Corsa al Campidoglio

Alemanno, Marchini, Marino, De Vito faranno perdere Roma se non punteranno sulla cultura

La vera ricchezza da far fruttare nella Capitale è protagonista della campagna elettorale di Marchi aspirante consigliere, speriamo faccia proseliti

di Dalmazio Frau

Alemanno, Marchini, Marino, De Vito faranno perdere Roma se non punteranno sulla cultura

Il Campidoglio e da sinistra Marino, Alemanno, Marchini, De Vito

“Il Critico come Artista” è uno dei saggi più alti, e nel contempo meno noti al vasto pubblico, di quel genio, non certo di sinistra, che risponde al nome di Oscar Wilde.

Ora, in quanto storico dell’arte, è mia precisa funzione, talvolta almeno, svolgere anche quella di critico e poi quella di artista.

Come critico non sono solito lesinare in quanto a ferocia dialettica contro chi mal opera, o peggio, non opera affatto, lasciando così che la nostra società decada dal punto di vista estetico e di conseguenza etico.

Dovere di critico d’arte, e perciò di uomo di Cultura, è dunque quello di svolgere un’azione “politica” che lo ponga al di sopra delle solite parti denominate destra e sinistra.

Per questo sempre ogni mia parola è stata spesa contro una “stolta amministrazione” del Bello e del Sapere operata purtroppo dalla destra in questi anni. A nessuno infatti sono ignote le mie simpatie per una Destra che sia sociale e dunque ben lontana da certi pseudo ideali mercatisti e liberal- capitalisti dove tutto ciò che governa è in realtà governato e succube dall’economia e dal denaro.

Detto questo, vorrei per una volta, fare un plauso ad uno dei rari “politici” che proprio nelle file della destra romana opera da tempo nel modo migliore.

Certamente non agevolato da un’amministrazione, dal punto di vista culturale ben inteso, non delle migliori qual è quella del sindaco uscente, desidero segnalare l’onestà intellettuale e l’attenzione al “problema” culturale promosso, unico forse tra tanti all’interno della compagine di destra, da Sergio Marchi.

Candidatosi al Primo Municipio, Marchi, è stato probabilmente il solo – “ed il forte è potentissimo quando è solo” diceva Friedrich Schiller – a inserire nel proprio programma alcuni interessanti spunti – certo passibili di migliorie e anche molte e notevoli – sotto il tema “Cultura”.

Marchi comunque scrive cose commendevoli e soltanto apparentemente ovvie quali: “…ma un patrimonio dell’umanità da valorizzare, tutelare, promuovere e difendere, con una grande operazione culturale, puntando sul turismo e la valorizzazione dei monumenti e poli museali, la promozione dell’arte ed il recupero delle tradizioni popolari, la musica, la riscoperta dei palazzi e delle dimore storiche, il rilancio del grande sistema dei Parchi per un Centro finalmente vivibile e a misura d’uomo.”

Per chi è “del mestiere” come me, una simile frase potrebbe apparire scontata, ma non lo è per nulla. Chi fa Cultura non si rivolge, o non dovrebbe almeno, soltanto ai suoi “colleghi” ma soprattutto al popolo, agli altri che della Cultura devono goderne e beneficiarne.

Nel suo programma Sergio Marchi prosegue: “La cultura rappresenta la risorsa più importante per Roma, e il Municipio Roma I detiene il record dei siti storici ed archeologici di interesse mondiale. Nel nostro territorio si trovano inoltre quattro grandi Basiliche, San Giovanni, Santa Maria Maggiore, Santa Croce in Gerusalemme e la Basilica di San Pietro, numerosi Teatri di grande prestigio, Musei di straordinaria rilevanza, e spazi espositivi…”

Anche qui nulla di nuovo ma in realtà di piacevolmente insolito se scritto da un politico di professione.

Un’attenzione dunque al territorio della Città Eterna che tenga conto in modo sinergico non soltanto dell’immenso patrimonio artistico ma anche di quello storico ed antropologico visto come “produttore e motore economico” promossa con simili parole ci fa, finalmente, ben sperare per il futuro.

Ed auspichiamo inoltre che un simile esempio venga raccolto e fatto proprio in modo permanente proprio dalla Destra, consentendone così una rapida ripresa. Potrebbe cancellare in questo modo le troppe colpevoli dimenticanze del “potere assoluto” che i beni culturali posseggono. Disinteresse che l’ha resa prona all’usurpazione degli stessi beni creata dalla sinistra in tanti anni di malgoverno.

Usurpazione e distruzione di tesori dello Spirito che non vorremmo più vedere e che paventiamo in una eventuale – che Dio ci scampi – amministrazione capitolina del laico “cardinal” Marino.

Roma ha visto tante tragedie e saccheggi nei secoli, ma ad una simile eventualità preferiremmo ancora i Lanzichenecchi sotto gli spalti di Castel Sant’Angelo. Farebbero minori danni.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 13/05/2013 14:21:38

    Nessuno disconosce l'importanza della cultura e Roma, dall'alto della sua antica grandezza, rappresenta la vetta della cultura rappresentata dalla storia, ma è chiaro che poi non si vice di sola cultura. Per chi si reca a Roma, dall'estero e dall'Italia occorrerebbe poi un "pacchetto" di offerte che possa prosperare in tempi di crisi come l'attuale. D'accordo che per la cultura si fa la fila e altro ancora ma ci vogliono le contropartite.

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