Editoriale

Pd di lotta e di governo: difendere Berlusconi per sopravvivere, o suicidarsi per far dispetto al Cavaliere

Partito dei paradossi, delle incongruenze, delle contraddizioni non sa cosa fare eppure vi si dedica con acribia

Giovanni F.  Accolla

di Giovanni F.  Accolla

pochi giorni di distanza dal proprio congresso, il Pd non ha ancora trovato né un nome a cui affidare la segreteria, né una strategia certa da percorrere per l’immediato futuro. E’ una giostra di personaggi (Cuperlo, Finocchiaro, Chiamparino, Chiti e chi più ne ha… ), che si rincorrono e si bruciano nello spazio di ore. Mentre scrivo sta prendendo forza l’ipotesi di dare la reggenza a (nomen omen) Roberto Speranza (un ragazzo nato vecchio in quel di Potenza nel 1979), ma magari domani in “pol position” sarà un altro. Sta di fatto, che anche in questo caso, come oramai in ogni ganglo del Paese, il gioco è al ribasso. 

I big del Pd se la danno a gambe levate, le responsabilità sono enormi. Una cosa è certa, alla guida del partito di largo del Nazareno - almeno fino al congresso - non ci sarà un uomo vicino al governo: l’unica strategia possibile per ricucire con l’elettorato, è fare del Pd un partito di lotta  di governo.

L’ultimo caso esemplificativo è quello relativo alla travagliata elezione del presidente della commissione giustizia del Senato, con l’ex giudice Casson grande officiante. E’ evidente che gli esponenti del Partito democratico hanno messo in piedi una sceneggiata anti Pdl ben consapevoli che sarebbe servita soltanto a recuperare qualche sparuto consenso, non certo a sbarrare la strada a Nitto Palma, che, com’è noto e scontato, è stato eletto.  

Ma le vicende del Pd appassionano, per davvero, soltanto in chiave generale. Mentre, immarcescibili, le procure provano a far fuori dalla scena politica Silvio Berlusconi come un Al Capone qualunque o come un magnaccia di strada (di qui la misura intellettuale e morale di alcuni giudici, è ben perimetrata), presto sotto la pressione potentissima di una scelta di campo - ovvero prendere coscienza che una condanna del leader del centro destra rischia di essere il baratro e la soluzione finale per la politica italiana, e quella di rincorrere ancora una volta i grillini sulla sua ineleggibilità - il governo Letta potrebbe tracollare. E non certo a causa del centro destra.

“Non sarà un atto giudiziario a cambiare il quadro politico e far precipitare l'Italia in una nuova crisi”, si sono affrettati a dichiarare la maggioranza degli esponenti del Pdl, pur stigmatizzando le procure di Milano e di Napoli e annunciando una serie di manifestazioni a sostegno del Cavaliere.

Il paradosso, dunque, potrebbe davvero essere che, a breve, il governo di larghe intese, strenuo promotore della pacificazione nazionale, sarà costretto a difendere unito la posizione di Berlusconi dinnanzi all’attacco delle procure, in pieno scontro con uno dei suoi partiti fondatori, quello - stravaganze della politica italiana e della sinistra - presieduto da un suo esponente di spicco.


  


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