e nuove realtà.”
Teatro della Pergola, la Governante, di Vitaliano Brancati.
scene e costumi Santuzza Calì; musiche Pippo Russo; luci Franco Buzzanca
con Pippo Pattavina, Giovanna Di Rauso, Max Malatesta, Marcello Perracchio, Giovanni Guardiano, Valeria Contadino , Veronica Gentili, Chiara Seminara.
Da martedì 26 febbraio a sabato 2 marzo; ore 20,45. Domenica 3 marzo ore 15,45.
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