Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Allora le persone di destra si diranno: “ è chiaro, essendo toghe rosse, non andranno mai a colpire la sinistra, o solo quando non ne potranno proprio fare a meno”.
Personalmente ritengo che la magistratura, soprattutto a causa di Violante, abbia da sempre coesistito meglio con la sinistra che con tutti gli altri schieramenti politici, fatta eccezione quando -al benché minimo problema- di far fuori anche un governo di sinistra, quello Prodi per esempio, quando Mastella ebbe a minacciare una riforma profonda del codice penale... ed intendo il casus intercettazioni.
Da qui, capimmo tutti, nolenti o volenti, che chi tocca i giudici muore, e non solo metaforicamente.
Le intercettazioni sono uno di quei business, origine di costrizioni
e di notizie segrete trasmigrate verso
coloro che ne hanno urgente bisogno.
Basti riportare alla memoria un’intervista del 2009 al magistrato Clementina
Forleo da parte di Klaus Davi, la quale affermava:
“La magistratura italiana è allo sbando,
nell’ organo di autogoverno (Csm) ormai domina un pensiero unico amministrato
dai soliti sacerdoti con la toga. È arrivato il momento di fare un passo contro
le correnti, correnti che assomigliano a piccoli partiti, capaci di mandare nei
posti direttivi vecchie signore piuttosto che i magistrati scelti per merito.
La riforma del Csm, dunque, è inevitabile: è necessaria la separazione delle
carriere e la creazione di due Csm: uno per la magistratura giudicante e un
altro per quella requirente”.
Lo stesso Pannella, che con i radicali, negli anni ’80 cominciò le battaglie senza tregua a favore di Tortora, tutt’oggi non ha minimamente messo da parte questo enorme problema.
La separazione delle carriere, per i radicali, per la stessa Emma Bonino, e per chi è obbiettivamente fuori dai giochi di potere, è di primaria necessità perché da ciò si otterrà maggiore obiettività, autonomia e terzietà, condizione imperante di chi in un rapporto giuridico deve essere equidistante rispetto alle parti in causa, slegando le funzioni del giudice da quelle del PM.
Il vero, unico, scopo -di detta magistratura- è quello di disonorare qualsiasi governo si permetta, o lo pensi solamente, di proporre una vera riforma della giustizia, che impedisca loro di continuare a godere degli innumerevoli privilegi, che metta mano alla tantissima corruzione che alimenta le procure, che faccia sorgere un sistema giuridico snello ed efficiente.
Quindi, ben venga, per la magistratura tutta un Presidente del Senato ex giudice, ben venga la candidatura di questo o quel PM che se non verrà eletto tornerà a far danni nei tribunali di competenza.
Ben venga un Governo di sinistra atto a interessarsi in modo
trascurabile in merito alle riforme della giustizia.
Insomma, la magistratura è un vero partito a se’, che appoggia questo o quel
colore solo per convenienza, ma il cui unico scopo è, e sarà sempre, solo
quello di combattere qualsiasi schieramento politico volto a migliorare la
degradante situazione della legge in Italia, fregandosene altamente dei
richiami continui della UE e dell’apparato economico europeo che evidenzia ogni
volta che “senza legge non ci sono veri
contratti, e senza contratto l’economia morirà".
Ora, come ora, la Magistratura Italiana potrebbe essere paragonata all’ordine deiCavalieri della tavola rotonda ma, nel
nostro caso, senza alcuna verifica e senza la minima disciplina interna, autogestendosi
solo per la loro sopravvivenza e non per il bene comune di una giusta giustizia e della legge tutta.
Inserito da Loredana il 18/03/2013 15:12:52
Sento parlare da moltissimo tempo di separazione delle carriere in magistratura, ma non ho mai visto passi avanti in quella direzione. Ora mi sembra una creatura puramente intellettuale, fantastica, solida quanto gli unicorni. In Italia fa così paura, da evitare accuratamente qualunque tentativo di metterla in atto, mentre negli altri paesi è normalità banale, banalissima. Eppure, non mi sembra che un giudice o un magistrato straniero vivano da miserabili, disprezzati e isolati da tutti. Mi sbaglio?
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