Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
o alla perdita di sovranità, no alla perdita di identità. No alla “omosessualizzazione” (mi si consenta l’orrido neologismo) della società Forse, sarebbe ora di ripartire da alcune grandi affermazioni di principio, su cui da un pezzo si è fatto silenzio o si è preferito guardare da un ‘altra parte.
Sicuramente, se la destra è scomparsa (grazie a Dio,visto come si era ridotta) è anche perché si è trasformata da alternativa al sistema a mosca cocchiera del medesimo. Diciamo pure che molti dei suoi esponenti, provenissero dal MSI o da altri lidi, hanno semplicemente dato l’impressione di avere una gigantesca fame arretrata di potere, gettandosi sul lauto pasto peggio di un branco scrofe sul brago. E chi è senza peccato, a qualsiasi livello, scagli la prima pietra.
Ma non si tratta, ora, di ribadire concetti e discorsi già fatti e tristemente verificati. Occorre se mai decidere da dove, da cosa e da chi ripartire. Perché qui il problema non è tanto “la destra” in quanto tale, ma il futuro del nostro paese: e se chi si sente di una certa area, culturale e spirituale ancor prima che politica, è o meno disposto a cercare di giocare un ruolo, se non altro per evitare che, se possibile, si sprofondi ancora più in basso.
Per usare una espressione forse abusata ma sempre valida, è il caso di dire che la “Destra” ha volutamente perduto, in questi ultimi anni, la “guerra delle parole”. Il “politicamente corretto”, concetto di squisita ascendenza giacobina, è infatti la ghigliottina del pensiero, uno strumento di repressione benedetto dai santoni della democrazia ed esercitato con una spietatezza molto più infame di quella attribuita (e quanto a ragione, ci sarebbe ampiamente da discutere) alla Santa Inquisizione.
Un esempio è proprio quello che sta accadendo, in questi ultimi anni, per quanto riguarda tutto ciò che è gay. Premessa l’ovvia e indiscutibile libertà di ciascuno di gestire la propria sessualità ed affettività come meglio crede, si vuole – anzi si esige – oggi porre sullo stesso piano le convivenze omosessuali con quelle della famiglia “naturale” , basata sull’unione dei due sessi, arrivando a quel vero e proprio ossimoro che è il “matrimonio gay”. Ma la cosa più incredibile è il silenzio di chi potrebbe e dovrebbe legittimamente opporsi, nel timore di passare per l’appunto per “politicamente scorretto”: movimenti e organizzazioni politiche che per anni hanno fatto della famiglia uno dei loro cardini programmatici, su questo tema hanno glissato o quantomeno evitato di prendere una posizione decisa.
Nessuno certo si sogna di sostenere che gli omosessuali debbano essere discriminati o tanto meno perseguitati. Ma oggi, a essere perseguitato, è chiunque osi sostenere il primato della eterosessualità, sentendosi vomitare addosso accuse di “omofobia”, minacce di denunce e talvolta vero e proprio linciaggio mediatico. E senza che dal mondo della politica si levi una voce di difesa.
Ma, si potrebbe obbiettare, lo dicono anche le “normative Europee”. Ecco un’altra delle lame della “ghigliottina” del politicamente corretto. Tutto quanto viene dall’Europa, da sant’Euro alle norme di convivenza sociale, è sacro e intangibile: non importa se e quanto sia compatibile con le tradizioni, le esigenze, le tradizioni giuridiche e storiche dei singoli paesi membri. Quella di “antieuropeista” è un’altra della grandi gogne mediatiche a cui appendere chiunque non si dimostri servo devoto zelatore di Bruxelles. Anche su questo la destra (o meglio, certa Destra) aveva un tempo idee ben precise: un concetto di Europa che non fosse solo quella dei mercanti e dei mercati (e aggiungiamoci oggi pure i finanzieri) ; un’Europa che partisse da valori e tradizioni culturali e civili comuni, anche nel rispetto delle profonde diversità: senza contare che unirsi non significa necessariamente abdicare alla propria sovranità e dignità di nazione, come troppo spesso si è visto in passato.
E infine: basta con le discriminazioni ai danni del popolo italiano, non solo nel contesto europeo, ma anche e soprattutto in quello nazionale. Dire che la legge deve essere davvero uguale per tutti, avere il coraggio di portare sino in fondo la guerra alle varie lobbies che soffocano il nostro paese in tutti i settori possibili e immaginabili: dalla politica, all’università e alla cultura, alla finanza: tutta una serie di caste grandi e piccole pronte a soffocare il merito e esaltare il proprio privilegio. Senza dimenticare, magari, quel patrimonio di “destra sociale” totalmente disperso e dimenticato negli ultimi anni, l’attenzione alla categorie più deboli senza per questo scadere nel più bieco assistenzialismo (e clientelarismo). E norme certe per tutti: non si deve più aver paura di essere tacciati di razzisti affermando che un delinquente è tale e basta, che sia italiano o extracomunitario. Paradossalmente, oggi questi ultimi godono di tutta una serie di immunità e privilegi che il cittadino italiano, che “beneficia” soltanto dei ritrovati fiscali di un governo dopo l’altro (e ognuno peggiore del precedente) neppure si sogna.
Ripartire dunque da pochi, semplici, ma qualificanti punti: e possibilmente anche con persone qualificate, evitando residuati bellici, cacciatori di poltrone famelici, opportunisti e intellettuali in cerca di proprietario: fauna bieca e triste che da troppo tempo, senza distinzione di segno, si aggira nel sottobosco della politica italiana.
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