Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
l vizio italiano di correre in soccorso del vincitore e di infierire sul nemico vinto, o per lo meno in difficoltà, è duro a morire. Qualunque sia la situazione o l’occasione.
Ieri sera (giovedì) ne abbiamo avuta una prova televisiva evidente che sintetizzava l’atteggiamento diffuso in questi ultimi giorni, lo enfatizzava, lo rendeva inconfutabile a qualunque opinabilità di analisi ardite, spericolate ipotesi, retroscena intriganti.
A «Servizio Pubblico» di Michele Santoro è andato in scena l’ennesimo agguato mediatico con tanto di testimone farlocco a carico di Berlusconi. L’agente di Noemi Letizia, che ha dichiarato con orgoglio di essere contiguo a Lele Mora e Fabrizio Corona (due noti gentiluomini dalla specchiata moralità), sollecitato a dovere, ha dichiarato con assoluta certezza che sia la sua protetta, sia Rubi hanno fatto sesso con Berlusconi quando erano ancora minorenni, e che le fanciulle negano perché vogliono difendersi e difendere l’ “orco” che le avrebbe sedotte a suon di euro.
E quali prove ha il tizio, in cerca di pubblicità, di quel che dice? Nessuna, a parte le chiacchiere che avrebbe raccolto. In genere questa si chiama diffamazione, calunnia, e anche truffa perché il signore in questione vende qualcosa che non possiede (la verità) in cambio di popolarità di cui necessita per lucrare sulle sciocchine in cerca di fama.
Da ora in poi, come ci ha insegnato Santoro, chiunque può andare da un qualunque giornalista, di qualunque testata o programma televisivo, e raccontare che la cugina della zia di Tizio o di Caio gli ha rivelato che i suddetti Tizio o Caio hanno stuprato un bambino, hanno violentato una vergine, hanno rubato le elemosine in chiesa, hanno estorto denaro, e via discorrendo. Non occorre avere le prove, basta il sentito dire per avere la visibilità desiderata nell’ora di massimo ascolto.
I giornalisti –che vogliano trasformarsi in killer al servizio dell’audience o delle procure o della politica intossicata dalla rivalità e dall’odio – non faranno verifiche (anche perché sarebbe onestamente impossibile verificare il sentito dire) spareranno il servizio in tv o in prima pagina e chi s’è visto s’è visto!
Poi ci penseranno le procure a utilizzare la non-prova del sentito dire per incriminare il poveretto in questione (Berlusconi o chiunque altro, ma il Cav è meglio!) tanto, lo abbiamo scritto più volte, in Italia non occorrono prove per condannare qualcuno, basta una denuncia!
In seconda serata a «Porta a Porta» il protagonista è stato Matteo Renzi.
Il Sindaco di Firenze è diventato l’uomo da corteggiare, il potenziale vincitore da “soccorrere”. Fino a poco tempo fa, ovvero quando gli hanno fatto perdere le primarie, era il ragazzino arrogante, il rottamatore fascistello, e via discorrendo.
Poi Bersani ha non-vinto le elezioni precipitando il partito e soprattutto il Paese in una situazione di stallo insostenibile, ridicola, criminale, ingiustificabile.
Il Pd, non più garantito dal segretario, secondo il costume italico di cui sopra, ha cominciato a spaccarsi fra coloro che decidevano di schierarsi coraggiosamente per soccorrere il potenziale vincitore, cioè Renzi, e coloro che invece soccorrono il segretario che comunque detiene di fatto il potere all’interno del partito.
Così abbiamo visto il pre-elettoralmente acido D’Alema difendere Renzi, i cosiddetti giovani turchi riflettere sulle ampie possibilità che tutti devono avere.
Ieri sera a «Porta a Porta» con Renzi c’era il direttore dell’Unità, Claudio Sardo, che è un bersaniano di ferro o quanto meno un anti renziano d’acciaio.
Di fronte all’impeccabile Vespa è andata in scena la classica manifestazione di insopportabile pedagogia politica all’indirizzo del Sindaco di Firenze.
Il direttore dell’«Unità» ha infatti tirato le orecchie a Renzi perché non si sottopone alla liturgia (che per l’appunto il giovane e non sciocco Matteo contesta) delle chiacchiere di partito, delle celebrazioni da direttivi, delle sedute di psicodramma collettivo.
Nell’ascoltare il tono da maestrino paziente ma inflessibile, nel vedere il ditino alzato di chi dà lezioni di comportamento con la assoluta certezza di possedere la verità, abbiamo avuto un moto di nausea.
Eccolo il vecchio Pci che torna fuori, eccole le anime belle che insegnano agli altri come ci si deve comportare, ecco il tipico esempio di supposta superiorità morale che si impone su chi la pensa diversamente.
Renzi purtroppo ha incassato, ha tentato una difesa fiacca dicendo che lui non crede di essere infallibile, che può certo sbagliare, ecc.
No, caro Sindaco, così non funziona, se la Sua politica è quella di rivoluzionare le liturgie vecchie, inutili, autoreferenziali di un apparato che abbiamo visto non funziona perché è finalizzato all’auto-conservazione e alla espulsione di ogni istanza di rinnovamento, occorre affermare con forza la differenza, contestare con vigore quel ditino alzato, e magari con uno scatto d’orgoglio mandare al diavolo questi vecchi catafalchi della politica che ha massacrato l’Italia.
Inserito da pietro46 il 12/04/2013 16:27:07
Se le "voci"hanno un qualche fondamento su Santoro in "dipartita" da la7 Lei non pensa che possono essere, quest'ultime trasmissioni,il mezzo per ricrearsi nuovo "martire"depurato dal "Berlusconismo"?Niente la7,niente rai...per le piccole tv pre-la7 occorre qualcosa di forte o si tornerà agli "ascoltini" e...niente "contrattoni" a più zeri.Berlino è ...troppo lontana per un giudice.
Inserito da ghorio il 12/04/2013 13:01:22
Condivido tutte le considerazioni del direttore Simonetta Bartolini. Questo è quello che offre il panorama politico-giornalistico, ripetitivo all'inverosimile, forse all'insegna del detto di Missiroli"Niente è più inedito della carta stampata" e adesso bisogna aggiungere anche della tv. Succede così che la vicenda Noemi viene riesumata, a distanza di anni, e lo stesso avviene per Renzi che, per il vero, ripete sempre le stesse cose e a questo punto dovrebbe agire e fare fatti. Quanto alle trasmissioni dei vari Santoro e Vespa, a mio parere, il mondo dell'informazione avrebbe tutto da guadagnare, se non propagandasse a dismisura le loro trasmissioni. Giovanni Attinà
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