Editoriale

Bersani, più disperazione che forza, più tattica che strategia

Ma il Centrodestra non sta meglio, gravato da una lenta ma inesorabile marginalizzazione

Giovanni F.  Accolla

di Giovanni F.  Accolla

pinto da una non comune volontà di sopravvivenza, Bersani ha piazzato due nomine - quella di Grasso e della Boldrini - che indicano più disperazione che forza, più tattica che strategia. Certo, la disperazione aguzza l’ingegno ed è innegabile che, al meno per ora, il segretario del Pd si è dimostrato furbo e spregiudicato. Ha stanato un manipolo di grillini con il mito dell’antimafia, ed ha portato a casa un’illusione di durata che potrà essere da lui utilizzata, tanto come momentaneo salvacondotto nel suo partito, tanto come progetto da presentare a Napolitano per ottenere un mandato da presidente del Consiglio incaricato.

Ma Bersani oggi è più che mai nemico del Paese. Egli pensa esclusivamente alla sua sorte personale, alla possibilità di escludere le primarie del Pd, pensa a rafforzare la sua componente contrapposta a quella legata a Renzi. Punta a gestire con i suoi uomini di fiducia la prossima campagna elettorale. Bersani tira a campare, ogni giorno che passa - pur di sopravvivere - sta trasformando il suo partito in un organismo mutante e non sono affatto certo che l’apparato glielo permetterà all’infinito. Non credo che la Finocchiaro e Franceschini, per esempio, siano soddisfatti della piega che ha preso la faccenda delle nomine alla presidenza delle Camere.

Così come non ritengo possibile che il presidente Napolitano acconsenta a ritagliarsi il ruolo da spettatore, o addirittura, da complice di un siffatto disegno politico. Le decisioni che il presidente della Repubblica dovrà prendere nei prossimi giorni, saranno le ultime del suo settennato, avranno il sapore definitivo del testamento. Avendo egli compreso di che pasta è davvero fatto il suo ex-pupillo Monti, non credo punterà tutto, ancora una volta, su un uomo, ma - semmai - sceglierà un metodo. E affidarsi all’espediente proposto da Bersani, è avvalorare l’idea che l’approssimazione e il funambolismo siano parti di un sistema comprovato.

Del resto sperare che il Movimento cinque stelle possa prestare stabilmente 15-20 senatori al governo Bersani (per quanto snaturato fino alla grillinizzazione), è assai improbabile. Ma non impossibile, perché sempre più si sta rafforzando l’idea che nella tradotta di Grillo sia salito a bordo un bel gruppetto di clandestini di fede molto sinistra, e che sempre più il Movimento sia una specie ala movimentista del partito giustizialista, piuttosto radicato nel nostro sciagurato Paese. Mai sentita una parola sulla giustizia, e non sarà mica un caso.

Anche Grillo, poi, che ha beneficato come nessun altro del “porcellum”, forse non vuole andare al voto ed è probabile staccherà la spina quando e se gli converrà. Ma tale comportamento - è pur vero - non sarà facilmente giustificabile nella futura campagna elettorale. Quindi, alla fin fine, potrebbe prevalere la linea della coerenza. Niente fiducia, dunque, al tentativo di Bersani di farsi benedire un governo che già immagino folkloristico e che strizza l’occhio alle istanze del Movimento cinque stelle, e magari astensione ad un governo del presidente. Anche se quale base lo costruirà Napolitano, ora è difficile immaginarlo.

Ciò che inquieta, oltre l’apprensione sul quadro generale, è la lenta ma inesorabile marginalizzazione del centro-destra dalla vita politica e parlamentare. La proposta di Alfano di barattare l’appoggio ad un governo Bersani, con la presidenza della Repubblica, ha il tono della boutade che Bersani, del tutto orientato a dimostrare al proprio elettorato di essere più grillino di Grillo, non ha minimamente preso in considerazione.

 Il segretario del Pd prima o poi pagherà il conto di non aver voluto un governo politico capace di ridare dignità ai partiti e in grado di sgonfiare la protervia grillina, ma intanto ora punta tutto (ancora una volta) a far fuori per sempre Berlusconi. L’idea che  a sinistra si sono fatti, è che il Cavaliere, tra un processo penale e un processo di  logoramento interno al suo partito,  scomparirà, di fatto, dalla scena pubblica e con lui tutto il Pdl. La presunzione è uno dei peggiori difetti della sinistra italiana, lo sappiamo, ma senza una reazione costruttiva, il centro-destra non può sopravvivere a lungo e non può affidarsi esclusivamente al vittimismo. Anche se il clima che si respira (Annunziata compresa: una pessima giornalista con il vizio della provocazione ottusa) è quello da prodromi di guerra civile.  

Qualcuno (di quelli che sembrano ben informati) mi ha appena detto che il neo-presiedente Grasso potrebbe essere candidabile da Napolitano ad un mandato esplorativo post Bersani. Mentre lo scrivo ci penso. Effettivamente è la seconda carica dello Stato, ci starebbe. Con il presidente, inoltre, sulla vicenda Stato-mafia si è comportato con molto equilibrio, al contrario di Ingroia. Ma poi - nonostante tutto e nonostante gli si riconosca una certa dose di moderatezza - mi vengono i brividi: un ex-magistrato presidente del Consiglio?  

Povera patria. E che nemesi per il centro-destra!

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Loredana il 18/03/2013 18:11:59

    ...più ci penso anch'io, più vengono i sudori freddi anche a me. Più che altro perché, mentre i vari personaggi sono impegnati a calcare il palcoscenico politico con le loro performance più o meno patetiche e molto auto-referenziali, il Paese è fermo, senza fiducia e di ora in ora sempre più pessimista. Quanto tempo deve ancora passare per far ripartire l'Italia? Oppure...non la faremo ripartire, perché al momento non è la priorità importante? Conviene che iniziamo a dare un'occhiata agli orari di treni e aerei delle tratte transoceaniche...

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