Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
osa sarebbero Batman, Superman o Flash senza il simbolo che campeggia sui loro poderosi pettorali? E’ il simbolo che fa l’Eroe dunque, ma non soltanto, esso è anche lo stemma che lo qualifica e lo identifica nella sua funzione.“Simbolo” deriva dalla parola greca “súmbolon” (segno) che a sua volta deriva dal tema del verbo “symballo” dalle radici “sym”, (insieme) e “bol” (getto), quindi “unisco”.
Tradizionalmente il Simbolo ha una valenza metafisica e spirituale come appunto è la croce, anzi le croci, lo “Yin Yang” e un’immensa quantità di altri che la storia del mondo ci ha tramandato. Da questi simboli sono discesi “per li rami” poi gli Stemmi ed i Blasoni, le “armi” che hanno permesso di identificare la Nobiltà e gli Stati dopo l’Impero Romano e fino ai nostri giorni.
Infine l’età contemporanea. Il secolo scorso soprattutto ha visto, con l’affermarsi delle ideologie prima e dei partiti poi, il riutilizzo del concetto di “simbolo” seppur deprivato ormai di ogni connotazione mistagogica. Simboli divenuti “segni” di partito dunque come lo “swastika” utilizzato dal regime nazionalsocialista oppure la “falce e martello” del corrispettivo bolscevico.
Immagini semplici, grafiche, sintetiche, così come appunto dovrebbe essere qualcosa che ha lo scopo di “unire” tutti coloro che si riconoscono in esse. In Italia, la Repubblica sorta dalle ceneri del secondo dopoguerra ha assistito così al sorgere di numerosi partiti, ormai defunti, che però avevano conservato, forse inconsciamente, quest’idea del “simbolo” come distintivo facilmente riconoscibile da tutti e nel contempo come sintesi di unione.
Ecco che chiunque identificava i moderati cattolici nello “scudo crociato” della DC, inconfondibile con appunto la “falce e martello” in campo rosso del vecchio PCI, o con la foglia d’edera dei Repubblicani. Così com’era assolutamente unico il vecchio simbolo del Movimento Sociale Italiano, intorno al quale fiorirono una serie di leggende più o meno funerarie. Ma questo era un buon modo di riconoscere ogni singola identità, ogni movimento.
Erano immagini facili, immediate, non cervellotiche, che andavano dirette al cuore, all’occhio ed al cervello degli elettori e dei cittadini di allora. Oggi, all’alba di una terza Repubblica, non sembra più così. Già la seconda, avendo cancellato i suoi predecessori, ha introdotto un tipo del tutto nuovo – e fallimentare – di “comunicazione d’immagine” in politica.
Infatti l’”immagine coordinata” di ogni partito non dovrebbe seguire regole differenti da quelle che sono state impiegate nel campo industriale o commerciale, eppure così non è avvenuto. Assistiamo ad un proliferare, ad una polluzione folle, di continui nuovi simboli ognuno dei quali è però difficilmente distinguibile dagli altri. Qua la questione non è soltanto “estetica” o di “gusto” quanto invece tecnica.
Attualmente non esiste un solo partito, o movimento, in Italia ad avere un “simbolo” – a questo punto meglio sarebbe definirli “signaculi” – che sia efficace e degno di tale nome. L’area di centro destra segue pecorescamente il simbolo che è stato ritenuto vincente, ovvero quello del Popolo delle Libertà, finendo così per produrre ogni volta un nuovo clone privo di autonomia e di identità, quindi anche di personalità.
Questo fatto moltiplica a dismisura un appiattimento dell’immagine favorendo una confusione nell’occhio dell’elettore. Quando avevo vent’anni chi votava MSI sapeva bene distinguerlo dalla DC o dai Liberali ed ancora adesso in piazza le sole bandiere che si distaccano dalla massa sono quelle rosse dell’estrema sinistra.Abbiamo visto, in questi anni, elefantini e gabbiani multicolori, fiaccole e fiamme, tricolori a iosa, il tutto in tripudi di azzurri e di verdi, ma non vediamo ancora un “vero” simbolo. Nemmeno la Lega Nord, convinti di avere un “simbolo celtico” quando invece è comune in tutto il mondo, medio oriente “in primis”. Tutti imitano tutti, oppure cercando di essere “originali” finendo invece nel ridicolo e nel pagliaccesco come è il signacolo del Movimento 5 Stelle.
Fortunatamente, almeno nella notte di Gotham City, nelle nubi alte del suo cielo, campeggia ancora il segnale di Batman.
Almeno lui c’è.Non possiamo nn dirci conservatori, e allora attenti con la santificazione della tecnologia
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