Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La magistratura italiana arriva alla fine degli anni ‘80 in una condizione estremamente infelice.
Esce dal famigerato periodo dei cupi anni ’70 ove si caratterizzava come la vera e sola mano armata della DC contro chiunque volesse contrastarla.
I magistrati verranno ribattezzati “sepolcri imbiancati” dal
più famoso giornale di sinistra: gli anarchici verranno sbattuti fuori dalle
finestre e si dirà che “si sono suicidati” apponendo il sigillo dell’archiviazione, le persone a cui
la polizia ha sparato senza un minimo ritegno saranno definite “ morti
accidentali” fino all’archiviazione grazie
a giudici compiacenti…
Ma gli anni ‘80, si dimostreranno per la magistratura, ancora peggiori.
La struttura era visibilmente contaminata, l’ affaire dei pentiti si mostrava talmente immorale che la morte di Enzo Tortora porterà il nostro Paese all’approvazione di un referendum per la responsabilità civile del magistrato: se costui rovina un individuo ingiustamente, potrà essere citato a giudizio.
I pentiti erano dei veri e propri fantocci nelle mani dei PM: alcuni di questi delinquenti erano obbligati a ricordare eventi accaduti precedentemente alla loro fraternizzazione con la mafia, certuni facevano imprigionare un tale perché sollecitati da qualcuno in alto, altri si facevano belli facendo condannare una persona per avere uno sconto di pena.
Come ora, anche in tali anni, era oggettivamente impossibile avere una giusta giustizia, e il paese, come oggi, iniziava a perdere importanti investimenti con l’estero.
La magistratura di dimostrerà, come al dì d’oggi, un ente deteriorato, costosissimo, privilegiato, e tuttavia a cui non resta denaro per la carta da fotocopiare.
Pensate fosse un problema organico-strutturale? Macché, negli
ultimi 20 anni se si era moltiplicato qualcosa era il numero di tribunali (dal
TAR alle varie corporature giudiziali, dai giudici di pace ai tribunali del
cittadino, e via dicendo) ma la capacità, invece, di accrescere diminuiva
scandalosamente.
Le indagini per mafia andavano volutamente a rilento, in quanto certune, guaste
e corrotte, procure siciliane erano, come oggi, piene di “corvi” che lasciavano
trapelare i vari accertamenti giuridici dei giudici colleghi, fino al punto di ostacolarle
pesantemente: l’Antimafia era talmente screditata che un celeberrimo intellettuale
dell’isola arrivò a definirla, con profonda disistima, una forma di mafia.
Poi arriveremo agli anni ’90 con la stesura delle prime normative europee, con
i relativi modelli giuridici, ove inizierà da parte dell’Europa tutta una
metodologia per riformare la magistratura italiana. Dopo, come accennato sopra, il referendum sulla
responsabilità civile dei magistrati, dopo l’intuizione di corruzione quasi
endemica e dopo che ogni giudice dalle decine di incarichi extragiudiziari di
arbitrato, che spesso era in conflitto con i propri interessi o con quelli di
parenti ed amici, il problema della legge in Italia diveniva di primaria
importanza; ma non per tutti!
Fine Prima Parte
Inserito da Uriel il 30/12/2013 00:48:56
Kein Pfusch
Inserito da Loredana il 11/03/2013 18:59:34
Da una parte sono contenta perché questo articolo mi aiuta a fare chiarezza in un ambito così controverso e difficile come la magistratura italiana, che ogni tanto mi sembra più incomprensibile del cubo di Rubik. Dall'altra, sono sconfortata: è sempre più vero che non si è evoluta affatto dall'Azzeccagarbugli manzoniano...? Eppure il diritto è nato in questo Paese! Evidentemente, diritto e magistrati non sono due cose che viaggiano necessariamente nello stesso scompartimento.
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