Editoriale

La vecchiaia femminile discriminata: l’intollerabile disuguaglianza di fronte all’anagrafe

A Corrado Augias, 78 anni, è concesso condurre un programma televisivo ad una donna della sua stessa età no. Grazie alla Rai si perpetua la peggiore delle discriminazioni

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

onne e pari opportunità: ci riempiono la testa, di inutili e sterili propositi egualitari, ci prendono in giro riempiendosi la bocca di parole vane. Quando Napolitano ha nominato i 10 saggi è stato tutto un mugugno sull’assenza di donne, un mugugno indignato che è andato avanti per giorni. Le cosiddette “signore della politica” hanno levato le loro voci, quelle stesse voci che tacciono in altri casi quando il posto in palio non le riguarda.

Prendiamo il caso della televisione. Qualche giorno fa mi è capitato di imbattermi nella trasmissione che Corrado Augias conduce su Rai3. Niente da dire sul programma, ma qualcuno dovrebbe spiegarmi perché si permette di andare in video ad un conduttore di quasi 80 anni, mentre si eliminano dallo stesso ruolo le donne che abbiano passati i 50 anni (ad essere ottimisti e solo se fanno massiccio ricorso al chirurgo plastico).

Qualcuno mi segnali una trasmissione, un programma, per non parlare dei Tg (resiste Bianca Berlinguer perché è direttore e fa quel che le pare per quel che la riguarda), nei quali sia presente una donna ultracinquantenne non in qualità di ospite (e anche in quel caso le signore che abbiano superato gli anta si contano sulle dita di una mano).

Forse la conduttrice di Un giorno in pretura non è più una ragazzina, ma fateci caso si tratta di un programma nel quale la presenza in video della signora è limitata a pochi flash di raccordo fra filmati.

In ogni caso anche Roberta Petrelluzzi, che peraltro il programma ha dovuto inventarselo, confezionarselo ecc, è ben lontana dai 78 anni di Augias!

No, signori miei, la parità anagrafica non è concessa alle donne, anzi meglio alle donne non è concessa la vera parità, non hanno le vere pari opportunità.

Ci prendono in giro come su ogni cosa, promettendoci interessamenti fasulli a questioni serie, battono la gran cassa della partecipazione della politica ai problemi veri e in realtà si tratta di chiacchiere prive di contenuto.

A cosa serve un ministero, dico un ministero delle pari opportunità se l’azienda radiotelevisiva dello stesso Stato discrimina le donne in base all’età?

O forse dalla Rai ci vogliono dire che non esistono ultracinquantenni in grado di condurre un programma come fa Augias? Ci vogliono convincere che la senescenza femminile è tale da essere improponibile in Tv al contrario di quella maschile?

Vogliono affermare che le donne sono delle belle oche che possono andare in video fino a che resiste la piacevolezza estetica , ma devono andarsene appena essa le abbandona, perché a differenza degli uomini le donne non sono abbastanza intelligenti e preparate e professionali da reggere una conduzione senza l’ausilio della bellezza giovanile?

Cara Bonino, che ha strepitato per l’assenza fra i saggi di una donna, cara Boldrini che ha promosso la difesa delle donne maltrattate, care tutte signore delle pari opportunità riunite in associazioni, in politica, in un ministero perché ignorate il massacro culturale che viene fatto delle donne in Rai?

Non si tratta, badate bene, di rivendicare un ruolo effimero per accontentare la vanità femminile del video, si tratta di EDUCARE la società che comunque è teledipendente, attraverso la dimostrazione che una donna non deve essere necessariamente bella e giovane per essere brava e per condurre un programma, esattamente come non deve esserlo un uomo. Solo che agli uomini si dà l’opportunità di dimostrarlo e alle donne no, affermando così implicitamente che le donne sono inferiori agli uomini se non sono sostenute dall’apparenza e dall’anagrafe.

Proprio la terza rete del tv, quella che dovrebbe essere più attenta alle istanze di eguaglianza in tutti i sensi, compie il maggiore sfregio alla dignità femminile, accetta il modello berlusconiano della donna giovane e bella e lo applica rigorosamente.

Vergogna, vergogna, vergogna. Vergogna alle donne in politica che dimostrano così di utilizzare la leva della parità fra generi solo per occupare individualmente posti di potere.

Vergogna alla maggiore azienda cultura dello Stato, la Rai, che discrimina solo le donne secondo l’anagrafe.

Vergogna a tutte le varie associazioni femminili che dicono di battersi per le pari opportunità e non si rendono conto che non si tratta di cambiare le leggi, ma le mentalità, si tratta di educare alla parità e quello lo si potrà ottenere solo quando ad una donna (che già subisce in tanti casi l’accantonamento coniugale quando invecchia, ma si sa gli uomini-maschi sono sostanzialmente idioti, tranne rari casi) sarà concesso di vivere l’età sinodale e poi la vecchiaia con gli stessi diritto degli uomini.

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