Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Il militare a terra dopo essere stato colpito dall'uomo con la pistola
Non c’è niente da fare questa legislatura è nata proprio sotto la cattiva stella. I superstiziosi diranno che la n°17 non poteva che portare disgrazie. La sparatoria domenicale, giusto durante il giuramento dei ministri del nuovo governo, sembra voler fermare nel rosso del sangue e nell’immagine di corpi a terra nei luoghi del potere il simbolo sciagurato di un’Italia sull’orlo della follia, una follia purtroppo con ragioni da vendere.
Il manovale calabrese che ha sparato e del quale in queste ore si dice di tutto dandone i ritratti più svariati – chi lo definisce freddo e sprezzante, chi disperato ma consapevole, chi in cerca di una morte plateale alla maniera di certi film americani dove il protagonista provoca la reazione violenta delle forze dell’ordine per trovare la morte– quel manovale calabrese, dicevamo, è un uomo che assomma in sé (inconsapevolmente) i sentimenti e gli stati d’animo della maggioranza di un paese allo stremo.
C’è una rabbia, una disperazione, un’angoscia, una mancanza di speranza e di fiducia che nell’uomo con la pistola è esplosa in un gesto irreparabile.
Ora lo definiscono isolato, è un gesto isolato dicono tutti per tranquillizzarci, non si tratta di un’azione terroristica che prelude all’inizio di una strategia violenta, non si tratta di un attentato al palazzo.
Solo un gesto isolato dicono, e con questo si mettono a posto la coscienza e ci dicono di non preoccuparci!
Errore. Grave errore!
Il fatto che sia un gesto isolato, che non sia terrorismo organizzato, è peggio. È peggio per noi italiani, certo non per gli uomini del palazzo, non per i gestori del potere, non per gli attori della politica. Il gesto isolato non li mette veramente in pericolo, loro hanno la scorta, viaggiano (e ora ancor più viaggeranno) su macchine blindate, avranno sorveglianza davanti alle loro abitazioni.
È peggio perché il terrorismo si combatte, e poi… va bene, diciamolo, il terrorismo non mette in pericolo la maggioranza degli italiani, ma solo chi gestisce il potere.
Mentre la disperazione riguarda ognuno di noi, ci toglie la speranza, il futuro.
L'attentatore, Luigi Preiti, a terra bloccato dalle forze dell'ordine
Noi italiani continueremo a morire, o a cercare di farlo, dandosi fuoco, impiccandosi, o sparando alla ricerca di una morte che non possa essere messa sotto silenzio come avviene per tutte quelle dei poveretti in rovina di cui quando va bene si dà notizia con 10 righe in esima pagina quasi mai nei notiziari televisivi.
Mentre scrivo, ascolto le dichiarazioni del Presidente del Senato, e dei vari politici che esortano alla calma, dicono che l’ordine pubblico è sotto controllo, ma che sarà innalzato il livello di allerta, dicono che la colpa è di chi ha aizzato gli animi in questi mesi contro il Palazzo.
Non hanno ancora capito, o forse non vogliono, che il gesto di oggi è uno dei tanti, troppi risultati dello scollamento fra il palazzo e la popolazione. Uno scollamento drammatico che ha provocato la solitudine di ognuno di noi di fronte alla crisi, di fronte alla mancanza di futuro, di fronte alla certezza della povertà imminente e tutto nel sostanziale disinteresse di chi dovrebbe caricarsi dell’onere di metter mano a questi problemi.
Mesi di campagna elettorale (seguita al governo Monti il più devastante e improvvido che ci potesse capitare) dove nessuno si è preoccupato di fare vere proposte per risolvere la situazione economica italiana, il partito di maggioranza relativa aveva come fine principale “smacchiare il giaguaro”.
Grillo e i suoi promettevano demolizioni sistematiche dell’apparato politico, ma neppure una proposta per uscire dalla crisi, anzi Grillo (dall’alto del suo cospicuo conto in banca) ci ammoniva sulla bellezza della povertà che fa riscoprire il gusto vero della vita (neppure fosse l’amaro Lucano).
Berlusconi prometteva la restituzione dell’Imu che certo sarebbe la benvenuta, ma che lascia fuori i più poveri i meno fortunati quelli che una casa non ce l’hanno quelli che pagano l’affitto spesso anzi nel 99% dei casi a cifre che equivalgono ad uno stipendio, quindi o paghi l’affitto o mangi.
Poi le elezioni seguite da due mesi di ridicole discussioni interne ai partiti e alle loro dinamiche di potere interne, ancora una volta, nel totale disinteresse dei problemi degli italiani usati però come paravento alle sterili ripicche fra correnti e correnticchie.
Tutti a proclamare di star agendo nell’interesse dell’Italia: falsi e bugiardi, come ben si è visto si è trattato di regolamenti di conti interni esercitati sulla pelle degli italiani.
Ora il nuovo governo. E della squadra di Letta cosa abbiamo sentito dire prima di tutto? Che sono più giovani, che ci sono 7 donne, che c’è anche una rappresentante degli immigrati di colore e una campionessa di canoa! E chi se ne frega!
Chi se ne frega dell’età dei ministri, del colore della loro pelle, del genere, o delle medaglie guadagnate all’olimpiadi?
Gli Italiani e l’Italia ha bisogno di politici bravi, efficienti e capaci. Con le idee chiare per portarci fuori dalla crisi, per sottrarci all’infausta sovranità tedesca ed europea, per restituirci un po’ di normalità e di benessere che allontani lo spettro della disperazione.
Ora pretendiamo fatti immediati e risolutivi. Per non continuare a morire.
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