Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
«Al forum di Davos hanno stabilito, analizzando la situazione italiana, che l'Italia, che è nei primi 6/7 posti per la competitività, sta fra Somalia e Burundi quanto a sistema giudiziario» Queste più o meno le parole di Luttwak, rispondendo alla solita banale domanda di Formigli a Piazza Pulita.
Parlando di Berlusconi, vista la richiesta di una condanna a 6 anni e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per l'affare Ruby, il conduttore seguendo lo scontato, ripetitivo e ossessivo refrain ha chiesto a Luttwak se in America, la democratica America, l'obamiana, la liberale, la democrat, punto di riferimento della sinistra giustizialista seppure sedicente garantista, se appunto l'America, che tanto amano, avrebbe permesso che un politico arrivasse al secondo grado di giudizio mantenendo il proprio incarico in Parlamento.
Luttwak ha replicato che in America se un politico viene rinviato a giudizio si dimette per potersi liberamente difendere in un processo dove la terzietà del giudice è garantita, l'autonomia dalla politica del procuratore è sicura, e la difesa può esercitare al meglio il proprio compito. Quindi, ha incalzato con evidente soddisfazione Formigli, in America Berlusconi si sarebbe dovuto dimettere?
-No caro, ha risposto seccato il politologo americano, in America il sistema giudiziario è credibile, così come in Svezia, in Inghilterra e in tutti i paesi civili, permette la soluzione di un caso in tempi rapidi, non c'è quel che in Italia rappresenta un mistero per chiunque non sia italiano: il carcere preventivo che è già una condanna, l'arbitrarietà del giudizio, la politicizzazione. –
Formigli ha incassato la bacchettata ha sorriso e ovviamente è passato all'ospite seguente, si può ipotizzare che non chiederà più alcun parere su Berlusconi e i suoi rapporti con il sistema giudiziario italiano.
Ecco, questo vale più di qualsiasi polemica. Perché, cari lettori, diciamocelo francamente, siamo stanchi di questo clima di odio continuo (il primo servizio di Piazza Pulita riferiva della manifestazione contestata di Brescia del Pdl e si intitolava I giorni dell'odio contro Berlusconi), la politica quella vera, bella, interessante e soprattutto utile è incompatibile con l'odio, con il rancore personale che ottunde ogni ragionamento sui veri problemi riconducendo la possibilità di risolverli all'eliminazione di Berlusconi, cioè di un unico soggetto che, per quanto possa essere detestabile, non può rappresentare lo snodo assoluto di tutta la politica italiana e della possibilità di affrontare i problemi economici, politici, giudiziari, culturali di un paese.
Non sappiamo come andrà a finire, francamente di Berlusconi non ci interessa molto, anzi per niente, pur avendo subito un trattamento indecente da parte dei giudici non è tale da indurci a compassione, o almeno non più di tanta, ha tanti soldi tante possibilità e, in ultima analisi prima di finire ingiustamente (allo stato attuale dei fatti contestati) in carcere potrà sempre prendere un aereo e andarsene.
Però ripensiamo all'analisi di Luttwak, e ci viene in mente che se un giudice o un magistrato per un qualche motivo ci prende in antipatia e decide di dar ascolto a qualsiasi sussurro contro di noi finiamo in carcere e stop, senza diritti, senza tutela, noi non possiamo permetterci gli eserciti di avvocati di Berlusconi, non potremmo andarcene se vedessimo la mala parata. E tutto avverrebbe nell'indifferenza generale perché se anche nel resto del mondo si interrogano sullo scombinato e assurdo sistema giudiziario italiano, non possono certo farci niente, solo compatirci.
Ripensiamo a quelle immagini di violenza verbale e di odio verso una parte perché rappresentata da un uomo che fa da catalizzatore su di sé di tutti i peggiori sentimenti dell'animale uomo. Ripensiamo ad un paese in ginocchio. Povero, senza lavoro, senza prospettiva e con troppa rabbia che cova sotto la cenere e la tristezza ci assale, la pena ci serra la gola, lo sconforto ci piega le ginocchia.
Abbiamo vissuto anni belli in passato, anche in quelli terribili della lotta armata che insanguinava le strade italiane, nonostante il terrorismo c'era uno Stato nel quale i partiti comunque con tutte le loro manchevolezze (certo significative) rappresentavano la possibilità di una risposta alla violenza rivoluzionaria.
Oggi non abbiamo più niente, non c'è più la politica perché i partiti si sono suicidati, gli uomini che stanno nelle istituzioni vagano in un intricata foresta di pseudo regole che nascondono la più incredibile e folle discrezionalità dove l'unica norma inderogabile è la burocratizzazione della semplicità.
In Parlamento, salvo rare eccezioni, siedono dei dilettanti con la sindrome del peccato originale di chi li ha preceduti, vecchie volpi indifferenti alle idee ma sensibili alla propria sopravvivenza nei privilegi, pseudo idealisti con il complesso di Peter Pan. Nessuno di loro ha la minima idea di cosa fare per trarci fuori dai guai, ma ognuno si agita coscienziosamente per affermare non si sa bene cosa (idee? valori? Pretese? Principi? Nevrosi?).
Si riempiono la bocca di inutili formule analitiche ma mai propositive e pragmatiche (dobbiamo risolvere il problema della disoccupazione giovanile, già, questo lo sapevamo anche noi, voi dateci come, inutile non ce lo dicono)
No, non è più tempo di polemiche, inutili, scontate, ovvie e inflazionate. Ora è il tempo dello sconforto e della paura.
Inserito da NewBalance547 il 15/11/2014 10:37:46
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