Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Fiorello
Che gli italiani soffrano della “sindrome di Cincinnato”? Cioè, che nei momenti difficili sentano il bisogno di dare pieni poteri a qualcuno affinché li salvi? E' accaduto nell'antica Roma con Cincinnato ed è accaduto oggi con Mario Monti per quel che riguarda la crisi economica e con Fiorello per la crisi creativa della TV.
Il più grande spettacolo dopo il weekend è stato un successo clamoroso. Fin dalla prima puntata Fiorello ha superato il 40% di share con più di 10 milioni di telespettatori. L'ultima, in onda lunedì 5 dicembre, ha totalizzato un'audience pari a 13,4 milioni di spettatori con il 50,23% di share.
Numeri da partita della nazionale o da Festival di Sanremo. La trascinante comicità di Fiorello, supportata da Marco Baldini e dal maestro Cremonesi e la presenza di ospiti come Roberto Benigni (immancabile nei momenti di trionfo del nazional-popolare, da Sanremo aVieni via con me), Jovanotti, Roberto Bolle e Pippo Baudo, ha clamorosamente battuto come già aveva fatto nelle settimane precedenti il Grande Fratello.
Quasi una metafora del confronto Monti-Berlusconi e servizio pubblico-emittenza privata. Fiorello mette d'accordo tutti: sinistra e destra (e anche il centro, quello di sinistra e quello di destra, quello cattolico e quello laico), intellettuali e pubblico “pop”. Di fronte a Fiorello anche i più severi fustigatori di costumi televisivi tacciono. Sono cose che accadono di rado e di solito a personaggi decisamente più impegnati, come Roberto Saviano.
La “cincinnatizzazione” dello showman è solo il primo passo per la sua successiva beatificazione, che nel caso del Rosario (nomen omen) nazionale, con una piccola deroga alla regola ufficiale, non è postuma ma avviene hic et nunc.
Ma la beatificazione non conclude la celebrazione dell'indubbio, grande talento del conduttore: a lui si deve anche, dopo 150 anni di attesa turbata da qualche minaccia (solamente verbale) di secessione e nel centocinquantesimo anniversario, l'effettiva realizzazione dell'Unità d'Italia. Perché tutte le regioni si sono unite in una risorgimentale visione collettiva de Il più grande spettacolo dopo il weekend.
Questi i numeri dello share:
Marchigiani, 62,3%. Pugliesi, 62,1%. Siciliani 59,3% (d'altra parte, Fiorello è siciliano). Abruzzesi, 55,9%. Laziali, 54,5%. Campani, 52,3%. Umbri, 52,5%. Emiliani, 51,5%. Molisani, 50,5%. Toscani, 49%. Friulani, 46,8%. Lucani, 45%. Valdostani, 44,7%. Piemontesi, lombardi e veneti, 44%. Liguri, 43%. Calabresi e sardi, 41%. Fanalino di coda il Trentino – Alto Adige, con il 38,8%. Urge un'indagine in quel di Trento.
Dopo il successo di questo programma, Fiorello è stato paragonato a Walter Chiari. Qualcuno potrebbe farsi prendere la mano e paragonarlo a … Giuseppe Garibaldi.
E Mario Monti, l'altro Cincinnato che abbiamo citato in apertura? Temiamo che per lui sarà un po' più difficile ottenere lo stesso successo: se Fiorello fa ridere, Monti, con la sua manovra, è destinato a far piangere. Non il pubblico televisivo, ma i contribuenti.
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