Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La vecchiaia, o senilità che dir si voglia, dovrebbe essere un processo naturale nella vita di ogni essere umano, che rappresenta l'arrivo di un momento logico, e quindi che aspettavamo. Tuttavia, la realtà è un'altra a causa della società che ci spinge a non accettare il processo d’invecchiamento, a lottarvi contro, a negarlo con tutte le forze, infine, a resistergli per non accettare il suo arrivo nella nostra vita.
E', molto comune, trovarci in una conversazione e parlare dell'età dei nostri genitori, o di chiunque altro, e udire frasi come “hai 60anni? Ma se sei ancora giovane!”; “ hai compiuto i 70? Ma, sembri un giovanotto e hai ancora tanto da vivere”; “75anni? Non li dimostri davvero, e poi non sei così vecchio, guardati!”
C’è come un bisogno di rimandare, e di negare l'inizio della vecchiaia e delle sue conseguenze negative, perché durante il tragitto abbiamo perso la valutazione delle caratteristiche positive di quell'ultima tappa della nostra vita.
Naturalmente, dietro la necessità di rimandare l'arrivo di tal stagione, esiste prima di tutto, la necessità ancora più forte di negare l'accettazione della morte, del nostro addio da questo mondo, a prescindere da ogni credo religioso occidentale. Mentre alcuni accettano un’ esistenza trascendentale dopo la vita, molti di noi continuano a volere prolungare l'esistenza in questo unico mondo del quale possiamo rendere conto reale.
La vecchiaia, rappresentata nella mitologia greca attraversol'archetipo di Sénex, viene dal latino "senis", che significa vecchio in termini di età.
Le lingue romaniche poi preferirono il termine"vetus Veteris" .
E fu aggiunta la parola "senatores" .
Da Sènex derivarono vocaboli come senile, senilità, signore, senatore, e il latino "senior", si usa in contrapposizione a "junior" . Molti di questi sensi hanno una connotazione positiva, e nelle antiche società tribali la persona vecchia era valutata per la sua saggezza e l'esperienza accumulata nel corso degli anni.
Anche, gli sciamani delle tribù, erano gli individui più anziani, ai quali erano concessi rispetto, status, e la possibilità di decisioni importanti in merito ai grandi temi della tribù.
Oggi, però, abbiamo spogliato la parola Sènex da ogni tipo di valutazione positiva, lasciando significare solo una sorta di debolezze e cose negative.
Per noi, nella quotidianità, la senilità è debilitazione organica e mentale insita nella vecchiaia mesma.
La cruda realtà è che l’anziano non rientra in una società frenetica e in continua evoluzione, che rifugge la vecchiaia e che è prevalentemente una collettività apollinea la quale apprezza e adora la "gioventù eterna", e nella quale facciamo qualunque cosa per non invecchiare.
L’individuo vecchio sa per esperienza ciò che gli altri non sanno o hanno bisogno di imparare da lui, sia dallo spazio morale, in termini di costumi, o nelle abitudini di sopravvivenza sociale.
Dovrebbero trasformarsi in rappresentazioni ancestrali, con un bagaglio di vissuto e memorie inalterabili, come una figura unica ed insostituibile di esperienze e conoscenza di vita particolarmente preziosi.
Nel nostro inconscio collettivo questa immagine di saggezza è riconosciuta attraverso proverbi popolari, come " Il diavolo sa più cose perchè è vecchio".
Il Sénex ha due visioni opposte, dipendendo dalla maniera nella quale abbiamo vissuto la nostra gioventù e maturità: una visione negativa che potrebbe essere vista come l’"Orco" o l’ "anziano amareggiato"; ed una visione positiva che chiameremo il "Vecchio Saggio."
Queste visioni le abbiamo riconosciute in figure come quelle del "vecchio dittatore" o il "mago Merlino", e più recentemente, in personaggi cinematografici, come la famosa saga di Guerre Stellari, nelle figure di "Yoda" o di "Palpatine/Darth Sidious".
Il Senex negativoè il risultato di una divisione di esperienze, e una connessione non appropriata tra i giovani e l'età adulta, in cui non riusciamo a integrare e accettare alcune delle nostre esperienze personali o da traumi infantili o da decisioni inappropriate nella nostra gioventù ed età matura.
Allora, non potendo integrare appropriatamente tutta la nostra vita, e sentirla interiormente come un'unità che riusciamo a ringraziare ed apprezzare, continuiamo a trasformarci in questo "Orco", poco stimato socialmente.
Il Senex positivo, d'altra parte, è il risultato di un'appropriata unificazione del vissuto, di essere riusciti a consolidare completamente la nostra esperienza vitale, sentendo che tutto quello che ci toccò vivere è parte di un apprendistato che riuscì a fare di noi, in ogni particolare momento dell’esistenza, gli esseri che siamo oggi.
Il Sénex positivo, riflette allora questa unità vitale, dando passo all'apparizione del "Vecchio Saggio" che si riferisce ad un individuo che integrò la sua infanzia, la sua adolescenza e la sua maturità in una persona che consolidò tutta questa esperienza e saggezza, ottenuta attraverso gli anni.
Questo mio pezzo, in altre parole, invita a guardare dentro di noi per capire cosa intendiamo veramente quando pronunciamo la parola vecchiaia, se già lo siamo o saremo, dal momento lavorativo sino alla coscienza personale di cosa stiamo facendo e siamo, e di quanto siamo stati capaci di accettare o non della vita che ci è toccato vivere, per rendere possibile una senilità consona, degna e saggia.
Inserito da Beatrice il 05/03/2013 17:36:51
Proprio oggi pensavo al concetto di libertà. Soprattutto riferito al mondo femminile, ma si può ampliare un po' a tutto l'universo umano. Mi sono domandata: ma le donne occidentali sono davvero libere? No, ho risposto. Non sono libere di invecchiare, di dimostrare i loro anni, di non essere più affascinanti. Siamo in realtà prigionere di un'immagine, di un essere giovani e belli per sempre e a tutti i costi. Non abbiamo un burqa che annulli la nostra identità, ma abbiamo prigioni che non si vedono. E il nostro mondo è pieno di prigioni. Ampliando il discorso al concetto generale di vecchiaia, rattrista il fatto che questa abbia perso totalmente di valore agli occhi della società, anzi, essa è un peso, da cancellare e allontanare il più possibile. In ogni epoca esiste il positivo e il negativo, e sicuramente dovremmo rimpiangere quelle epoche in cui rughe e capelli bianchi erano accettati come segno di saggezza, di un lungo percorso compiuto, da rispettare. Rimpiangere la possibilità dei vestiti ampi, che sapevano coprire chili di troppo e cellulite, corpi non perfetti ma che venivano vissuti con grande serenità. Grazie Max, un bellissimo articolo.
Inserito da Loredana il 05/03/2013 14:29:21
La nostra epoca ha il terrore di tutto quello che è vecchio, oppure con imperfezioni, e ci martella con operazioni di marketing sulle rughe, sulla cellulite, sui capelli grigi, ecc. Siamo quasi obbligati a restare giovani: e perché poi? Tuttavia, il cuoio invecchiato di una borsa o di una valigia è più bello e aumenta il valore dell'oggetto. Un mobile dei secoli scorsi viene valutato e apprezzato sicuramente un pochino di più di una super struttura moderna dell'Ikea, con tutto il rispetto. Ci focalizziamo su alcuni aspetti anche poco piacevoli dell'essere anziani, e non sul tesoro di vita che nel frattempo si è accumulato. Se ogni frutto ha la sua stagione, perché non dovremmo viverle tutte?
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