Editoriale

Sono tornati i tribunali del popolo. I grillini e il profumo di vetero comunismo che Bersani aveva intuito

Perciò l'ex segretario del Pd aveva cercato l'alleanza, senza capire che avere a che fare con veri bolscevichi è una faccenda più complessa delle facili teorie ideologiche

Simonetta  Bartolini

di Simonetta  Bartolini

iamo tornati ai tribunali del popolo. Pensavamo di esserceli lasciati dietro le spalle con la fine del ‘900. Speravamo che le assemblee di “cittadini” decretanti la condanna dell’ “aristocratico” o del “traditore” di turno appartenessero ormai solo alle pagine di storia della Francia rivoluzionaria, o fossero rimaste in quelle mirabolanti e suggestive del Dottor Zivago.

E invece nel tredicesimo anno del XXI secolo nel quale si svolge la 17ma legislatura (ah! potere malefico dei numeri gravati da fama funesta) ci tocca assistere al ritorno dei tribunali del popolo nuovamente proposti in versione 2.0 dal movimento dei grillini.

Ieri abbiamo assistito, con i brividi che ci correvano lungo la schiena, alla riunione, trasmessa in streaming, dei senatori M5S, nel corso della quale voci maschili e soprattutto femminili, appartenenti ai "cittadini"-senatori, chiedevano alla "cittadina"-senatrice Gambaro di fare pubblica ammenda con umiliazione degna di quella di Enrico IV a Canossa, ma con minacce più simili a quelle dei campi di rieducazione cinesi.

Però siccome il virus della democrazia si annida anche nei più spietati inquisitori, tutti gli eletti di Camera e Senato si sono riuniti e hanno democraticamente votato per l'espulsione della "cittadina"-collega, ma in ossequio al diritto popolare alla determinazione hanno rinviato la decisione finale sulla Gambaro alla "rete".

Ecco il vero tribunale del popolo che con un click deciderà chi vive (politicamente in M5S) e chi muore. Lo deciderà così, sull'onda di un'emozione, una simpatia, una antipatia, un sentito dire, o una idiosincrasia, convinti però di esercitare un diritto consapevole e informato.

A tutt'oggi è difficile capire, oltre le semplificazioni giornalistiche, ma anche le dichiarazioni squinternate ascoltate in streaming ieri dai senatori M5S, quale sia l'accusa contro la Gambaro: dissidenza? Lesa maestà del capo? Dichiarazione impropria e illegittima contraria ai principi del movimento? Alto tradimento? 

La "cittadina"-senatrice Gambaro aveva dichiarato che Grillo, con il suo linguaggio che continua a fare della violenza verbale la cifra essenziale della pratica politica, rifiutando ogni forma di dialogo con chicchessia, finiva per nuocere al movimento.

In effetti è difficile darle torto, soprattutto perché, se è comprensibile la scelta grillina di non allearsi strutturalmente con nessuno dei vecchi partiti, lo è molto meno quella di pretendere di stare in parlamento senza "parlare con nessuno", cosa che contraddice l'essenza stessa del luogo dove hanno voluto essere eletti.

Lo è molto meno aver accettato, con l'elezione, il sistema politico italiano, ma non adattarsi alle regole fondamentali del medesimo, tipo quella di fare un po' di vera politica con proposte, battaglie a favore di qualcosa per cambiare quel che giustamente vorrebbero cambiare.

I signori di M5S sembrano giocare ad un gioco dell'oca infinito che non conosce fine o traguardo: si tirano  i dadi per fare sempre il solito giro e ogni tanto tornare al via  se la mano è sbagliata.

La politica è l'arte della mediazione, e il fatto che per troppi anni sia stata condotta con una disinvoltura prossima alla sfrontatezza criminale, non significa che si debba immiserire e calpestare nel suo contrario: la rigidità immodificabile.

Vedendo il comportamento dei cosiddetti pentastellati in questi mesi, e quello di Grillo, viene fatto di pensare che Bersani da vetero comunista qual è nel profondo, avesse ragione a cercare l'alleanza con i grillini.

Aveva capito che la loro indole e quella del capo(comico) era quella che gli ricordava le care vecchie purghe staliniane, aveva sentito quel profumo di comunismo d'antan che il nuovo corso democratico, di veltroniana memoria, aveva cercato di estirpare.

Non aveva calcolato che un conto è sognare il caro vecchio comunismo sovietico, un conto averci a che fare, e infatti....  

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Crispino il 19/06/2013 10:35:20

    L'espulsione della Gambaro mi ricorda quella di Fini. Entrambi avevano osato criticare il Grande Capo, il capo carismatico, il capo-padrone. Ma è perfettamente vero che il processo alla Gambaro, la sua atmosfera, gli insulti dalla rete e dall'assemblea ricordano i tribunali del popolo di bolscevica (o di partigiana) memoria. I grillini stanno alla frutta e forse c'è da rallegrarsene. Rimane la preoccupazione per il sistema politico italiano ormai snobbato dalla maggioranza dei cittadini che non vota o attraversato dalle convulsioni di fenomeni imponenti e caduchi come quello di Grillo.

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