Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
ulle cause della crisi della destra politica è già stato scritto. La diaspora (voluta ? subita ? cercata ?) in atto: residue presenze parlamentari, di quella che fu la “grande destra italiana”, nel PdL; flebili segnali di vita dalla neonata formazione “Fratelli d’Italia”; l’occasione mancata da “La Destra”; il tramonto annunciato di Fli; sparsi brandelli di radicalismo (Forza Nuova, Fiamma Tricolore, Casa Pound).
La fotografia è oggettivamente disarmante.
Un ciclo si è chiuso. Bisogna prenderne atto. E dunque uno nuovo se ne deve aprire per chi crede comunque nel valore ideale e programmatico di una tradizione politica etichettabile come “di destra”, ma ben più complessa di una generica collocazione “a destra”.
Padri e padrini, caporali e colonnelli hanno fatto il loro tempo. Non ci interessa giudicarli. Non staremo a ricapitolare i meriti della “discesa in campo” del Berlusconi del 1994. Sono agli atti. Appartengono alla Storia di questo nostro Paese. Ora bisogna però guardare avanti, partendo da quel minimo (o massimo) comune denominatore fatto di idee, programmi, aspettative che sono il vero “zoccolo duro” di quel mondo, oggi poco e male rappresentato politicamente.
Da qui l’invito, una volta metabolizzata la sconfitta politica, a cercare e trovare forme e contenuti in grado di ricostruire un’area politica, di riaccendere passioni e speranze, di porre le fondamenta per un’auspicata ed auspicabile “Costituente di Riscossa Nazionale”.
Per questo ci vogliono idee e regole chiare, partendo certamente dall’esperienza fin qui compiuta, anche dentro il PdL, ma consapevoli che occorra andare oltre i limiti dell’attuale PdL, arroccato intorno alla figura del leader salvifico, ma incapace di trasformarsi in uno strumento politico efficace e partecipato, ponendo chiari discrimini di metodo e di merito:
- Rifiutare finalmente l’idea di un falso “moderatismo”, che troppe volte, almeno nel passato, ha significato compromesso, immobilismo, conformismo. E’ tempo di essere chiari negli obiettivi e nelle strategie.
- Ricomporre ed aggregare un’area politica ed ideale che si riconosca in un un’idea di politica rigorosa e forte, onesta ed appassionata, che sappia misurarsi sui problemi dell’oggi, con lo sguardo rivolto ad dopodomani, alle reali necessità del popolo italiano, del territorio, delle comunità locali.
- Ritrovare su questa strada l’idea dello Stato, non uno Stato omnia facies, ma certamente omnia potens, simbolo di coesione, di forza, di rigore, di efficienza.
- Lavorare per un’idea politica capace di leggere la realtà contemporanea (piuttosto che rinchiudersi negli steccati degli slogan), pronta ad interpretarla, impegnata a mobilitare e rappresentare nuove energie politiche, sociali e culturali.
- Credere in una politica partecipata e coinvolgente, che chiami a raccolta i ceti produttivi, i lavoratori di ogni categoria, che si confronti con l’associazionismo, con il mondo del volontariato, con i comitati presenti sul territorio, rifuggendo finalmente ogni chiusura ideologica, nella consapevolezza che a nuova crisi occorre rispondere con nuovi strumenti d’intervento.
- Individuare regole e modalità per fare emergere una nuova classe dirigente, espressione del territorio, delle categorie produttive, degli interessi reali della gente. Per questo bisogna iniziare a porre limiti al numero dei mandati (in tutte le assemblee elettive: dai comuni al Parlamento), consentendo, attraverso lo strumento diffuso delle primarie, la scelta di rappresentanti non subiti, ma sentiti come propri dagli elettori.
- Finirla con una visione della politica come conformismo, quieto vivere, retorica, urlo senza costrutto, silenzio pavido, gretto conservatorismo.
- Risvegliare le coscienze di chi ancora crede che valga la pena impegnarsi in una grande battaglia civile, fatta nel nome dell’onestà, della partecipazione, del volontarismo.
In sintesi: si torni finalmente a parlare di idee, di progetti, di speranze. Ne abbiamo tutti bisogno per uscire da questa notte e tornare a “sognare”, a occhi aperti.
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