Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Il Prof.Affrica e la copertina del libro di Dan Brown, Inferno
Dopo la recensione, del nostro direttore, all’ultimo libro di Dan Brown, Inferno, è ora la volta del prof.Affrica cimentarsi in una attenta analisi del testo dello scrittore americano.
T.: Cosa può dirci su questo libro?
Prof.Affrica: “C’è ben poco da dire, la prof.ssa Bartolini ha in maniera inequivocabile colto l’assunto della questio, intavolando un ampio dibattito personale e inconscio con il lettore fiorentino e, in maniera più specifica, di Scandicci e Campi Bisenzio.
In questo suo ultimo lavoro, il mio amico Dan, di chiara origine italica, Dan sta per Daniele e Brown per brown-brown, tipico rumore di scooter, da cui il suo vero nome Daniele Lambretta; dicevo, il buon Lambretta, si è atteggiato a fine conoscitore della città vecchia di Firenze, dimenticandosi però il problema urbano riscontrato in quel di Novoli e Lastra a Signa, ove la circolazione sta veramente creando problemi al transito dei side-car e delle carrozze bipedi.
Inferno…e non Purgatorio o Paradiso, semplicemente perché Dan Brown ha ritenuto giusto metter avanti le mani, dal momento che potrebbe essere la sua dimora definitiva visto tutte le fregnacce che ha raccontato nel Codice Da Vinci e in Angeli e Demoni, e vuol quindi non inimicarsi il re degli inferi.
Indicativo del suo animus il proprio periplo continuo nel cercare di inculcare agli adoranti lettori cosa effettivamente sia l’Inferno, cosa sia Dante e cosa significhi Beatrice.
Poi, in un allegato del libro, non disponibile in Italia, ha rapportato l’Alighieri con Petrarca e Boccaccio e quivi ha inserito un racconto, garantisce lui, vero e da fonti certissime.
In breve la narrazione.
Dante, Francesco e Giovanni si recano in una taverna.
Dopo essersi sollazzati con vino del Montalbano e vin santo di Fiesole, dopo varie scorribande con donnacce di malaffare, l’Alighieri ha bisogno urgente di andare in bagno.
Va nella stanza del vespasiano e fa i suoi bisogni; allorché, orgoglioso della propria creazione, prende un foglio e vi scrive per i posteri: "In questo posto che della cacca è asilo, ho fatto uno robetta almeno di un chilo. Dante Alighieri".
Dopo un po' arriva il turno del buon Petrarca che giunto in loco legge la frase del collega e, colto da un rigurgito d'orgoglio, cerca anch’egli di lasciare ai posteri un verso degno della propria maestosità: "Per non essere di meno alle rime tue, ho fatto un’ affaretto che ne pesa due! Petrarca".
Boccaccio al pari dei due amiconi si porta verso il vespasiano e lì legge le rime dei suoi due compagni restandone sorpresissimo.
Ma come è possibile tanta volgarità, pensa e, allora, si mette di grande impegno nel tentativo di realizzare qualcosa di più grandioso, ma nonostante i vari sforzi produce solo poca robetta. Decide comunque di lasciare il proprio contributo letterario: "Per fare affari di sì tale peso, bisogna per lo meno aver il cul offeso. Boccaccio"
Questo racconto mette in risalto quanto Daniele Lambretta, meglio conosciuto come Dan Brown, sia propenso verso la letteratura italiana, sebbene la sua preferenza vada nettamente al popolare, tralasciando impronte filo bizantine dalle quali però tende a esiliarsi.
Nell’allegato del libro viene riportato anche un colloquio tra Dante e Beatrice ai più sconosciuto:
“Dante dopo aver creato il primo gruppo di versi della
Divina Commedia prova a recitare:
- Nel mezzo del cammin di nostra vita Mi ritrovai in una selva oscura Che la
dritta via era smarrita...
A quel punto entra Beatrice e gli chiede preoccupata:
- Ma... Dante... perché proferisci queste parole arcane?
- Ar cane? E chi ha detto gnente ar cane, a me un mi garbano neanche i gatti?!?”
In sé e pe sé il libro di Dan Brown Lambretta, può tranquillamente essere annoverato, grazie al documento accluso, in un vero e proprio corpus litterae abbastanza compiuto, senza questa sostanziale aggiunta si trasforma in un semplice corpus tabidus.
Inserito da Bea il 22/05/2013 16:17:34
Bellissimo, il primo grande riso della giornata. Prima, dopo la recensione della Direttrice, avevo smesso l'idea di comprare il libro, ma dopo la lettura di quella del Prof, quasi devo cambiare idea, perche mi incuriosisce tanto, proprio con l'allegato. Chiarisce l'Inferno di Daniele Lambretta in qualche parte? Vedrò! Grazie al Prof, fa buona pubblicità!
Inserito da Vanessa P. il 22/05/2013 16:00:37
A conclusione della recenzione...l'"estrema unzione" del simpaticissimo prof. Affrica che libera il corpus litterae dopo l'integrazione delle più o meno sostanziose evacuazioni dal suo male principale...Voler essere un capolavoro inglese con matrice poetica italiana!! Amen
Inserito da Loredana il 22/05/2013 14:37:21
Mi par di capire che Daniele Lambretta abbia scritto il libro senza consultarsi prima con l'esimio Prof. Affrica. Pessima mossa. Si è perso vette di letteratura talmente rarefatte, come questa, da procurarsi estasi e vertigini di lunga durata. Il suo libro avrebbe acquisito maggior prestigio, lusso, celebrazione. Prometto che non dirò nulla di questo al Daniele Lambretta: il dispiacere lo ucciderebbe. O gli provocherebbe il blocco dello scrittore, chissà.
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