Editoriale

Gli insopportabili e stupidi auspici politicamente corretti (?) sul prossimo papa

Don Gallo si augura un papa gay, altri un papa nero, c'è chi chiede una papessa, ma nessuno sembra sperare in un buon pastore di anime

Domenico Del Nero

di Domenico Del Nero

e lo immaginate …. Habemus papam! E  invece di un uomo vestito di bianco, un anzianotto signore in talare rosa che comincia a buttare paci ( e baci)  selezionati alla parte maschile della folla ….

Non varrebbe neppure la pena di prendere in considerazioni i ragli di un don Gallo qualsiasi, che pure hanno raccolto una audience mediatica degna di assai miglior causa che con la … “beotificazione” sacerdotale,  se esse non offrissero tutto sommato l’occasione per una riflessione tra il goliardico e il disincantato. Torna in mente una cattivissima barzelletta su un pontefice “chiacchierato” del passato , che era più o meno così:  un ambasciatore di un paese straniero si reca in Vaticano a rendere omaggio al papa. Gli bacia l’anello e con tono ammirato esclama: “Santità, che bell’anello!” La “santità” in questione arrossisce, si guarda in giro, gli strizza l’occhio e gli fa: “eh, se vedeste la parure con gli orecchini … ma non me li fanno mai portare! “

Ecco, forse questo piacerebbe ai don gallo (la minuscola è voluta e dovuta) della situazione.  Un papa gay dichiarato e magari – perché  no … pure “praticante”. Portiamo  la sessuomania anche sul trono di Pietro … e già che ci siamo, perché non una papessa?

O si potrebbe ricordare una battuta “cattiva” ma esemplare di Indro Montanelli, a proposito di un altro prete “progressista” in occasione della sua scomparsa (e per rispetto, meglio tacerne il nome, anche perché in confronto a certi gallinacei era comunque perlomeno un essere umano): il grande giornalista disse allora che questo sacerdote, ora che doveva presentarsi davanti al suo Principale, avrebbe dovuto giustificarsi non tanto per aver detto certe cose, quanto per aver sentito il bisogno di dirle vestito da prete.

“Siamo tutti figli e figlie di Dio” sostiene ora l’ineffabile sacerdote …. Vero, nonostante tutto anche certi preti lo sono  e soprattutto dovrebbero anche servirlo e servire da esempio, invece di mettersi in vetrina come avanzi di sessantottismo talmente rancido da superare in muffa persino quello del PD. Ma il vero problema – e qui la questione si fa ben più seria – è un altro.

Veritatem facentes in caritate è il motto – bellissimo – di un istituto sacerdotale che prepara i futuri ministri di Dio secondo l’ eterna tradizione della Chiesa. E a differenza di tanti seminari diocesani, non conosce crisi di vocazioni, ma se mai di “alloggi”, considerando il numero elevato di giovani che ogni anno chiedono di potervi compiere la loro formazione.  Lottare per la verità in spirito di carità: ecco la splendida missione della  Chiesa. E se non c’è alcun dubbio che tutti siamo figli di Dio, questo non significa che tutti si  sia all’altezza di cotanto Padre: e questo vale per chiunque, di qualsiasi orientamento, sessuale e non. Chi è senza peccato scagli al prima pietra è forse la frase più  reale che Cristo abbia pronunciato.

Comunque la si pensi sul gesto finale di Papa Ratzinger, non si dovrebbe dimenticare  che sin dal primo giorno del suo pontificato egli individuò nel relativismo il più terribile dei male della contemporaneità: una sorta di supermarket in cui il Bene e il Male sono indifferentemente mescolati  e dove tutte le “verità” sono sullo stesso piano. Meglio allora la posizione del vecchio sofista Gorgia, per cui la verità non esiste e se anche esistesse non sarebbe conoscibile e comunque non comunicabile.  Ma essere credenti in una fede religiosa e rifiutare l’esistenza di una Verità è una grossolana contraddizione in termini. E qui entra in gioco il secondo termine del discorso, la Carità.  Credere  in una Verità non significa giudicare nessuno, entrare nel guazzabuglio del cuore umano con la pretesa di sdipanarlo. Il rispetto della persona è uno dei principi ribaditi più volte anche nel Catechismo della Chiesa Cattolica; insieme però, alla massima fermezza nel respingere ciò che è contrario ai principi di una Fede che nessuno impone, ma che si accetta – o si respinge – in piena e assoluta libertà. 

Essere cattolici non è un obbligo, è una scelta e un cammino in salita. E sentire, proprio alla vigilia dell’elezione del nuovo pontefice, quello che forse il grande Guareschi avrebbe definito “ un acconto di prete” non solo fare discorsi simili, ma anche “rilanciare” dicendo che se lui diventasse papa  direbbe subito sì ad altre amene cosette come la pillola del giorno dopo la dice lunga sullo stato di grande confusione che regna in certi settori di Santa Romana Chiesa.

Un augurio dunque per il nuovo pontefice è che faccia suo questo splendido motto: agire per la verità in spirito di carità. Certo oggi le verità della chiesa sono scomode, fuori moda,  vanno contro tutto ciò che è politicamente corretto ed eticamente corrotto, ma che proprio per questo fa tanto” fino”: si dimentica che amare qualcuno, anche nel contesto familiare (e i risultati si vedono, e come!) non significa lasciargli fare tutto ciò che vuole, ma anche e talvolta soprattutto  saperlo indirizzare verso un bene maggiore del capriccio del momento; anche a costo di privazioni e sacrifici.

Quando la Chiesa ha cercato di inseguire la modernità si è resa ridicola come la vecchia signora imbellettata di pirandelliana memoria, senza oltre a tutto ottenere il minimo risultato, anzi.  Senza bisogno di scagliare anatemi, il suo compito dovrebbe essere, soprattutto in questo tormentatissimo terzo millennio, indicare una strada di coerenza e di sacrificio, ricordando anche e soprattutto  che per il credente questo mondo e i suoi feticci non sono la sua ultima meta, senza per questo rinunciare a vivere o estraniarsi dal presente. Ma se la dimensione del sacro e del trascendente deve essere quella dell’eternità, allora forse esistono cose più importanti dell’omosessualità e in generale dello sessuolatria contemporanea.   E fa un’enorme tristezza, tra tanto starnazzare di galli, pensare che l’unico a essere stato  scomunicato in tempi recenti sia stato  il vescovo “tradizionalista” monsignor Marcel  Lefevre, solo per aver cercato una coerenza che altri potevano quotidianamente irridere senza conseguenza alcuna.  E un merito – non certo tra gli ultimi – dell’ormai emerito pontefice è stato proprio quello di cercare di rimediare a questo assurdo, intento che probabilmente aveva un significato molto più vasto della pur rispettabilissima e splendida messa di Rito Romano Antico, a parere di molti assai più edificante di “disco messe” e comizi d’altare.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Loredana il 09/03/2013 19:55:17

    Mi era sfuggito l'auspicio del papa gay: posso sperare che fosse solo una battuta un po' grossolana? Credo che, prima ancora di augurarsi un papa "etichettato" (gay, non gay, nero, italiano, sudamericano, ecc.), sia bene augurarsi un papa, come si dice nell'articolo "buon pastore di anime". L'ultima papessa a salire al soglio, non ha fatto una buona fine, e per la Chiesa e i suoi fedeli attuali, avere una donna sacerdote sarebbe come mostrare un ebook a Gutenberg il giorno dopo l'inaugurazione della sua prima macchina da stampa. Mi sembra che i tempi attuali siano difficili e confusi, sia per la Chiesa, sia per i suoi fedeli, per cui forse vale la pena ritornare a certi valori, e anche ripensarli in chiave attuale. Forse è vero che la Chiesa si è ridicolizzata quando ha tentato di ammodernarsi, probabilmente perché non lo ha fatto nel modo giusto o più consono per lei. Se è vero che la fede interessa una dimensione interiore umana che è eterna e trasversale, gli elementi esterni (società e atteggiamenti, punti di vista) cambiano, e non possono fare a meno di influire anche sulla sfera spirituale, che diventa preda di dubbi. I dubbi, spesso, sono positivi, almeno finché spingono a cercare risposte, mantenendo vivi e caldi spirito e mente. La vecchia signora pirandelliana, nel suo tentativo di essere giovane per mantenere l'interesse e l'amore del suo compagno, ha esagerato con il trucco e gli abiti corti, che non erano adatti a lei. Ma se ci guardiamo intorno, ci sono tantissime vecchie signore che sono splendide giovani perché hanno saputo trovare una via più profonda e più efficace per diventare moderne, senza affidarsi solo agli orpelli esteriori.

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