La fresca brezza del nuovo

Si parla di tutte le riforme possibili meno quella della Giustizia e delle Carceri; intanto di galera si muore giornalmente

Le persone rinchiuse si suicidano, muoiono per malattie non riconosciute, per overdose, e per le frequentissime “cause non accertate”

di  

Si parla di tutte le riforme possibili meno quella della Giustizia e delle Carceri; intanto di galera si muore giornalmente

Finalmente, il cambiamento tanto voluto, la fresca brezza del nuovo si è fatta sentire con la nomina del Presidente della Repubblica: Giorgio Napolitano, un pischello di 88 anni...

Tutto, praticamente, come dichiarato nella campagna elettorale delle ultime votazioni; ancora una volta la coerenza dei nostri politici è venuta fuori con prepotenza e determinazione abituali.

Si parla di Governo di larghe intese, di Governo Tecnico, di riforme, di abolizione e rimborso dell'Imu, taglio dell'Irap e modifica di Equitalia, e chi più ne ha più ne metta.

Della riforma della Giustizia e delle carceri non ne hanno fatto la benché minima menzione, assoluto e imbarazzante silenzio.

Ma in carcere si continua irrimediabilmente a morire, a causa delle disumani condizioni dei nostri penitenziari e dello stato di abbandono in cui versa la sanità degli stessi.

Le persone rinchiuse si suicidano, muoiono per malattie non riconosciute, per overdose, e per le frequentissime “cause non accertate”.

Per molte di loro, non si riesce nemmeno a restituire una degna identità, lasciandole  nell’anonimato dei computi riguardanti i cosiddetti accadimenti critici.

Il risultato di questa totale indifferenza è che, ogni due detenuti che perdono la vita, uno passa "inosservato".

Che bel Paese!

La situazione, nelle celle, ristagna giornalmente, non ci sono le minime aspettative per miglioramenti subitanei e perdura una fatica logorante nello sradicare una condizione che risente del clima creatosi nella nostra società; che punta esclusivamente su una ininterrotta e dissennata richiesta a punire ogni reato con il carcere, e di conseguenza a popolare ancora di più i penitenziari.

Da noi, i carcerati si tolgono la vita con una ripetitività 19 volte maggiore rispetto alle persone libere e, osservata la frequenza dei suicidi tra i cosiddetti civili liberi in questo periodo, la statistica è impressionate.

Prevale sul detenuto l’idea della perdita di ogni aspettativa, che una volta in galera non ci sia più niente da fare e ci si ammazza proprio perché a conoscenza di un destino irreparabile e inevitabile.

Prima del gesto fatale queste persone si sentono come dei sopravvissuti e dentro di loro vedono solo il vuoto assoluto, perché non esiste assolutamente una disamina sul loro passato, sul perché sono lì, e molti lo sono in via preventiva, un gran numero per errori giudiziari, tantissimi in attesa di giudizio.

Questa mancanza di fiducia nella giustizia e di prospettive, accomuna un grande numero di suicidi.

Nessuna visione positiva di poter tornare a una vita "normale", nemmeno per chi è stato schifosamente condannato pur essendo innocente.

Costui si sentirà sempre un detenuto anche in libertà, consapevole di condurre una vita ai margini, d’isolamento e disperazione.

Ma, per ora, come succede da sempre, si parla di Irap, Imu, Renzi, Bersani, Grillo, mentre le persone muoiono suicide per il problema carceri e per la mancanza di lavoro.

Ma chi se ne frega, il nuovo Presidente ha portato una ventata di sana freschezza politica e di innovazione e, infatti, si parla di prossimo ministro della Giustizia nientemeno che lo sbarbato Violante…

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

    2 commenti per questo articolo

  • Inserito da beatrice il 22/04/2013 16:15:17

    Caro Max, mi piace molto questo articolo. Anche se mi procura una grande tristezza. Non è semplice risolvere i problemi di un Paese, che sono tanti, pesanti, spesso enormi e maledettamente complicati. Sicuramente a parole si fa in fretta a risolverli, poi bisogna fare i conti con i numeri, con i soldi che mancano, con le priorità, sulle quali c'è sempre una divergenza d'opinione. Forse, se ognuno svolgesse il proprio compito con serietà e impegno, in ambito politico, qualcosa potrebbe migliorare. Per carità, i miracoli sono ben lontani dalle capacità umane, ma qualche cambiamento si potrebbe vedere. Le strutture penitenziarie non si costruiscono dall'oggi al domani, quindi quelle che ci sono contengono un numero di carcerati decisamente superiore a quanti ne dovrebbero contenere. E allora che fare? Proporre delle misure alternative alla carcerazione preventiva e per alcuni reati, pur di svuotarle? Forse. Sicuramente è assolutamente necessaria anche una giustizia più veloce e più efficiente. Di carcere si muore, è vero. E così come sono diverse le persone che popolano una nazione, così sono diverse le storie di coloro che entrano in un carcere. La vita è fatta di intrecci casuali e di partenze svantaggiate. Spesso ad una partenza svantaggiata si aggiungono strade piene di buche, in salita, e incontri sbagliati. Strade che sembrano senza uscita e che conducono dietro le sbarre. E una volta là dentro, il poco senso rimasto che si dava alla vita, si perde del tutto. Anche se non sempre, per fortuna. Non è facile analizzare una realtà così complessa, legata a fattori sociali, culturali ed economici. Non è facile. Però è un dovere di tutti affrontarla e cercare di comprenderla. Se veramente vogliamo che il carcere sia punitivo, ma anche rieducativo. Io parto sempre dal presupposto che "cattivi" si diventa. Forse dovremmo creare una società che eviti che troppe persone diventino "cattive", e che permetta a coloro che lo sono diventate di valutare con occhi diversi il percorso compiuto, perché non siano vite perse per sempre. Numeri che affollano stanze maleodoranti e senza più speranza.

  • Inserito da Loredana il 22/04/2013 14:29:33

    Oltre che dell'assoluto e imbarazzante silenzio della riforma della giustizia, c'è quello del rispetto per la vita umana. Se sbattere le persone in carcere equivale a indurle al suicidio (e anche l'istigazione al suicidio è reato, se non sbaglio), privandole anche di indagini accurate che ne accertino innocenza o colpevolezza, piazzandole alla gogna mediatica prima di ogni accertamento, allora tanto vale ripristinare la pena di morte. Indagini incomplete, fatte da incompetenti, tirate alle lunghe, avvocati e magistrati che fanno impilare le varie pratiche perché "la legge dice quello e non quell'altro", errori giudiziari come se piovesse. Non è uno scenario abbastanza pesante, che spingerebbe davvero chiunque a farla finita? E quanto tempo ancora possiamo sopportarlo?

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.