Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Cover coat
II e ultima parte.
Se in linea generale possiamo
suddividere i cappotti in monopetto e doppiopetto, dobbiamo altresì andare
oltre e conoscere i sei tipi di paltò che, dal mio punto di vista, sono la
quintessenza dell’eleganza e del classico. Almeno uno di essi dovrebbe stare in
ogni armadio di un gentiluomo.
I sei cappotti più famosi al mondo.
In primo luogo, il Chesterfield. I duchi del casato di Chesterfield, sono stati
quelli che hanno reso popolare questo pastrano a metà del
XIX secolo. Anche se il modello può essere a doppiopetto, il più richiesto da
sempre è il monopetto attraversato da una singola riga di bottoni. I suoi
colori più comuni sono il blu, il beige o il nero. Tuttavia, la lana grigia a
spina di pesce -con colletto di velluto nero- rappresenta l’apice del Chesterfield.
Il cappotto britannico, caldo e avvolgente, ha le sue origini in campo
militare. Nel nostro paese possiamo vederlo solo ai sopraffini intenditori, ma
anche perché la lana Melton è forse troppo calda per le nostre temperature.
Disponibile anche in uno speciale tessuto chiamato cavalleria o in cashmere.
Il Crombie-Coat è il soprabito più sicuro e polivalente per usarlo nelle grandi città.
Il colore blu è perfetto per l'autunno e l'inverno. Questo cappotto è molto facile da trovare nei negozi più importanti del mondo. Una prestigiosa casa britannica che lo vende dal 1898, garantisce che chi esce dalla porta del negozio con il Crombie può tranquillamente raccontare in giro che sta indossando un pezzo di storia del mondo classico britannico.
Il Cover Coat è l’opzione perfetta per coloro che non apprezzano il Chesterfield. Concepito per l’equitazione e la caccia (lo si denota dalle ampie e generose tasche che servivano quale contenitore per salvare le munizioni), oggi è tranquillamente indossabile anche in città.Nella sua versione più attuale il Cover è stretto, non supera il ginocchio ed è composto da un tessuto leggero che può essere indossato per la maggior parte dell’anno. Un'altra tipica caratteristica di questo coat sono le quattro cuciture parallele che ha ai polsi e nel bordo inferiore (noto come railroadings). Il colore dev’essere categoricamente marrone.
Come nel Chesterfield,
il collo è rivestito di velluto.
Il Polo Coat è il cappotto americano per eccellenza. Gli statunitensi lo amano proprio, essendo reso popolare dai più famosi negozi da uomo degli Stati Uniti, per la sua eccezionale indossabilità, ed è nei loro cataloghi vendite dal 1910. La sua caratteristica primaria sono le tasche di grandi dimensioni che consentono l’introduzione di quasi ogni tipo di oggetto.
All'inizio fu confezionato con peli di cammello mentre oggi è cucito con la lana. Il colore fondamentale è un esteso beige, anche se durante questi anni, le vetrine più prestigiose di Jermyn Street, lo hanno ridefinito con una stupenda tonalità di blu, colore che meglio sa adattarsi alle differenti occasioni.
Tra i sei "must" non possiamo non citare il cappotto Tirolese. Di taglio semplice, ha una vestibilità ampia e arriva fin sotto il ginocchio. Di collo rovesciato quasi a dolcevita, evidenzia una lunga apertura posteriore.
Benchè lo si possa notare in svariati colori, il
verde dovrebbe essere sempre la scelta primaria.
A concludere la serie, il Casentino, “il panno”, come lo chiamiamo noi toscani fin dai tempi dei Medici. Una vecchia storia narra che alcuni abitanti di Stia (Arezzo), pagavano le loro tasse con un panno di tessuto formato da lana Casentino e lana Orbace ( lavorata per i Padri Camaldolesi).
In seguito il Casentino venne apprezzato dai signori del loco,
feudatari e prosperi mercanteggianti. La scelta ricadeva sulla classica tinta
arancio che, sembra essere nata da un errore nella mistura chimica. Ancora oggi
questo cappotto viene indossato da persone appartenenti a note famiglie
italiane, sebbene anche gli americani ne vadano entusiasti. Esso viene
confezionato a doppiopetto, con la martingala e una grossa apertura sul retro;
fodera tassativamente verde bottiglia e collo di lupo o di volpe. Negli ultimi
anni anche le tonalità blu, verde, senape, marrone, nero hanno avuto il suo
notevole riscontro.
Un abito, per buoni
che siano il suo tessuto e la rifinitura, se si usa con relativa frequenza ha
una data di scadenza; il cappotto se di ottima mano, può durare una vita e più.
Ci sono sempre capi nel guardaroba di ogni gentiluomo a cui riserviamo
particolare affetto; di solito questi indumenti sono quelli che ci accompagnano
anno dopo anno nelle circostanze più diverse. Nel mio caso, sono il primo paio
di scarpe Church's con due cambi di suola, una giacca in tweed -marrone e
beige- con toppe ai gomiti e benché sia, a dir poco, lacerata non smetterà mai,
finché vivrò, di occupare una posizione speciale nel mio guardaroba.
Questo è il grande vantaggio dei capi classici e ben rifiniti; non passano mai
di moda e più il tempo trascorre inesorabile
più noi aggiungiamo affetto a questi nostri fedeli amici.
Ancorché un paltò sartoriale sia il massimo dell’eleganza, non vedo la
necessità di spendere tanto denaro in aggiunta per la sua creazione, dal
momento che i tessuti utilizzati nelle versioni griffate sono più che
accettabili disponendo di una vasta scelta di taglie. Quando stiamo acquistando
il nostro soprabito non dobbiamo dimenticare mai di indossare un vestito, in
quanto è importante assicurarsi prima di tutto la lunghezza corretta delle
spalle.
Una delle discussioni più accese che ho avuto sulla moda maschile classica si
incentrò sulla convenienza o no di portare la pochette nella tasca esterna del
cappotto, simil giacca. Da una parte, analizzando il significato della parola
"cappotto", il mio interlocutore affermava che l’utilizzo di detto
fazzoletto era totalmente inappropriato perché il cappotto deve essere
superiore a qualsiasi impegno, anche alla pochette. Io, al contrario,
influenzato dal look di certi principi e appoggiando le parole di Alan Flusser “tutte
le tasche del paltò devono essere occupate da un fazzoletto, possibilmente con
iniziali ricamate”, mi esponevo a favore del pocket square.
Comunque a mio
modesto parere, il vestire un cappotto come quelli sopra presentati, è già un
segno di distinzione che ci permette di differenziarci dalla massa, senza la
necessità di caricarlo con un
pezzetto di tessuto.
Ora dobbiamo solo sperare che un bel freddo pungente cominci ad abbracciarci
gelidamente, così da godere del nostro affidabile partner.
Buona eleganza a tutti!
Inserito da tjcrprft il 29/11/2022 00:19:57
Totalità.it - La ricercatezza dell'uomo in paltò (II parte) atjcrprft tjcrprft http://www.gk6k5m241wnl888l22q3c0d4h3zr9v2bs.org/ [url=http://www.gk6k5m241wnl888l22q3c0d4h3zr9v2bs.org/]utjcrprft[/url]
Inserito da boos_woos67 il 28/11/2011 15:34:13
Moltissimi complimenti!!!!
Inserito da bstasi il 28/11/2011 09:54:37
II° MESSAGGIO Gentile sig. Massimo Melani, abbiamo già piacevolmente consultato alcuni suoi lavori all' interno di questo riuscitissimo sito web. Saremmo molto interessati ad una futuribile collaborazione con lei pertanto, con la sua gradita approvazione, gradiremmo una sua risposta alla ns mail suindicata evidenziante il suo interesse. Non appena ricevuta un nOstro addetto provvederà a contattarla immediatamente. Con i migliori saluti. Redazione Condè Nast, Milano P.zza Castello 27
Inserito da Condè Nast Milano il 27/11/2011 21:35:24
Gentile sig. Massimo Melani, abbiamo già piacevolmente consultato alcuni suoi lavori all' interno di questo riuscitissimo sito web. Saremmo molto interessati ad una futuribile collaborazione con lei pertanto, con la sua gradita approvazione, gradiremmo una sua risposta alla ns mail suindicata evidenziante il suo interesse. Non appena ricevuta un nOstro addetto provvederà a contattarla immediatamente. Con i migliori saluti. Redazione Condè Nast, Milano P.zza Castello 27
Inserito da piero44 il 27/11/2011 14:36:59
Caro Melani, questo è uno dei suoi pezzi più felici. Complimenti da tutta la famiglia .