Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Clamoroso al Cibali, ops, al parlamento! Prodi non ce l’ha fatta, è addirittura rimasto sotto i 400 voti, ne ha avuti 395, ben lontano dai 504 necessari per essere eletto, circa cento voti del centrosinistra in meno di quelli che avrebbe dovuto avere, segnale inequivocabile che il professore bolognese non è gradito neppure alla totalità dei suoi teorici sostenitori, e neppure alla totalità degli appartenenti al partito da lui fondato.
Rodotà è stato votato compattamente dai grillini che lo proponevano con l’aggiunta di altri voti per un totale di 213.
Anche la Cancellieri ha avuto tutte le preferenze di Scelta Civica che la proponeva, 69, raggiungendone ben 78.
15 le schede bianche o nulle, e 27 quelle con indicazioni varie, con discreta predominanza di D’Alema.
Il segnale è inequivocabile il Pd è allo sbando, e Bersani messo definitivamente fuori gioco, il suo fallimento conclusivo e irrimediabile. Va detto che però anche la linea dei renziani, che sostenevano Prodi, risulta perdente, il sindaco di Firenze, è evidente dal risultato del voto, non riesce a portare il partito dalla sua parte neppure nel nome del professore.
Sembra che Sel abbia votato compatto Prodi, quindi i franchi tiratori, cosiddetti, i dissidenti sono tutti nel Pd e soprattutto fra quelli che avrebbero dovuto essere i bersaniani.
E adesso cosa succede?
Ovviamente si torna a votare, domattina alle 10 si procederà con il quinto scrutinio, ma chi saranno i candidati credibili?
Le ipotesi sono sostanzialmente due. 1° Il Pd, che si è immediatamente riunito in uno sconfortato consiglio di guerra (nell’ala del palazzo chiamata Corea, ahiahiahi: il nome evoca drammatiche sconfitte americane), potrebbe calarsi le brache, come si suol dire, al M5S e sostenere Rodotà, ma si tratterebbe di un vero e proprio suicidio politico, una resa incondizionata a Grillo e conseguente perdita totale di credibilità.
2°L’alternativa è tornare a dialogare con il Pdl cercando un nome condiviso, ma il caso Marini ha dimostrato che si tratta di un’ipotesi difficile da realizzare, bisognerebbe immaginare un nome assolutamente inedito e veramente unificante, già, ma chi?
La prima dichiarazione sul voto arriva da Firenze, Renzi (e ce lo immaginavamo, visto che è nel suo stile mollare chi perde) ha detto: – Prodi non c’è più. Pietra tombale sul prof. Il quale per parte sua ha dichiarato di star riflettendo se mantenere la propria disponibilità alla candidatura, ma diciamocelo, rischia di essere superato dai fatti come è accaduto a Marini.
A questo punto occorrerebbe una mediazione forte fra Scelta civica, Pdl e il Pd dei renziani e quello degli sconfitti bersaniani pensando che probabilmente a questo punto Sel potrebbe essere escluso dal conteggio avendo la posizione più intransigente nei confronti del dialogo con Berlusconi.
Il nome della Cancellieri certamente potrebbe essere un’alternativa credibile. Come potrebbe tornare in campo la Bonino (ma in questo caso ci sarebbe il rischio dei franchi tiratori del Pdl che non accettano la candidata radicale per le sue posizioni esasperatamente anticlericali e soprattutto per le sue posizioni in tema di bioetica.
Il problema rimane la situazione interna del Pd. Rodotà (ammesso di superare lo smacco nei confronti del M5S) verrebbe votato da Sel, come ha dichiarato Vendola, ma non dal gruppo facente capo a Fioroni che a sua volta è in dichiarata polemica con Renzi.
Bersani non rappresenta più un punto di riferimento di garanzia per nessuno del suo partito, è quindi è ipotizzabile che qualunque proposta faccia venga bocciata da qualcuno rendendo il nome perdente in partenza.
Certo ci sarebbe la carta D’Alema sulla quale convergerebbe il Pdl, ma che ugualmente rompe il Pd, che nella pre-votazione all’unanimità (?!) a favore di Prodi di questa mattina prima del terzo scrutinio, lo ha ignorato provocando una sua reazione piuttosto stizzita. E comunque Renzi lo ha già bocciato con una battuta: –Ragazzi, non scherziamo!
Insomma stallo completo, soddisfazione (se qualcuno può essere soddisfatto di questa paralisi) Berlusconi che con i suoi non si è neppure presentato al voto.
E ora un profluvio di commenti, commentatori opinionisti che fino al prossimo scrutinio si eserciteranno nelle ipotesi più varie e inutili, ma il vuoto deve pur essere riempito da qualcosa, e in Italia le chiacchiere sono la zavorra che si utilizza più volentieri!
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