Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La menzogna ripetuta all'infinito diventa verità" è un'affermazine di Joseph Goebbels, un
tedesco del Reich. Su quest'affermazione gli Stati Uniti d'America hanno costruito
e costruiscono la loro politica quotidiana, che sia interna o estera.
L'affermazione goebbelsiana, con gli States, attraverso essi, è divenuta un
dato di fatto, in quanto tale, riesce ad assumere ancor più sembianza di
verità. Ma è nell'osservazione quotidiana degli eventi che questo si mostra
evidente. Citiamone uno recente: il summit italiano tenuto a Roma lo scorso 28
febbraio a proposito della Siria. Lì, presenti nove ministri tra cui Giulio
Terzi, il neo Segretario di Stato Usa John Kerry, il turco Ahmad Davutoglu, il
britannico William Hague nonchè Moaz el-Khatib, capo di quei ribelli siriani
che da tempo si sono autodenominati "Coalizione d'Opposizione
Siriana", si è giunti al Comunicato ufficiale. In esso si accusa il
Governo di Assad di "crimini contro l'umanità", si accusano i paesi
che forniscono armi al "regime" siriano (Governo Legittimo)
sottintendendo la Russia, e ci si impegna in un maggior supporto politico e
materiale alla Coalizione, riconosciuta e resa legittima anch'essa in quanto rappresentanza
del popolo siriano, esattamente ciò che si fece alla fine degli anni '90 con i
Talebani in Afghanistan. Ma è proprio quando si giunge a sostenere, superando
ogni ipocrisia, che gli States, alleati inclusi, mai forniranno armi ai ribelli
bensì aiuti economici, alimentari, sanitari e "strumenti" in difesa
del popolo, ovvero giubbetti antiproiettili e cose del genere, che il summit
dichiara, afferma e sottoscrive, ripetendola, la menzogna. E' ben noto il
supporto bellico di armi made in Usa vendute ai ribelli siriani subito dopo un
primo momento di natura spionistica e di rete web, ovvero armi senza
detonazioni. Ma sono cose che abbiamo detto in pagine e pagine, cose che
evidenziano come in questi nostri giorni, dietro ogni persecuzione settaria, ogni
"primavera araba", ogni accusa di armi illecite, ogni accusa di
inasprimento di regime etc., al di là di alcune briciole di verità più o meno
utilizzate, c'è la menzogna ripetuta all'infinito dal soggetto di turno. E il
soggetto, in questo caso di menzogna ripetuta che ci interessa, è da tempo
sempre lo stesso. E il motivo primario dell'attuale soggetto è sempre lo
stesso, sempre lo stesso motivo che ingloba le azioni belliche o parabelliche
contemporanee e che dall'oriente si stanno spostando nel Pacifico, anzi si sono
spostate anche: lo smembramento della Cina, come accadde per l'URSS poco dopo
l'inzio di questa fase fortemente menzognera. Solita geopolitica sì, ma, quel
che è interessante è proprio l'uso della menzogna ripetuta ad obnubilare. Tutto
quindi serve alla menzogna, fa da cornice alla menzogna, da strumento di sfondo
alla menzogna.
Dagli zoom sulle risorse naturali in luoghi "interessanti", alla
destabilizzazione e o distruzione di Governi che apportano o potrebbero
apportare disturbo al raggiungimento dell'obiettivo finale, per cui vanno fatti
fuori. Dalla messa in rete di manuali scaricabili quali ad esempio Shalp,
apparentemente innoquo, in realtà ideato per manovrare popoli che si vuole
giungano alla rivolta, all'uso di droni in aree da "bonificare" a
scopo militare o di disturbo locale. Dalla sofisticata manipolazione
tecnologica meteorologica per cui, si fa credere a distruzioni causate dai
monsoni, per dirne una, lì dove i monsoni non hanno mai spirato né spireranno
per via della conformazione montuosa presente nell'area, alle accuse al
nucleare iraniano. Dalle uccisioni tra Pakistan ed india sul confine kasmiro
dietro il plausibile schermo della vecchia diatriba, alle minacce alla Corea
del Nord, alleato della Cina. E così via, potremmo carrellare sull'intero
pianeta perché ovunque, ma proprio ovunque, la zampa della menzogna ripetuta si
fa evidente all'infinito, viene mostrata verità. Certo, non v'è dubbio che
tutto questo sia antropologicamente molto ma molto interessante.
Ma altrettanto interessante antropologicamente è che il protrarsi di questa
tattica strategica, alla fin fine sia risultata banale mettendo in moto azioni
e reazioni. I paesi interessati dalle unghiate della menzogna ripetuta, in
quanto subita, o in procinto d'esser tale, negli effetti, si sono stancati e,
come il bonzo dell'aneddoto, stanno aspettando lungo il fiume che la corrente
porti il cadavere del nemico.
In questi paesi i movimenti in atto costituiti da piccoli e grandi incontri,
quotidiane attenzioni, piccoli e grandi chiarimenti regionali oltre le tensioni
storiche, sono molti. C'è il recente accordo Iran-Pakistan sulla lotta al
terrorismo settario che comporta una quotidiana collaborazione a scopo
protettivo della popolazione pakistana sciita e ancor più hazara. C'è il
chiarimento, recente anch'esso, Pakistan-India circa le rispettive vittime sul
confine del Kasmir di cui, dopo essersi accusati vicendevolmente, i due paesi
hanno scoperto che le uccisioni avevano origine estranea ad entrambi, per cui è
partita una collaborazione di controllo coordinato. C'è il porto di Gwadar che
in territorio baluchi (Pakistan) è lo sbocco cinese nel Golfo Persico, il che
comporta anche la costruzione d'una strada attraverso il Pakistan in
collaborazione con la Cina. Ci sono accordi sull'estrazione mineraria sia in
Afghanistan che in Pakistan sempre da parte cinese ma con assoluta
collaborazione dei paesi proprietari dei siti e possibilità di lavoro per i
locali. C'è sempre la Cina che ha rafforzato l'alleanza non solo con la Corea
del Nord, ma con Laos, Cambogia, Mianmar proprio per controbilanciare
l'avanzata Usa in Asia. Poi, tra molte altre cose ci sono due pipeline
centro-estremo asiatiche, quelle due vie-gasdotto che gli Usa ed Israele
avversano con ogni mezzo.
Così, mentre Israele, appunto, occidente trapiantato in medio oriente,
autoesentatosi dall'osservare ogni legge, ogni Convenzione che sia di Ginevra o
altro, ogni Trattato come ogni diritto umano, continua ad allungare il
serpente di cemento in Cisgiornania distruggendo, dimezzando, frammentando
proprietà e vite altrui, sì da crearne di proprie, da porre limiti e
costrizioni che impediscano in futuro qualsivoglia formazione dello Stato di
Palestina, altri serpenti s'allungano tra i paesi protagonisti della regione in
senso ampio, ad unificare. Coloro che li hanno voluti e i locali li chiamano le
"vie della pace", sono le due pipeline di cui sopra, il gasdotto TAPI
(Turkmenistan Afghanistan Pakistan Iran) e l' IPi (Iran Pakistan).
Il TAPI, di vecchia progettazione, inizialmente appoggiato dagli Usa, poi
fermato per motivi immaginabili, poi ripreso. Operativo dal 2018, si snoda su
1680 km., con una portata di 33miliardi di metri cubi all'anno di gas naturale.
Parte dal Turkmenistan attraversa l'Afghanistan ad Herat e Kandahar, entra in
Pakistan a Quetta e Multan giunge a Fazilka in India. I suoi effetti positivi
sono già in corso con costruzioni di strade statali, alberghi, uffici lungo i
confini.
L' IPi è già costruito nella parte iraniana operativo dal 2014. E'
altamente avversato. Lo scorso 29 gennaio, Michael Dodman, Console Generale
Usa, ha minacciato il Pakistan di sanzioni sì che abbandonasse il progetto.
Risultato della minaccia nullo. Lungo 2700 km. con una portata di 22miliardi di
metri cubi all'anno con possibilità futura di oltrepassare i 50miliardi di
metri cubi di gas naturale, l'IPi passa per le iraniane Bandar Abbas e
Iranshahr e le pakistane Khuzdar fino a Multan. Ma quel che ci ha fatto
sorridere di soddisfazione è stato il prosieguo della risposta alle minacce: la
probabilità di prolungare il gasdotto fino a Delhi ovvero India o, altra probabilità,
la Cina potrebbe partecipare alla costruzione e l'IPi cambierebbe percorso in
Pakistan e la raggiungerebbe.
Il fatto è che per quanto la menzogna possa essere ripetuta all'infinito
diventa verità solo in apparenza, ché per sua intima struttura non può
trasformarsi in verità ma solo assumerne sembianza. Il fatto è che popoli come
quelli che andiamo ad incendiare, che siano fisiche o morali le fiamme, prima o
poi vanno oltre la sembianza. Così, per natura. Prima o poi.
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