Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La bellissima Frinè durante il Processo
Nel V secolo a.C., i templi della religione dichiararono le prostitute “sacre domestiche degli dei”.
In tutte le epoche, in tutti i paesi, la prostituzione non è mai mancata.
La soddisfazione dei desideri sessuali in cambio di una somma di denaro, senza preoccupazioni per le conseguenze morali o materiali, senza un prologo esteso o un epilogo, di gran convenienza dal punto di vista dell'uomo, è stato, ed è, il fondamento della prostituzione. La parola prostituzione proviene dal latino, prostitutus.
La parola putagium , fornicazione, si riferiva a chi vendeva il proprio sesso.
I greci, non solo trasformarono la prostituzione in sacra, ma arrivarono a creare livelli diversi di cortigiane.
Le hetairas, cortigiane colte, occupavano il primo livello, chiamato anche livello epicureo.
Esse attiravano gli uomini facoltosi e danarosi affinché finanziassero i loro servizi sessuali, e lo facevano con l’ingegno, l’educazione e la squisita bellezza.
La sacra Frinè
Tutte queste erano caratteristiche che comunemente non si trovavano, né si aspettavano, dalle cortigiane di livello minore.
Le hetairas costituivano il livello più alto tra le prostitute.
A differenza delle altre, non si accontentavano di offrire solo servizi sessuali e le loro prestazioni non erano sempre puntuali come da richiesta.
Paragonabili, in certa certa qual misura alle geishe giapponesi, possedevano un'educazione accurata ed erano capaci di prendere parte alle conversazioni con la gente più colta del villaggio; erano indipendenti e potevano regolarmente amministrare i propri beni.
Frinè, fu la prostituta più famosa dell’antica Grecia.
Una hetaira, era una donna di compagnia, dalla vita libera, ma molto differente dal normale concetto di prostituta, definito "pailakas".
Le hetaires sapevano cantare, ballare ed avevano una raffinata educazione che permetteva loro di intavolare qualunque tipo di conversazione, erano inoltre qualificate come "le amiche dell'anima", sebbene, accompagnassero ogni loro cosa con un grande fascino personale.
Friné, nacque nell'anno 328 A. Cristo, a Thespies, e appena adolescente iniziò a lavorare come venditrice ambulante e pastorella.
Tuttavia, la sua gran bellezza non passò inosservata ed un ammiratore la portò ad Atene affinché studiasse nella scuola per cortigiane di primo livello, la scuola delle hetairas.
Fu amante dello scultore greco Prassitele che la utilizzò come modello per tutte le voluttuose statue di Afrodite, dea dell'amore.
Bisogna pur ricordare che tra i greci la donna, ad eccezione delle hetairas, non godeva di prestigio ed era considerata quasi un male necessario per assicurare la continuità alla specie.
Paragonare una donna a una dea, d’altronde, non era ben visto, e fu per tal motivo che Frinè, da molti raffigurata come tale, venne accusata di empietà… che non era poca cosa, poiché a giudizio dei greci e in accordo con le loro credenze, era uno dei delitti più gravi che potevano commettersi.
Così, ella, venne arrestata e portata in giudizio.
Su richiesta dello scultore Prassitele, che temeva per lei la morte, le venne affidato il miglior oratore-avvocato di Grecia per difenderla in tribunale; il suo nome era Hispárides.
Ma tutta la retorica del prestigioso declamatore non riuscì a convincere i giudici né avere influenza sul loro verdetto.
Friné, era ormai quasi condannata quando il suo difensore, come ultima risorsa, ordinò che la donna si spogliasse davanti ai giudici, per dimostrare che la sua bellezza era tale da essere comparata a quella di una dea.
Quando la giovane si tolse il mantello il silenzio regnò sovrano.
Il processo
I giudici, ripresisi da tale visione deliberarono in pochi minuti, decretando l’innocenza di Frinè, che poté tornare a fare da amante, e modella, al suo innamoratissimo scultore.
Ella, musa del grande Prassitele, dopo che i macedoni distrussero la città di Tebe si offrì per sovvenzionare la ricostruzione della stessa a condizione, però, che fosse eretta una scritta alle porte della città con questa dicitura: "Alessandro la distrusse, ma Friné, l'hetaira, la sollevò di nuovo".
Inserito da il 15/02/2021 12:53:08
Inserito da Loredana il 18/03/2013 17:42:56
La bellezza delle donne può distruggere, ma anche far rinsavire. Perché uccidere e lasciare che quel tesoro di bellezza finisse preda della morte? Questa sì che sarebbe stata un'empietà. Proprio in questi giorni sto leggendo un libro sul Femminile e sui modi di manifestarsi, tra cui esiste questo controverso della prostituta sacra. Non ho ancora le idee ben chiare, ma mi sembra di capire che i ruoli femminili, dall'inizio della storia, non siano mai stati facili. Donna, dea, madre, vergine, sacerdotessa, bestia, prostituta, nefandezza, tentatrice, vittima: tutti molto estremi.
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