Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Meredith Kercher fu uccisa nel novembre del 2007, per la sua morte una giovane americana e un ragazzo italiano hanno passato 4 anni in carcere con l’accusa di essere i colpevoli dell’omicidio, così decretò il processo di primo grado contraddetto dall’appello che rimise finalmente in libertà due giovani che, in mancanza di prove contrarie, dovevano essere ritenuti innocenti.
Oggi la Cassazione, dopo un’insolitamente lunga camera di consiglio, ha detto che è tutto da rifare, ha annullato l’assoluzione e spostato il nuovo processo da Perugia a Firenze.
La sentenza di assoluzione emessa dai giudici della Corte d'Assise d'Appello di Perugia era stata determinata dalla superperiza genetica redatta dai professori Stefano Conti e Carla Vecchiotti.
I due esperti avevano avuto l’incarico di fare nuove analisi su due reperti, il coltello che in primo grado venne ritenuto l'arma del delitto e il gancetto del reggiseno di Meredith Kercher, che la ragazza indossava quando venne uccisa. Sul primo, la polizia scientifica aveva individuato il dna di Amanda Knox sull'impugnatura, e quello di Meredith sulla lama.
Sul secondo invece, misto al profilo genetico della vittima, c'era il cromosoma 'y' di Raffaele Sollecito.
I periti non erano stati in grado di ripetere nuove analisi dato il cattivo stato in cui si trovava il gancetto e data l'esigua quantità di dna sul coltello, quindi avevano proceduto, come esplicitamente richiesto dalla Corte ad analizzare il lavoro della scientifica in base agli atti di indagine.
In poche parole le loro conclusioni erano state che i risultati a cui era giunta la biologa della polizia scientifica, Patrizia Stefanoni, non erano attendibili.
I pubblici ministeri avevano attaccato duramente la perizia e i periti stessi definendoli ''inadeguati'' e affermando che non avevano ''portato a termine il lavoro'' che la Corte gli aveva chiesto. Per questo motivo infatti la procura generale aveva chiesto una parziale nuova perizia, almeno su una traccia isolata sulla lama del coltello. Una traccia ''I'' che secondo l'accusa avrebbe potuto contenere informazioni utili al processo. I giudici della Corte però presieduti da Claudio Pratillo Hellmann avevano rigettato la richiesta dell'accusa, riformulata anche in sede di requisitoria come ultimo atto della fase istruttoria.
Secondo l’accusa le conclusioni a cui erano arrivati Conti e Vecchiotti, che mettevano totalmente in discussione quelli della polizia scientifica, erano a loro volta ''lacunose''.
Di opposto parere gli avvocati degli imputati che già dal processo di primo grado avevano chiesto una perizia superpartes senza riuscire ad ottenerla. La il collegio di difesa aveva difeso a spada tratta i risultati di Conti e Vecchiotti.
In particolare, i periti Carla Vecchiotti e Stefano Conti avevano scritto nella loro perizia che nel lavoro della polizia scientifica «non sono state seguite le procedure internazionali di sopralluogo e i protocolli di raccolta e campionamento».
Per quanto riguarda la lama del coltello, secondo i periti, la quantità di dna attribuito a Meredith Kercher,era troppo bassa per fornire un dato certo una volta analizzato. Per questo motivo, a loro avviso, non si poteva attribuire alla studentessa uccisa.
Scrivevano infatti Conti e Vecchiotti, che «non sussistono elementi scientificamente probanti la natura ematica della traccia B (lama del coltello» e «dai tracciati elettroforetici esibiti si evince che il campione indicato con la lettera B (lama del coltello) era un campione Low Copy Number e, in quanto tale, avrebbero dovuto essere applicate tutte le cautele indicate dalla Comunità Scientifica Internazionale».
«Tenuto conto che non è stata seguita alcuna delle raccomandazioni della comunità scientifica internazionale, relativa al trattamento di campioni Low Copy Number - si legge ancora relativamente al coltello- non si condividono le conclusioni circa la certa attribuzione del profilo rilevato sulla traccia B alla vittima Kercher Meredith Susanna Cara poiché il profilo genetico, così come ottenuto, appare inattendibile in quanto non supportato da procedimenti analitici scientificamente validati».
Inoltre, sempre secondo i periti, «non si può escludere che il risultato ottenuto dalla campionatura B possa derivare da fenomeni di contaminazione verificatasi in una qualunque fase della repertazione e/o manipolazione e/o dei processi analitici eseguiti»
Insomma siamo alle solite: indagini malfatte, scena del crimine inquinata e forse anche le prove, non osservanza dei protocolli internazionali.
È una vecchia storia che abbiamo visto per praticamente tutti i delitti avvenuti in Italia, a meno che non si trovi il colpevole nell’atto di delinquere, o con l’arma del delitto in mano, si procede per indizi, per teoremi, per ipotesi.
Mai una prova certa, mai un’indagine fatta impeccabilmente.
Eppure Fox Crime (per chi ha sky) o Giallo per chi vede solo il digitale ci sono da anni e da anni ci ammaestrano su come non contaminare una scena del crimine, come mantenere l’integrità di una prova ecc ecc. Ormai anche un bambino sarebbe in grado di muoversi correttamente sulla scena di un crimine e raccogliere le prove senza contaminarle.
Lungi da noi insegnare agli inquirenti come fare il proprio lavoro sulla base dei telefilm americani, ma, porca miseria, possibile che da noi non si riesca mai a trovare una prova, una provicina, una provetta, qualcosa più di un indizio equivocabile?
Il problema è che a fronte della cialtroneria investigativa due ragazzi sono stati in carcere per 4 anni. Un’eternità se sei innocente, una sofferenza inimmaginabile se non hai fatto nulla, un’ingiustizia che grida vendetta se le prove della tua colpevolezza non ci sono, non si trovano e tu sei lì per il teorema accusatorio di un magistrato.
Nel frattempo si rischia che il vero o i veri colpevoli se la spassino indisturbati, perché questo è il problema quando non ci sono le prove certe e indiscutibili, che a fronte di un potenziale innocente sotto processo e sotto custodia c’è un potenziale colpevole che se la ride e una povera vittima senza giustizia.
Non sappiamo ed è impossibile stabilirlo con certezza che Amanda e Sollecito siano colpevoli o innocenti, e non ci piace prestarci al giochino colpevolisti innocentisti perché si gioca almeno sulla pelle di tre persone Amanda Raffaele e Meredith.
C’è un principio del diritto che ammonisce «In dubio pro reo» quello per cui il sistema di garanzia di un paese civile porta a affermare che è meglio un colpevole libero che un innocente in carcere.
Già, ma questo vale per i paesi civili, per i paesi dove non si è abdicato alla cultura giuridica (di cui pure eravamo maestri) a favore di una condanna in più da iscrivere nel carnet del giudice di turno.
Inserito da Loredana il 26/03/2013 15:00:25
Quindi, anche questo è un caso di suicidio. Così come si sono suicidate Chiara Poggi, Melania Rea, Yara Gambirasio, Simonetta Cesaroni, e ne sto citando troppo poche, per questioni di memoria personale vacillante. Ah, dimenticavo il piccolo Samuele Franzoni. Mi sembra l'unica conclusione cui arrivare: nel Paese delle Banane tutti gli omicidi, anche se eseguiti con decine di coltellate, per strangolamento o bastonatura, sono in realtà suicidi "creativi". Dato che i nostri inquirenti non trovano mai abbastanza prove, non hanno idea di come si trattano quelle che trovano, il nostro sistema giudiziario tutela i colpevoli e trae il maggior diletto possibile nel carcerare gli innocenti, l'unico colpevole è la vittima. E' lei che, perversamente, è andata a cercare un coltello impugnato dal primo innocente di turno, andando ripetutamente a infilzarsi nella sua lama, oppure a farsi stringere il collo a morte da una corda o da una cintura. Chi lo spiega alle famiglie? Tuttavia, io resto sconcertata: io non posso ancora indurmi a credere che ci siano solo ingenui e incompetenti a lavorare nelle scene del crimine. Per favore, dove siete, persone competenti e coscienziose? Fatevi trovare, uscite allo scoperto, vi prego! C'è una marea di crimini da risolvere, famiglie da consolare...
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