Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Santa Lucia
A Siracusa vi sono tuttora diverse usanze legate alla ricorrenza. Ad esempio sciacquarsi gli occhi la mattina della festa, appena svegli, e anche astenersi di consumare prodotti preparati con la farina di frumento durante tutta la giornata, come la pasta, il pane, la pizza, i biscotti, ecc. Così facendo la santa aiuterà a conservare a lungo la vista. Perciò a Siracusa, il 13 dicembre, si mangia il riso, le castagne lessate, i legumi, le verdure, la ricotta, le “panelle” a base di farina di ceci e, soprattutto, la “cuccìa” che però è preparata con il grano cotto, con altri legumi, in acqua semplice o in latte. Per giustificare questa usanza che utilizza il frumento si sono avanzate alcune ipotesi.
La prima sostiene che sia ispirata a un miracolo avvenuto a maggio in un periodo di carestia, quando dopo aver invocato santa Lucia sbarcò al porto di Siracusa una nave carica di grano. Ma il Pitrè, studioso delle tradizioni popolari siciliane, riferisce una seconda interpretazione collegando la “cuccìa” a usanze precristiane, quando si consumava il grano lesso in onore di Artemide, la dea della luce cui era dedicato un tempio a Siracusa, nell’isola d’ Ortigia: sopra il tempio della dea, che per i Romani divenne Diana, venne costruito il Duomo della città dove è custodita la enorme statua in argento di Santa Lucia portata in processione il 13 dicembre.
Santa Lucia, come accennato, ha il patronato sulla vista perché si dice che nel racconto del suo martirio lei avrebbe esclamato: “Ai non credenti toglierò l’accecamento”, cioè li convertirò. Invece una leggenda medievale vuole che la vergine Lucia, per non cedere alle suppliche del fidanzato, si sia strappata gli occhi. Per questo motivo in molti dipinti la santa appare con i due occhi su un piattino. In realtà il patronato sulla vista deriverebbe dal suo stesso nome che proviene dal greco “luke”, ossia “luce” e dal latino “lux, lucis”, che significano entrambi “luce”.
Un proverbio sostiene che “Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia”, ma era vero soltanto nel medioevo quando a causa del calendario giuliano il giorno del solstizio era retrocesso dal 21 al 13 dicembre. Nel 1582, col nuovo calendario gregoriano ancora in funzione, l’errore fu corretto sicché il proverbio non è più valido. Ma la collocazione nel calendario della sua festività, vicina al solstizio, ha trasformato Lucia anche in una dispensatrice di doni per il nuovo anno, tant’è vero che nelle Tre Venezie la tradizione vuole che la santa, cavalcando un asinello la sera della vigilia, porti ai bambini giocattoli e dolci.
La festa di Santa Lucia è molto popolare in Svezia, probabilmente grazie alla “Leggenda del giorno di Santa Lucia”, un racconto scritto nel 1912 da Selma Lagerlof, premio Nobel per la letteratura, ma soprattutto a partire dal 1927 quando un quotidiano di Stoccolma, decise di bandire un concorso per eleggere la cosiddetta “Lucia di Svezia”. La ragazza scelta, con una corona di sette candele in capo e accompagnata da compagne vestite come lei di una tunica bianca, ha il compito di raccogliere i doni natalizi da distribuire il 13 dicembre ai bisognosi, ai malati e agli anziani. Dal 1950 la festa svedese si è collegata a quella siciliana e ogni anno la “Lucia di Svezia”, invitata dalla cittadinanza, si reca a Siracusa per partecipare alla processione finale che conclude l’ottava.
Santa Lucia, in Svezia
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