Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Simonetta Bartolini
Italianista, scrittrice e giornalista. Simonetta Bartolini è senza se e senza ma tra quegli intellettuali contemporanei che i nostri governatori dovrebbero prendere in considerazione per alimentare spiritualmente e far crescere qualitativamente la Nazione. Partendo dal presupposto indiscutibile che la cultura è cultura, senza etichette politiche di convenienza, abbiamo affrontato con lei un dialogo socratico sulla necessità da parte della classe dirigente che amministra la res publica di puntare sul pensiero nobile tradotto in atto. E se verità non se ne hanno, una certezza è fuor di dubbio “E’ necessario esortare le persone di buona volontà e di umile e sana disposizione all’amore per la cultura a riunirsi e testimoniare il proprio valore” solo così sarà possibile rinascere dalle ceneri.
Che cos’è oggi la destra, intesa come ampia area politico-culturale?
Domanda da un milione di dollari. Dovremmo chiederci più che altro se esiste oggi la destra nel senso da lei indicato.
Le chiedo allora "esiste oggi la destra politica"?
Mi viene voglia di dire di no. La destra politica è scomparsa da quando si è fusa con il Pdl e ha rinunciato alle proprie caratteristiche.
Dal punto di vista culturale?
E’ esistita ed era un insieme di valori, un pantheon di personaggi di riferimento. Purtroppo nella mediazione che ne ha fatto la politica è rimasta uccisa anche la destra culturale.
Come è potuto accadere?
Coloro che avrebbero dovuto interpretare questi valori c’hanno rinunciato. Alla destra politica non è interessata quella culturale perché la cultura non porta immediati risultati. Parlare dell’affresco del Perugino in campagna elettorale non porta voti. E in effetti è così, ma la cultura deve essere intesa come pedagogia, crescita interiore dell’uomo.
Quindi anche la destra culturale oggi non esiste più.
Mi verrebbe di dire di no, ma ci sono autori, scrittori che potrebbero essere definiti di destra, là dove intendiamo il richiamo a determinati valori. Un personaggio come Battiato, per esempio, ha scritto canzoni di destra pur essendo un uomo di sinistra.
Perché non è avvenuto l’incontro tra destra politica e destra culturale in questi anni?
Se si riduce la cultura alle esigenze della politica spicciola, la si immiserisce. Un grande scrittore alla fine non è né di destra né di sinistra, è solo un grande scrittore. Noi invece abbiamo piegato la cultura ad una distinzione di parte.
Quanto accaduto con alcuni artisti e scrittori vissuti durante il fascismo e per questo spesso criticati.
Ogni personaggio vive nel proprio tempo, nel quale il suo pensiero viene o completamente rifiutato, e parliamo di intellettuali dissidenti, oppure contestualizzato per realizzare il suo ideale di arte. Così è stato per il fascismo. Marinetti, Soffici, Papini avevano sperato questo. E non è un caso se sono rimasti fatalmente delusi da quello che il contesto storico poteva offrire. Questo vale anche per scrittori etichettati come comunisti. Intellettuali importanti pensavano che l’ideale di fondo del comunismo potesse realizzare determinati valori in cui credevano. Si sono resi conto che così non poteva essere e o sono rimasti fedeli al contesto storico cui erano legati o vi si sono opposti. Ma allora per questo la loro opera perde valore? La divisione politica ha fatto dimenticare il senso di arte, di bellezza, di cultura.
Come è possibile oggi ricostruire un rapporto sano tra cultura e politica senza strumentalizzazioni?
Occorrerebbero dei politici illuminati, che io non vedo, in grado di guardare agli intellettuali come delle coscienze critiche, la rappresentazione del meglio dei loro ideali. Allo stesso modo gli uomini di pensiero non devono essere asserviti alla causa politica, una dimensione nella quale si muovono pedine con un fine personale individuale e di partito.
Lo stesso vale anche per la cultura che definiamo, erroneamente a questo punto, di “sinistra”?
La cultura di destra è scomparsa ma anche quella di sinistra. La cultura è scomparsa. Non ci sono uomini che riescono a scindere gli ideali dal potere.
Neanche uno spiraglio positivo al riguardo.
No, nessuno. È faticoso mettersi al servizio della cultura perché è un dea che pretende abnegazione, generosità, disinteresse.
Quale dovrebbe essere il percorso per approdare ad un cambiamento reale?
Ognuno di noi deve tornare a studiare, a rivedere con umiltà la grandezza del passato, l’estetica che sia etica, gravida di valori. I professori, gli scrittori, i critici, i pittori devono fare un passo indietro rispetto alla propria vanità, ai desideri personali, per ritrovare un’autenticità che si è perduta. La politica dovrebbe stimolare e coltivare questo ritorno.
C’è chi vede in Berlusconi l’artefice del crollo culturale dell’Italia.
La destra ha assorbito il peggio della berlusconizzazione, della cultura dell’effimero e non si è opposta, non ha proposto un modello alternativo, non lo ha preteso. Berlusconi ha fatto il suo, veniva da quella cultura e l’ha portata avanti come era naturale che fosse, ma non doveva essere la stessa degli uomini di destra. Avrebbero dovuto opporsi e con questo non voglio dire fare fuori il leader del Pdl, ma proporre un altro modello.
Certo non avrebbero avuto lo stesso successo.
Il modello culturale berlusconiano ha la forza dell’apparenza, dei media effimeri. La minoranza che è coscienza critica è presente laddove non si conosce e porta i suoi frutti seppur piccoli. Penso ai professori nelle scuole che trasmettono con passione il sapere. A questi non viene riconosciuto niente, non sappiamo neanche che esistono. Se riuscissimo a dare voce a queste persone e dimostrare concretamente che la politica è etica, allora può nascere una cultura inclusiva di tutto ciò che è bello, buono e valido.
E chi decide ciò che è valido da ciò che non lo è?
Un tempo c’erano i canoni, ma oggi le regole non sono ben accette. Un artista deve saper fare il proprio mestiere non può avere solo l’idea. Negli anni Venti dopo il Futurismo che professava la distruzione ci fu il ritorno all’ordine. “Torniamo nei musei a copiare i grandi del passato per rimparare a disegnare” diceva De Chirico. Un artista deve essere anche un artigiano. Se ci fermiamo solo all’intuizione senza più il valore intrinseco del lavoro, della fatica, della pratica, dello studio, dell’esperienza sminuiamo l’arte.
Cosa dobbiamo aspettarci allora. Sembra che siamo destinati a questo stato di cose.
I periodi di depressione e crisi intellettuale ci sono sempre stati poi l’inaspettato e qualcosa rinasce, si smuove. Guardiamo a ciò che vale a prescindere dalla politica. Questo è per me mettere in pratica l’ideale della cultura di destra.
Quindi c’è la speranza di rialzarsi.
Purtroppo non ho gli strumenti per capire se siamo al fondo. Mi verrebbe da dire che peggio di così non si può, ma è tanti anni che lo ripeto. E’ necessario esortare le persone di buona volontà e di umile e sana disposizione all’amore per la cultura, a riunirsi e testimoniare il proprio valore. Già l’intento di una cultura onesta sarebbe importante. La politica deve capire ciò e attuarlo.
Inserito da Loredana il 26/04/2013 10:25:20
Condivido le opinioni espresse dal direttore, per quanto riguarda l'identificazione di destra e sinistra, politica o meno...siamo in pieno guazzabuglio.
Il professore e la dignità della scuola; una battaglia da Don Chisciotte?
EI FU. L'anniversario di un personaggio sicuramente controverso, ma le vestali del politically correct ....
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