Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Inserito da Beatrice Gallus il 21/05/2013
Oh, ma quanto mi piace questo articolo! Sai che questo tema è ampiamente dibattuto, e non ha ancora trovato risposte univoche. L'uomo è cattivo per colpa di chi? C'è chi dà la colpa alla sua natura corrotta, che ha ceduto a Satana, c'è chi incolpa prevalentemente l'influenza ambientale, chi pensa che cattivi si nasca, e così via: ancora non si è riusciti a mettere tutti d'accordo. Spesso ci si chiede se un dio degno di questo nome possa permettere un mondo così inquinato dalla malvagità, e a quest'accusa i credenti rispondono che esiste il libero arbitrio, e che è l'uomo che sceglie di commettere le atrocità di cui si macchia. E allora mi chiedo: ma davvero l'uomo è libero di scegliere? So che potrei scatenarmi, su questo argomento, quindi mi limito a individuare alcuni punti che reputo importanti. Punto primo: nessuno sceglie di nascere. Si è catapultati in questo mondo, con il proprio bagaglio genetico, anch'esso non scelto, sprovvisti delle conoscenze necessarie per sopravvivere in esso. Sarà poi l'ambiente a socializzare l'individuo, a istruirlo sui comportamenti da tenere, sulle conoscenze utili per poter vivere con i propri simili e per poter svolgere un'attività all'interno di un contesto sempre più complesso. Punto secondo: il posto in cui si nasce e le esperienze che in esso faremo fanno indubbiamente la differenza, poiché determinano il modo, la quantità e le caratteristiche delle conoscenze e delle capacità che acquisiremo per poterci muovere in ambito sociale. Allo stesso modo, ovviamente, fa la differenza quel corredo genetico che ci portiamo addosso. Punto terzo: poiché le due cose si combinano, influenza ambientale e influenza genetica, il risultato è che due persone che fanno la stessa esperienza non necessariamente la vivono nello stesso identico modo, considerando anche che ognuno è il prodotto di un'infinità di influenze non identiche a quelle degli altri (entriamo a contatto ogni giorno con un elevato numero di persone, possiamo avere diverse figure di riferimento, viviamo avvenimenti, sensazioni, riflessioni su tutto ciò che ci accade, e questo plasma il nostro modo di essere in un modo del tutto personale). Punto quarto, ma forse doveva essere il primo: l'uomo fa parte del regno animale, e come tale porta con sé istinti e caratteristiche selezionate dalla natura per poter sopravvivere in un ambiente tendenzialmente ostile. Ecco che quindi si fa avanti l'istinto di protezione del proprio territorio, la necessità di sentirsi parte di un "branco" nel quale sentirsi protetto e nel quale identificarsi, adottando i suoi comportamenti e accogliendo i suoi valori. Insomma...poiché il discorso si sta facendo lunghissimo, e mi rendo conto che non si può esaurire facilmente in un solo commento, posso concludere dicendo che l'ambiente può tirare fuori gli istinti peggiori dell'uomo, può plasmarlo nel modo peggiore, può insegnargli a prevaricare, a uccidere senza avere rimorso, a non provare compassione per il prossimo. Ovviamente in tutto ciò conta anche la propria predisposizione personale: ci sono persone più sensibili di altre, più portate all'empatia e all'ascolto, sulle quali l'ambiente esterno avrà un'influenza diversa rispetto a quelle persone con caratteristiche interiori diverse...ma sicuramente le esperienze vissute hanno un peso enorme. Io propendo per l'ipotesi che cattivi, solitamente, si diventa. Ma anche buoni. Non si nasce angeli, non si nasce demoni: paure e istinti ci condizionano. La differenza sta nel come l'ambiente esterno li accoglie e li tira fuori. E sta in noi, sta dentro quell'universo complesso che vive dentro di noi, e che ancora non conosciamo del tutto.
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