Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
ual è il significato ultimo di questi ballottaggi elettorali di metà giugno? Certo, conterà sapere quale sindaco sarà chiamato ad amministrare questo o quel centro, più o meno grande e importante; e i risultati consentiranno agli osservatori di valutare l’andamento dei flussi di consenso di questo o quel partito, anche in funzione della politica nazionale. Per tacere delle aspettative dei cittadini interessati, in materia di buona amministrazione e di qualità della vita, nelle rispettive cittadine.
Tuttavia, le consultazioni di Roma Capitale avranno una valenza in più, che non è solo politica, bensì culturale e simbolica. Se la politica è fatta di valori, di decisioni, di capacità di innovare e di mediare, nessuno vorrà negare infatti il peso della dimensione, appunto, culturale e simbolica, capace di coinvolgere fin nel profondo l’animo, i costumi, la memoria, le aspettative – non solo in termini materiali e meramente amministrativi – del cittadino-elettore. Sotto questo profilo, il risultato romano ci dirà molto di più di quello che i due contendenti rappresentano, ciascuno con il suo passato e il suo presente politico; e ci dirà molto di più delle pur non trascurabili implicazioni e conseguenze sul terreno della politica nazionale.
Certo, la gestione – assai complicata – delle metropoli, assomiglia sempre di più a quella di una holding: come per altre grandi aggregazioni urbane, il Sindaco di Roma si trova ad amministrare, di fatto, una serie di entità economiche, da cui dipende la vita quotidiana dei cittadini, dall’azienda dei trasporti a quella dell’energia elettrica e delle acque, dalla raccolta e trasformazione dei rifiuti alla gestione di fondamentali poli culturali (da questo punto di vista, il caso di Roma è addirittura emblematico). Sotto molti di questi profili, l’azione di governo della città posta in essere da Gianni Alemanno in questi anni è stata deludente: sarebbe fin troppo facile elencare i mancati successi, i peggioramenti, gli errori, anche se ad un simile elenco andrebbe affiancato quello delle attenuanti.
Alcune di queste attenuanti valgono per l’intero apparato istituzionale, e si concretizzano nelle proliferazione di centri di potere che incidono sulla vita di una città – e in particolare, sulla Capitale – a partire dal Governo centrale, fino ai Municipi che si ripartiscono le gestione del territorio urbano, passando per la Regione e la Provincia, e sempre considerando l’effettiva influenza di “poteri forti” – locali e non – sulle scelte del “primo cittadino”. Ne risulta un’aggrovigliata congerie di conflitti di competenze – e di interessi – nella quale non è facile, e forse neppure possibile, districarsi. Qui mi limito a ricordare le difficoltà di chi, da Sindaco, dovesse trovarsi quotidianamente ad avere rapporti con apparati istituzionali e/o sociali – la burocrazia del Campidoglio, i Vigili Urbani, i Presidenti dei Municipi, ad esempio – di segno politico avverso.
E’ chiaro che sto parlando della ipotesi di una conferma di Alemanno, ad oggi sfavorito per i risultati del primo turno e per le problematiche alleanze con i leader sconfitti (in particolare l’outsider Marchini e il “movimentista” De Vito); ma anche per una generalizzata delusione dei suoi stessi elettori. Tra le efficaci iniziative promozionali di Alemanno, va segnalato un opuscolo basato sui numeri della sua gestione; numeri che definiscono un bilancio positivo del quinquennio, ma che purtroppo non si sono tradotti in una diffusa percezione del miglioramento della vita quotidiana dei romani.
E’ vero: molti dei possibili cambiamenti esulano dalle competenze del Sindaco, peraltro penalizzato dai pesanti debiti pregressi imputabili alle amministrazioni del centro-sinistra; basti pensare alle materie della sicurezza, dell’occupazione e dell’immigrazione, le cui centrali decisive risiedono nelle Istituzioni centrali: tuttavia, non si può negare che Roma sia ogni giorno di più soffocata dal traffico e dalle continue manifestazioni di piazza, che sia invasa da un commercio ambulante che ne sfigura non solo la millenaria maestà ma anche il suo aspetto di decoro quotidiano, che sia afflitta da lavori continui, inefficaci, ripetuti. E che molte delle scelte fatte in materia di collaboratori siano risultate devastanti.
Se però ci collochiamo in quella prospettiva di valori e di simboli che richiamavamo poco sopra, non si può non riconoscere che la complessiva proposta di Marino si rifà ad un sistema di valori che non può essere condiviso da chi – sia consentita, per ovvie ragioni di brevità, la banalizzazione – si riconosce nel mondo della destra. Non basta scrivere un libro con un sia pur autorevole esponente della Chiesa, per rassicurare i credenti in tutte quelle materie che attengono agli insegnamenti ed alla morale del Cattolicesimo, che vede in Roma il suo centro planetario, storico e spirituale. E appaiono inquietanti i segnali che lo stesso Marino lancia, ad esempio in materia di disciplina dei rapporti con le comunità allogene, di unioni omosessuali, di difesa della vita e di gestione del “fine vita”, anche al di là delle competenze del Sindaco.
Qui è in discussione la stessa funzione pubblica della religione, sia pure in un quadro di laicità che nessuno vuol contestare: è esattamente la preoccupazione espressa recentemente sulle colonne del Corriere della Sera da uno studioso certo laico, ma non insensibile alle istanze della religiosità e delle stesse istituzioni religiose, come Ernesto Galli della Loggia. La sterilizzazione della sensibilità religiosa passa anche attraverso la designazione di un Sindaco che magari saprà colmare le buche delle strade, ma finirà col rinnegare secoli di tradizioni culturali.
Inserito da carlo il 07/06/2013 14:35:26
Per chi l'avesse perso, stasera alle 23 su Cielo c'è la replica del confronto Alemanno - Marino: se sei di Roma è da non perdere! http://www.cielotv.it/programmi/il_confronto_speciale_campidoglio.html
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