Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
i è presentato come l'anti-partito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo ad una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odi, dei desideri. E' divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano».
Sono le parole che Antonio Gramsci usò nel 1921 per commentare l’ingresso in parlamento del Partito fascista, ora qualcuno le ha evocate per il movimento di Grillo cercando di paragonare l’imparagonabile. Quanta “destra” c’è nei grillini? Poco o nulla, solo che la storia si ripresenta spesso con condizioni simili e c’è sempre, bene o male, qualcuno che è capace a giocarsele a suo favore.
Fino a ieri il Movimento Cinque stelle, a mio avviso, non era un davvero fenomeno politico, ma un evento sociale e antropologico che ha cercato forma e senso con la politica e nella politica. Ora che la forma è sancita, vedremo di che pasta sono fatti, i grillini, e se avranno un senso politico. Un senso, che se trovato, potrebbe assicurare anche una possibile durata, che è anche un’indicazione metodologica per tutta la politica futura.
La vittoria di Grillo, comunque, getta un discreto tasso di follia sulla scena politica e sociale. Andato completamente fuori di zucca - come diceva Flaiano: evidentemente l’insuccesso gli ha dato alla testa - il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, prendendo atto della sconfitta di Rivoluzione civile, ha addirittura sostenuto che “il presidente Napolitano dovrebbe dare l'incarico a Beppe Grillo che è il vero vincitore di queste elezioni”. E Beppe Grillo ha già fatto sapere ai cronisti che sarà proprio lui ad andare da Napolitano per le consultazioni. “La Costituzione? Non e' perfettissima”. - Cosa dirà a Napolitano? “Beh, devo vedere. Sono personaggi che fanno parte della storia.” - Aspetta che crolli tutto? ''No, è già crollato tutto.''
Ora lo scenario per alcuni osservatori più plausibile, è che Grillo faccia un governo insieme al Pd, cedendo magari su 4 o 5 punti che non gli sembrano essenziali ma mantenendo quelli fortemente simbolici, come la riduzione del numero dei parlamentari, delle spese per i partiti e del finanziamento pubblico. Questo smaschererà, sempre a parere di certuni, il Pd, e Grillo raggiungerà il suo obbiettivo: distruggere il sistema dei partiti. Non saprei. Dipende dal livello di cocciutaggine e mitomania di Bersani e dal grado di politica che i grillini intendono adottare. Intanto il leader dei Cinque stelle ha già fatto sapere di essere contro un cosiddetto governissimo Pd-Pdl. “Noi lo impediremo” ha detto, mentre per il Quirinale ha lanciato la candidatura di Dario Fo. Forse con l’intento di sostituire l’intera la Repubblica con una compagnia teatrale.
Ma, Grillo o non Grillo, lo scettro resta al presidente Napolitano che, con un occhio all'Unione Europea, dovrà cercare soluzioni tampone che - comunque sia - non daranno per davvero il giusto respiro al Paese.
Un governo Pd-Pd, magari presieduto da una figura “istituzionale” di rango forse potrebbe sortire da qui a qualche settimana. Pochi, ma qualificati punti in agenda, qualche personalità politica di primo piano nei dicasteri chiave (Interni, Esteri e Tesoro) per accompagnare il Paese a nuove elezioni con modalità più adeguate alla stabilità, potrebbe, al momento, essere la soluzione più a portata di mano per il presidente Napolitano (al quale qualche responsabilità sulla attuale situazione va data). Al ritorno dalla Germania e dopo aver incontrato a Roma il segretario di Stato americano Kerry, il presidente avrà (e darà) più elementi per decidere sul da farsi.
Intanto c’è da chiedersi in che clima e con quale legittimità si possa giungere all’elezione del suo successore, tanto che potrebbe egli stesso protrarre il suo mandato fino ad altre repentine elezioni politiche. Ma non troppo repentine visto che perfino l’Osservatore romano, pur condannando senza appello l’attuale legge elettorale, quale principale causa di ingovernabilità, scrive che “appare impensabile un imminente ritorno alle urne”.
Bersani è apparso totalmente “occhettizzato”, privo di un’idea per il futuro, pronto ad un’alleanza “a la cart”. In conferenza stampa gli mancava solo il colapasta in testa. Era smarrito. Il suo alleato Vendola ha già posto il veto ad un governo con il Pdl, lui velatamente ha criticato Monti, se l’è presa con la legge elettorale, facendo finta di non capire che senza il “porcellum” anche alla Camera, con quello 0,4 di scarto, se la sarebbe vista brutta, ma non ha dato chiavi di lettura per il futuro più immediato. In sala aleggia il termine “governo di scopo”, ma lo scopo più profondo sfugge.
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