Annientamento culturale italiano

Il Maggio Musicale Fiorentino sull’orlo del fallimento apre la stagione che potrebbe essere l’ultima

Un'altra prestigiosa istituzione culturale a rischio di sparizione. Il Don Carlos verdiano rappresentato in forma concertistica per risparmiare

di Domenico Del Nero

Il Maggio Musicale Fiorentino sull’orlo del fallimento apre la stagione che potrebbe essere l’ultima

Il teatro comunale di Firenze ospiterà le convention dei partiti in futuro?

Si alza il sipario sull’ottantesimo  Maggio Musicale fiorentino: un anniversario che dovrebbe essere un fiore all’occhiello per la città e che è invece offuscato dal pericolo di vita che uno dei teatri e dei festival più celebri d’Europa sta correndo. Francesco Bianchi, commissario nominato a febbraio dal ministero dei Beni Culturali, rischia di esserne il liquidatore, anche se certo non ci tiene ad  esserlo e anzi intende fare il possibile per scongiurare una simile iattura:  «Avevo parlato di liquidazione dell’ente, riferendomi ovviamente a quella coatta. Cercheremo di evitarla a tutti i costi, ma se vi dicessi che non è una possibilità, vi nasconderei la realtà ed io non ho alcun interesse a nascondervi la realtà» ha dichiarato Bianchi meno di due settimane fa in un incontro con i sindacati, in cui peraltro non ha risparmiato critiche anche alle parti sociali . E in effetti, se la situazione è giunta a tal punto di gravità, sono in molti a doversi fare un esame di coscienza: dai sindacati ai sindaci, compreso l’attuale che ancora nella conferenza stampa dell’autunno scorso sprizzava ottimismo da tutti i pori.  

La necessità di tagli e risparmi ha purtroppo inevitabilmente inciso anche sul cartellone: e così lo spettacolo inaugurale di stasera, il Don Carlos di Verdi previsto per la regia di Luca Ronconi sarà rappresentato in forma di concerto: supplemento di impegno per Zubin Mehta perché l’opera verdiana, rappresentata per la prima volta nel 1867 a Parigi, nasce come Grand Opera e quindi l’apparato scenico previsto era particolarmente fastoso e impegnativo, parte integrante dello spettacolo stesso molto più che in altri melodrammi. 

 Questo e altri tagli dolorosi sono stati necessari per un programma ambizioso e affascinante ma che in questo momento appariva ben oltre le reali possibilità finanziarie del teatro. «Se siamo stati costretti a rimodulare la programmazione per abbattere i costi, lo sforzo è stato quello di mantenere la qualità di altissimo livello, con artisti di prima grandezza nel panorama internazionale.» – ha dichiarato il commissario.

 E comunque, una prima risposta positiva della città c’è stata: non solo infatti molti spettatori della prima rappresentazione hanno ugualmente confermato le loro prenotazioni o non hanno chiesto il rimborso, ma Confindustria Firenze e Bassilichi, soci fondatori del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, hanno acquistato l’intero quantitativo di biglietti rimasti invenduti per la serata inaugurale per offrirli alla Città di Firenze, privilegiando alcune categorie di pubblico, ad esempio gli studenti di musica.  Un altro bellissimo gesto  arriva dal grande direttore Claudio Abbado, che ha deciso di dirigere gratuitamente il previsto concerto del 4 maggio al Teatro Comunale, in segno di solidarietà e amicizia nei confronti del Maggio Musicale Fiorentino.

E così, dal 2 maggio al 25 giugno sono 68 gli appuntamenti in programma: cinque titoli operistici, ovvero

 Don Carlos, The Rape of Lucretia, Il Farnace, Macbeth, Maria Stuarda.  Al musicista bussetano di cui ricorre quest’anno il bicentenario della nascita l’onore di aprire e chiudere  il festival; di particolare interesse il Macbeth ( sei rappresentazioni, 17 – 25 giugno)  che sarà proposto nell’edizione del 1847 composta per il teatro della Pergola, dove ovviamente ritornerà.  E il cupo dramma shakespeariano  ha fornito lo spunto anche per una Lectio Magistralis  dell’arcivescovo di Firenze  cardinale Giuseppe Betori : Oltre Macbeth: dalla violenza alla speranza,  ( giovedì 2 maggio 2013  ore 11.00 Aula Magna dell’Università dell’Ateneo Fiorentino), mentre il saloncino della Pergola ospiterà, sabato 15 giugno, una giornata di studi dedicata  a questa versione fiorentina dell’opera verdiana.  Maria Stuarda  di Donizetti  (Teatro Comunale) completa il ciclo delle “regine inglesi” del compositore bergamasco:  in forma di concerto, prevede due sole recite, il  20 e il 23 giugno.  In occasione del centenario di Benjamin Britten viene proposto  the Rape of Lucrezia, sei recite dal 17 al 25 maggio (teatro Goldoni); mentre di grandissimo interesse è senz’altro  Il Farnace di Antonio Vivaldi, (Teatro Comunale)   prima rappresentazione assoluta dell’ultima versione di Ferrara (1739), purtroppo con due sole rappresentazioni:  il 29 e il 31 maggio. Destino davvero curioso quello del “prete rosso”, famosissimo in vita soprattutto per le sue opere e non per i suoi concerti, mentre in età moderna  è accaduto esattamente il contrario. Eppure anche la produzione teatrale di Vivaldi è di straordinario interesse e qualità e merita di essere meglio conosciuta.

E come sempre, non solo opere, naturalmente. Ricco e interessante anche il programma dei concerti:  a partire da quello diretto da Claudio Abbado sabato 4 maggio alle 20 (Teatro Comunale; in programma Wagner, Tannhäuser, Ouverture; Verdi,  Te Deumper doppio coro e orchestra; Berlioz, Symphonie Fantastique op. 14) ; il 7 maggio il pianista  Krystian Zimerman  (Teatro Comunale, musiche di Debussy, Brahms, Beethoven); Zubin Mehta sabato  11 maggio alle 20,30 al Teatro Comunale con il trombone solista Christian Lindberg,  con musiche di Berio, Brahms, Stravinsky;  il 16 maggio, sempre Mehta dirigerà al Comunale la Messa da Requiemdi Verdi. Ricca agenda anche per gli amanti della musica contemporanea, con concerti dedicati a Berio e Maderna, e tanti altri appuntamenti ancora.  Da segnalare l’ultimo appuntamento concertistico il 24 giugno, (ore10,30) per San Giovanni: dopo una messa celebrata dal Cardinale Betori,  vi sarà nella  cattedrale di Santa Maria del Fiore un bellissimo concerto di musica sacra con l’orchestra e il coro del Maggio, diretti da Ola Rudner (musiche di Mozart e Schubert).

Fra gli appuntamenti della danza spicca una nuova creazione assoluta per Maggiodanza:  Peter Pan, coreografia di Francesco Ventriglia su musiche di Emiliano Palmieri (Piccolo Teatro, quattro recite dal 18 al 25 maggio). Ricco anche il calendario degli incontri e delle giornate di studio.

Un programma dunque di tutto rispetto, malgrado una crisi che sarebbe assurdo negare o sottovalutare. Il Maggio va risanato con decisione e senza guardare in faccia a nessuno, ma se sparisse sarebbe una perdita gravissima per la cultura, italiana e non solo.  Fa molto piacere che un comunicato  stampa del teatro ricordi cosa scriveva  Alessandro Pavolini  (che fu uno dei promotori del festival) sul «Il Bargello», in data 30 aprile 1933, in un editoriale intitolato Importanza del Maggio pochi giorni dopo l’inaugurazione del Festival: «Il Maggio Musicale Fiorentino è in Firenze il più importante avvenimento d’arte da alcuni secoli ad oggi: ed è il più importante fra i festival musicali del mondo.» Forse sarà  stato un po’ eccessivo, ma rende perfettamente lo spirito con cui questo festival è nato e che si dovrebbe cercare di riscoprire.

Stasera dunque si apre il sipario  con il Don Carlos alle 19,00 al Teatro Comunale (repliche  mercoledì  8 alle ore 19, domenica 5 e domenica 12 maggio alle 15,30); prevista la presenza del nuovo ministro dei Beni culturali Massimo Bray.  Ben cinque atti andati in scena per la prima volta a Parigi, al Theatre Lyrique, l’11 marzo 1867, in tempo per l’Expo di quell’anno.   Da  una lettera a Perrin, Direttore dell’Opéra, del 1 luglio 1865, dai desideri che il compositore vi esprime  si comprende l’intenzione di mettere in evidenza, all’interno della vicenda, i conflitti più squisitamente politici: quello tra potere civile e potere religioso (che culmina nel dialogo fra Filippo e l’Inquisitore), e quello tra potere assoluto e aspirazioni liberali (che domina il duetto tra il re e il Marchese di Posa). Che al centro della vicenda Verdi vedesse in ogni caso i conflitti tra questi poteri e queste concezioni ci viene confermato da altre affermazioni contenute nella sua corrispondenza al tempo della più sostanziale fra le numerose revisioni dell’opera, quella compiuta nel 1883 -84 per trasformare la partitura francese in cinque atti  in un’opera italiana in quattro atti.

 L’opera di Verdi, ambientata all’epoca di Filippo II (1527-1598), erede di Carlo V, e del figlio Don Carlo, Principe delle Asturie (1545 - 1568), narra gli ultimi mesi di vita dell’Infante di Spagna (1567 – 1568) e presenta, come episodio chiave, la congiura nei confronti del padre per acquisire il potere delle Fiandre. Le intricate vicende storiche, che coinvolgono la Spagna, parte dei territori del Sacro Romano Impero, le Fiandre, la Francia, per la presenza di Elisabetta di Valois, figlia del Re di Francia Enrico II e Caterina de’ Medici, si intrecciano con i percorsi sentimentali dei protagonisti: l’amore, quasi incestuoso, di Carlo per Elisabetta, sposa del padre Filippo II, l’amore della Principessa di Eboli per Carlo, l’amicizia di Rodrigo, Marchese di Posa, per Carlo, e la sua fedeltà a Filippo II.

Ripreso da una tragedia di Schiller, il libretto dell’opera risente molto del gusto romantico e non si cura molto della verisimiglianza storica. Verdi riesce comunque a rendere in modo avvincente i conflitti tra amore e potere, i valori del coraggio e dell’amicizia, ma il terribile peso del potere stesso: l’aria di Filippo II (basso) Dormirò sol nel manto mio regal  è forse una delle più belle di Verdi.   Gli interpreti principali, oltre a Zubin Mehta sul podio,  saranno Dmitry Beloselskiy  (Filippo II),  Massimo Giordano (Don Carlo) Kristin Lewis (Elisabetta).

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