Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
sì, sarebbe un vero peccato se ora la politica perdesse questa immensa, forse ultima, occasione di riscatto. In un certo senso hanno ragione alcuni sparuti esponenti del Pd: Grillo va affrontato. E, aggiungo, smascherato. Grillo è un autentico approfittatore politico e sociale. Solo grazie al cosiddetto “porcellum” è riuscito a portare a compimento la sua cinica operazione politica-elettorale. E’ stato semplice entrare in un parlamento in cui si giunge con il voto a “scatola chiusa” e con una campagna elettorale basata solo sulla forza onirica del leader e sulle sue profetiche suggestioni. Lo sarebbe davvero meno in un sistema con i collegi e ancor meno se fosse introdotto il doppio turno. Ma li avete visti i grillini? Ma chi li voterebbe mai? O meglio ancora, chi li voterebbe se i partiti fossero in grado di contrapporre loro una più autorevole alternativa sul territorio.
Ecco. Una più autorevole alternativa ci vorrebbe ora al governo. Un esecutivo di personalità di esperienza e di comprovata onestà (dai, fate uno sforzo che tra qui e lì, ce ne sono!) che, già in pochi mesi, porti a compimento una serie di riforme necessarie tanto al Paese, tanto al recupero di credibilità del sistema dei partiti, i quali - hai voglia a credere a Griilo - sono lo strumento ancora più idoneo alla tenuta della democrazia. Il governo che verrà dovrebbe essere così coeso e strategico da mettere in agenda anche alcuni fondamentali punti del programma del movimento 5 Stelle, e non solo per vedere l’effetto che fa. Ma per osservare l’opposizione sgonfiarsi nelle sue ragioni più autentiche. E poi è assolutamente necessario che il nuovo governo faccia una legge elettorale che riveli al Paese il mascheramento, anzi il bluff avvenuto alle ultime elezioni. Grillo non è la soluzione, ma la soluzione finale.
Per trovare ulteriore credibilità, a mio avviso, l’esecutivo non dovrebbe essere costituito direttamente da esponenti o da dirigenti dei partiti, ma da personalità politiche espresse da questi. I partiti, quindi, dovrebbero tornare al loro ruolo di incubatori di iniziative, di idee e di consenso, e in tal modo un governo così composto, potrebbe essere e sentirsi emancipato dalla partitocrazia. Dallo strapotere, insomma, degli apparati partitici spesso portatori di interessi personali.
Il concetto è sempre lo stesso: la buona politica vince sul movimentismo destrutturato espresso dalla protesta. E’ giunto il momento che la buona politica, le persone per bene che fanno politica, già dentro i partiti, si riprendano i loro spazi, magari costringendo coloro che li hanno portati al loro minimo storico di autorevolezza a lasciare per sempre il timone.
Nel Pd, credo siamo vicini alla resa dei conti. Bersani ha le ore contate. Napolitano, forse, gli darà l’incarico per la formazione di un governo, ma con l’ipoteca di fallimento già sancita. E nel partito sarà rivoluzione. Ma la pregiudiziale che i vertici hanno nei confronti del Pdl e, soprattutto di Berlusconi, è ancora superiore alla ragionevolezza. A rischio di ripetermi: nel Pd hanno già perso. Debbono solo capire come uscirne con meno danni. E il minore non è certo l’inseguimento di Grillo su derive di ogni genere, che rischiano di annacquare un’identità già ampiamente smarrita. Forse lo capiranno?
Nel centro destra mi pare si insista ancora un po’ troppo sulla conservazione del vecchio apparato. Un peccato. E’ facile immaginare che il Pdl, così come è oggi strutturato, nonostante il risultato elettorale, sia all’ultimo giro di boa. La sua dirigenza, soprattutto, è tenuta assieme - come più volte detto - da una leadership ancora forte dal punto di vista del consenso, ma tremendamente messa in crisi da una inesorabile macchina della giustizia che prima o poi farà centro. E più che colpito, affondato, sarà colpiti finiti.
E allora nel Pdl ci vorrebbe una classe dirigente che alla generosità di Berlusconi chieda ancora di più. Chieda, per esempio, di mettersi eroicamente da parte, proprio all’indomani della sua più inaspettata vittoria (come farebbe un campione), per permettere la costituzione di una larga alleanza di governo. Per il governo del riscatto nazionale che passa attraverso la redenzione della politica.
Tutte le altre ipotesi sono deleterie per la democrazia. Portano ad un ulteriore svilimento del ruolo dei partiti nella vita della Repubblica, con il rischio di un grillismo diffuso e inesorabilmente in crescita. Mi sembrano scenari al momento ipotizzati ma difficilmente praticabili, tanto un governo Bersani (o di un esponente Pd) di minoranza alla mercè delle maggioranze variabili, quanto un esecutivo del presidente che metta ancora assieme una squadra di tecnici (ma dove li prendono?) capaci di avere la fiducia delle Camere e portare fuori dal guado politico, economico e istituzionale l’Italia, con l’autorevolezza necessaria al momento.
Governo del riscatto nazionale, suona bene, eh? Ma sì, lasciatemi sognare.
Inserito da Francesco il 05/03/2013 22:35:48
Complimenti!! Mi trovo in sintonia con il pensiero espresso. E' mai possibile che in quella "camera" non ci siano persone per bene? Gente che si dia da fare per i figli e nipoti, che si preoccupino di dare stabilità al proprio paese, l'Italia e gli italiani, presenti e futuri hanno il diritto di trovare ciò che di buono si sa e si deve fare. Li ho visti i grillini. Non credono ai propri occhi, essi stessi e il loro leader, stanno pensando: ma è prprio vero quello che sta succedendo? e adesso come si fa?! stanno pensando che è molto meglio essere i Bastian contrari che avere la responsabilità del decidere. Mi fanno tenerezza. Francesco
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