Editoriale

L’uomo e la nuvola, la battaglia persa contro il brutto

L'opera di Fuksas celebra la modernità che non è bellezza, è il sintomo della sconfitta dei valori dell'etica

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

on bastava la scatola dell’”Ara Pacis”, tra breve la Città Eterna vedrà ergersi una nuova opera architettonica ad opera di Massimiliano Fuksas, “archistar”.

Ce ne complimentiamo con gli amministratori locali, perchè in tal modo vedremo ancora una volta edificare un obbrobrio destinato a decadere in pochi decenni proprio nella Roma che tra Quattro e Cinquecento è diventata il prototipo dell’urbanizzazione estetica.

Peccato che ancora una volta si dimostri così che i nostri politici non riescano a comprendere che il Bello sia un valore assoluto, un principio primo e come tale oggettivo. Pensare che proprio a Roma i colti stranieri, tra il Settecento ed il Diciannovesimo secolo, venivano a compiere il “Gran Tour” per poter vedere, appunto, l’apoteosi del Bello ancora rappresentato da quei resti di un’età scomparsa da secoli. Crederemo forse che oggi verranno per vedere la “nuvola” di Fuksas? Roma attrae da generazioni gli uomini per vedere il Pantheon che di certo esisterà ancora quando il calcestruzzo e l’acciaio anodizzato contemporaneo saranno polvere.

Da molti anni è stata dichiarata guerra al Bello come veicolo per far sì che l’uomo possa essere qualcosa di più di una scimmia parlante, ponendo sempre l’incapace nel punto dove farà il maggior danno possibile ed escludendo così chi sa fare. L’esatto contrario di ciò che facevano i Medici o i Gonzaga e i Borgia. Una guerra feroce che avviene ogni giorno negli arredi urbani, nel design, nell’architettura, nella moda continuamente a vantaggio del brutto, dell’utile e dell’”ecologico”.

Assistiamo sempre più impotenti al diffondersi di forme “artistiche” devianti, vera e propria pornografia spacciata per “arte contemporanea”, contribuendo così ai vandalismi nelle città perché la violenza cresce dove non c’è più bellezza. Proprio il recupero dell’antico e la creazione di nuove e belle forme architettoniche è una delle poche risposte possibili a mali che ci affliggono come la droga, la violenza, il desiderio di autodistruzione, gli stupri e quanto altro di brutto ha generato il nostro mondo moderno, rivolto ad un presunto progresso, all’evoluzione verso il futuro. Nessuna società che si rispetti può fare a meno della bellezza, senza infliggere ulteriori ferite alle nostre anime.

Le periferie degradate non si recupereranno mai con il permesso ai “writer” di insozzare ancor di più i muri, nè con l’edificazione di nuove strutture architettoniche che non essendo portatrici di valori estetici non potrenno certamente esserlo di quelli etici.

E’ difficile, anche per il miglior insegnante, in una scuola, parlare del Bernini avendo davanti agli occhi una struttura di cemento armato e controsoffitti in cartongesso, fòrmica e profilati d’alluminio. Invece di creare piazze e luoghi d’incontro si privilegiano i centri commerciali ed i “grattacieli” proprio dove i secoli non li hanno mai previsti perchè innaturali.

Ecco cos’è dunque la “nuvola”, un bubbone innaturale che si leverà sull’orizzonte romano, assurdo e fuori luogo. Un “controcupolone” osceno ed inutile. Il problema di fondo del potere, dell’errata amministrazione pubblica, politica e sociale contemporanea è l’ignoranza. E’ l’incapacità di utilizzare al meglio, quando non sperperandolo, il denaro pubblico affidando ad architetti di grido la costruzione di progetti destinati alla decadenza programmata. Il potere attuale non ha più alcun rapporto stretto con la Cultura, e quindi non sapendo perciò più distinguere il bello dal brutto si consente la devastazione urbana illudendosi che sia un miglioramento perchè “moderno”. Questo è il progresso. "La bellezza salverà il mondo"  scriveva Dostoevskij nell'”Idiota” ma lo scrittore russo non lo hanno letto di certo quando hanno dato l’incarico a Fuksas.

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