Editoriale
Disperatamente europeo
Il sogno unitario è miseramente fallito, ci vorranno anni per ricostruirlo. Eppure era un bel sogno
di Gennaro Malgieri
a settimana che si apre sarà cruciale. Il meglio che possiamo
aspettarci è che l'euro non trascini tutta l'Europa nel baratro.
L'Europa delle nostre povere economie, beninteso. Quel che certamente ci
verrà prospettato saranno lacrime e sangue dal governo Monti.
Accompagnate dalla convinzione che serviranno a poco e soprattutto che,
almeno in tempi brevi, serviranno ancora meno i sacrifici che ci
verranno imposti.
La crisi è nazionale in quanto continentale. Possiamo fare quel che è
umanamente possibile evitare, ma non culliamoci per favore in facili
illusioni. Dalla crisi nessuno sa dirci se e quando ne usciremo. Nutro
sfiducia. Del resto, da inguaribile pessimista qual sono, cioè realista,
fui tra coloro che avversarono il Trattato di Maastricht, paventarono i
disastri della moneta unica ed avversarono la costruzione di questa
bizzarra (se non indecente) Europa degli affari, della finanza, dei
mercati, di una banca senza Stato, statuita dai lavori della convenzione
europea (quella che si vergognava di annoverare tra i fondamenti
identitari le radici cristiane) e dal Trattato di Lisbona. Avevo -
avevamo - ragione? La risposta è nei fatti. E non è per niente
consolante.
Talvolta mi sorprendo nel ricordare con nostalgia quando ci si
batteva per l'Europa delle patrie di De Gaulle, per l'Europa dei popoli
di Coudenhove Kalergi, per l'Europa nazione di Anfuso. E mi chiedo dove
sono andate a finire quelle idee che mossero generazioni entusiaste
nell'immaginare il Vecchio Continente, forte della sua identità, agire
da protagonista sullo scenario mondiale.
Oggi l'Europa dei banchieri e dei massoni, dei servi politici del
mondialismo e dei mercanti tenta di raccattare elemosine per non
soccombere. Penso a Spaak, a Schumann, a De Gasperi, ad Adenauer. Ai
milioni di giovani che hanno agitato il mito europeo e lo hanno visto
infrangersi contro le ragioni del profitto, dell'avidità,
dell'accaparramento dei beni.
Poteva nascere, vorrei chiedere dal professor Monti, un' Europa
senz'anima? Secondo qualcuno fatta la moneta sarebbe stato facilissimo
realizzare anche l'unità continentale. Ecco i risultati. Raccogliamo
cocci.
Serviranno davvero le lacrime ed il sangue non solo degli italiani,
ma di tutti i "buoni europei" (nessuno escluso) per ricominciare? Credo
di no. Passeranno generazioni prima di veder rinascere l'ideale
europeo. Intanto quelli che verranno dopo e noi resteranno appesi ai
capricci delle Borse e forse allo spread o a qualcosa che gli
assomiglierà.
Inutile farsi illusioni saremo più poveri non soltanto nelle tasche,
ma anche nell'anima. L'Europa non sarà che un'espressione geografica.
Con sempre meno figli e sempre più problemi di sopravvivenza. Nelle sue
culle vuote si consumerà chissà fino a quando la tragedia di una
civiltà.
Che cosa volete che siano le misure di Monti, la megalomania della
Merkel, la grandeur di cartapesta di Sarkozy? Certo, nonostante tutto
sopravviveremo. Ma niente di più. L' Europa che sognavamo è morta senza
gloria. I suoi brandelli possiamo raccoglierli sugli usci degli istituti
di credito.